In Italia il primato per Pil di montagna grazie ad artigianato e turismo. Ma gli abitanti se ne vanno

Investire nella sicurezza del territorio e contro il cambiamento climatico

L’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) riconosce i territori montani come risorsa globale ed essenziale per l’umanità e il Pianeta. Oltre al fondamentale ruolo a livello ambientale, climatico e culturale, hanno un peso sempre maggiore anche nel settore economico. E, nell’Unione europea (Ue), è l’Italia il primo Paese per Prodotto interno lordo (Pil) generato in aree montane con oltre un quarto (27,7%) del totale europeo prodotto in esse. 

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Overtourism, tra potenzialità e (numerosi) rischi

In montagna problemi per la sicurezza oltre che per l’ambiente

Sentieri che diventano imbuti e un’estrema fatica a transitare. L’overtourism è una minaccia per l’ambiente e può essere un rischio per la stessa incolumità degli escursionisti. Inizia a emergere più di un interrogativo sul turismo di massa. L’introduzione del ticket a Venezia, gli studi sulla capacità di carico dei territori in Trentino, le limitazioni al lago di Braies in Alto Adige. Ma non è solo l’Italia a valutare un intervento per gestire i flussi.

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Coordinamento donne di montagna: una rete femminile per costruire il cambiamento

Dal Piemonte alla Bolivia. Gli appuntamenti di marzo e giugno

Nelle terre alte lo sguardo delle donne porta lontano. Lo ha intuito, in alta Valle Maira in Piemonte, il Coordinamento Donne di Montagna. In vent’anni di attività ha raggiunto la Bolivia dall’altra parte del mondo, per poi tornare a casa, nelle Valli che si affacciano sul Monviso.
Oggi punta a valorizzare le attività e le piccole aziende a conduzione femminile, a creare una rete di amministratrici dei Comuni delle aree interne, ma soprattutto a rendere la montagna un luogo animato da nuove comunità e da uno sviluppo sostenibile.

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Dalle casermette del Moncenisio a Ostana: il turismo alternativo passa per le comunità locali, secondo l’architetto Franz di Unife

L'architetto Antonio De Rossi: “la rigenerazione deve essere sociale e culturale oltre che turistica"

“Il turismo lento in tutte le sue forme rappresenta una grande opportunità, non solo per la montagna ma anche per le aree marginali ancora naturalisticamente interessanti. Ne sono un esempio alcuni fiumi italiani, come il Po, il Tagliamento o il Ticino, o una galassia di borghi storici che da questa nicchia di turismo naturalistico, culturale e del benessere possono trarre grande vantaggio in termini di sviluppo locale” afferma ad Agenda17 Gianfranco Franz, docente di Progettazione culturale per turismi sostenibili presso l’Università di Ferrara.

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Piano per il clima e montagna: dati vecchi e accanimento terapeutico per la monocultura dello sci (2)

Aggiornare le mappe dei ghiacciai e maggiore attenzione al consumo di suolo

Anche sul fronte della montagna, il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc) rivela poca attenzione alla situazione concreta, che necessita invece di misure mirate per la tutela dei territori. Pur essendo “uno strumento indispensabile per affrontare l’acuirsi della crisi climatica, con una particolare attenzione alla montagna, dove gli effetti sono più evidenti che altrove”, in esso “non si riscontra alcun riferimento a quanto accaduto non solo nell’ultimo anno ma anche negli anni precedenti. I dati di riferimento risultano piuttosto datati: l’utilizzo di un quadro climatico nazionale che riporta l’analisi del clima sul periodo di riferimento 1981-2010 ci pare inadatto e si chiede di intervenire in tempi brevi con un aggiornamento che prenda in considerazione anche gli ultimi dodici anni” osserva il Comitato italiano della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra).

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Piano per il clima e montagna: dati vecchi e accanimento terapeutico per la monocultura dello sci (1)

Al centro interessi economici e non la tutela del territorio, secondo Merola ideatore di “Adaptation”

Secondo Fondazione Cima, la situazione della neve è in peggioramento in Italia: a febbraio, il deficit dello snow water equivalent, cioè l’acqua contenuta nella neve, è di -64% a livello nazionale, con la situazione peggiore sugli Appennini. Nonostante questi dati allarmanti, la poca concretezza riscontrata in tutto il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc) si conferma anche nelle misure per il settore alpino. 

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Il cambiamento climatico fa aumentare le frane in montagna. Lo scorso anno il record dell’ultimo ventennio

Secondo il geologo Gianolla di Unife la crisi attuale accelera: bisogna lavorare su prevenzione e monitoraggio

Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che a gennaio ha aggiornato il catasto delle frane di alta quota nelle Alpi, l’estate 2022 ha fatto registrare il maggior numero di frane sulle Alpi dal 2000 ad oggi. Le abbondanti piogge dei giorni scorsi hanno determinato ulteriori episodi in molti territori montani: in attesa dei dati ufficiali per l’anno in corso, abbiamo chiesto a Piero Gianolla, geologo e docente presso l’Università di Ferrara, un’analisi del fenomeno, che interessa non solo come sintomo del cambiamento climatico ma anche sotto il profilo turistico e di sicurezza per chi vive in montagna.

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Il “turismo delle ultime possibilità” trasforma la fine del Mondo in una gita da postare sui social. E va alla grande

Michele Bonazzi, sociologo di Unife: è la ricerca dell’esperienza unica e irripetibile, ma virtuale; educare all'ambiente e al digitale

“Assistiamo alla morte del ghiacciaio tramite la nascita del ‘last chance tourism’. Trovo veramente desolante dover spostare questi teli che pendono da una struttura per entrare in un anfratto buio e freddo per fare qualche foto. Eppure l’esperienza sui social rimbalza alla grande: trasformare la fine del Mondo in un contenuto, in una gita ‘a sole due ore da Milano, dove il parcheggio è gratuito!’. È come entrare dentro un corpo malato e cibarsi di quel che resta finché è in vita. Con dieci euro potremo dire ai nostri nipoti ‘io c’ero, io l’ho visto’, non sapendo che proprio queste poche parole hanno alimentato – in parte – la scomparsa dei ghiacciai stessi.” 

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Un turismo alternativo per la montagna è possibile: il caso di Ostana

Sviluppo sostenibile, cultura e ricerca scientifica hanno permesso il ripopolamento del paese piemontese

Agire secondo i ritmi della natura, gestirla in armonia con i suoi tempi, in una parola in modo sostenibile, richiede un pensiero lungimirante e non frettoloso. Negli anni del boom edilizio del dopoguerra, molti Comuni montani hanno investito nella costruzione di impianti di risalita per attirare, anno dopo anno, numeri sempre più alti di turisti della neve. Altri, invece, hanno favorito il ritorno a un abitare la montagna in equilibrio con essa: è il caso di Ostana, uno dei paesi più belli d’Italia in alta valle del Po, in Piemonte.

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