Le nuove esigenze dei giovani adulti e l’introduzione del lavoro da remoto, delineano un quadro per nati tra la fine degli anni Novanta ed il 2010 che racconta una storia di insoddisfazione e l’incertezza sul futuro lavorativo. Abbiamo chiesto ad Alberto Avio docente di diritto del lavoro dell’Università di Ferrara come si è evoluto il diritto del lavoro negli ultimi anni in relazione a questa situazione.
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Generazione Z e lavoro: un futuro senza sicurezze, e andare dallo psicologo è una strategia per capire e decidere. Conta più la qualità del lavoro che lo stipendio. Intervista ad Andrea Giaquinta
I giovani hikikomori sono bloccati dietro uno schermo: bisogna imparare a gestire i media
No a like e cuoricini, sì al benessere psicologico. Il consulente delle risorse umane Andrea Giaquinta delinea in video il quadro generale in cui si muove la Generazione Z, i giovani nati tra la fine degli anni Novanta ed il 2010.
La pandemia Covid-19 ha segnato un cambiamento radicale per la Generazione Z, ridefinendo il rapporto con il lavoro attraverso nuove tecnologie e nuovi modi di lavorare. La sicurezza del posto fisso lascia spazio all’incertezza, ma anche a nuove priorità: flessibilità, benessere mentale e ambienti lavorativi più stimolanti.
L’ansia della Generazione Z, la prima sempre on line, non dipende dalle tecnologie. È risultato della crisi dei modelli educativi e dell’equilibrio fra individuale e collettivo
L’analisi di Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta docente dell’Università Bicocca
Definire semplicemente “nativi digitali” i giovani cresciuti dietro gli schermi dei device elettronici, non è più né sufficiente né corretto. La Generazione Z è una vera e propria “generazione online”, sempre connessa, per la quale le esperienze virtuali e reali diventano un’unica cosa con il rischio di diventare la Generazione A (ansia, aspettative, approvazione, autostima).
La Generazione Z, nata e cresciuta con Internet, rischia di diventare la Generazione A: ansia, aspettative, approvazione, autostima
Giovani in sofferenza, infelici del proprio lavoro: ma la loro ricerca di valori può migliorare il rapporto fra vita e professione
Quanti di quelli nati tra la fine degli anni 90 ed il 2010 non avevano un diario scolastico di quelli con gli adesivi sul retro. E quanti ancora oggi, se riprendessero quei diari ritroverebbero gli stessi adesivi ancora al loro posto, conservati con cura per il timore di sprecarne qualcuno, in attesa di essere staccati per essere incollati su qualcosa di migliore. Una perfetta metafora di come sta vivendo adesso questa generazione di ex bambini insicuri, spaventati e con tanti adesivi ancora da attaccare.