I fiumi alpini e l’uomo. Un’amicizia finita male, secondo Stefano Fenoglio cofondatore di Alpstream

Il centro di ricerche studia i corsi a monte e la conservazione della loro biodiversità

Venivamo da una prolungata siccità nel 2022 e 2023, quando il cambio di rotta del mese di maggio – che ha prodotto le alluvioni in Emilia Romagna – ha portato significative nevicate tardive in quota sui monti, che, se hanno colmato temporaneamente i corsi d’acqua, non hanno potuto però ristabilire le condizioni di equilibrio dei fiumi alpini. Alpstream è il nome del primo Centro di ricerca per lo studio dei fiumi alpini del nostro Paese, e si occupa di analizzare la relazione tra crisi climatica e stato dei fiumi alpini. Sono ricerche preziose perché permettono di individuare fenomeni meno appariscenti di quanto non sia un grande fiume come il Po in secca in pianura, ma che costituiscono il campanello d’allarme anche per altre problematiche.

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SPECIALE ALLUVIONI E SICCITÀ Il cambiamento climatico presenta il conto. Per la sostenibilità servono fatti (nuovi)

Analisi e idee al festival ASVIS con il patrocinio della Rete delle Università sostenibili

Piogge estreme che causano inondazioni alternate a siccità e desertificazione: ne avevamo già parlato a novembre Con Paolo Ciavola, docente di Geografia fisica e dinamica costiera dell’Università di Ferrara. Da poco c’era stata l’alluvione nelle Marche, e allora avevamo titolato “Il Bel Paese si scioglie”. Venivamo da un’estate di siccità causata per Il bacino del Po da troppo caldo, con poca pioggia e neve. Poco dopo l’alluvione marchigiana abbiamo lamentato – ormai prevedibilmente – la grande siccità dell’autunno-inverno (una delle peggiori in assoluto). E ora la tragedia dell’alluvione che dall’Emilia-Romagna arriva di nuovo a lambire le Marche. Pochi mesi per troppi danni.

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SPECIALE ALLUVIONI E SICCITÀ La ricetta degli ambientalisti: boschi ripariali, spazio per i fiumi e biodiversità

Manca la visione di insieme e le autorità fluviali sono tali solo di nome, secondo Pileri del Politecnico di Milano

“I fiumi non sono solo l’acqua dei fiumi, ma l’insieme di acqua, sponde e retroterra: da questo complesso dobbiamo stare distanti. Da sempre la vegetazione cresce lungo le sponde e nelle golene e non è un problema se non pretendiamo di ridurre la superficie golenale per guadagnare spazi dove costruire. Perché il problema è nella nostra pretesa di sfruttamento delle aree fluviali: lasciamo in pace i fiumi, stiamo lontani con le nostre costruzioni ma vicini con la nostra attenzione e gli sforzi di manutenzione”. È quanto dichiara ad Agenda17 Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale presso il Politecnico di Milano.

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SPECIALE ALLUVIONI E SICCITÀ “La buona progettazione idraulica si fa con la compatibilità ambientale”.  Intervista all’ingegner Leonardo Schippa

Leonardo Schippa, docente di Idraulica fluviale e protezione idraulica del territorio presso l’ Università di Ferrara, è membro esperto di Idraulica Fluviale del Comitato scientifico costituito dall’Autorità distrettuale del bacino del Po per l’attuazione del progetto di”Rinaturazione dell’area Po”, finanziato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il progetto di rinaturalizzazione del Po è particolarmente significativo perché deve rispondere alle esigenze di sicurezza, approvvigionamento idrico e tutela della biodiversità di un’area vastissima, che va dal Piemonte all’Adriatico.

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Alluvione all’infrarosso

L’evento estremo è avvenuto nel marzo 2021 ed è stato il più grave degli ultimi 30 anni. Per sei giorni, le strade e i ponti che attraversano il fiume sono rimasti sott’acqua, i traghetti sono rimasti bloccati per 9 giorni, i soccorsi di emergenza sono stati più di mille e 18mila persone sono state evacuate dall’area alluvionata.

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Solo un fiume “libero” protegge dalle piogge estreme

Secondo Laura Leone, presidente del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, servono meno opere e più soluzioni nature-based

Sono stati 104 i casi di alluvioni e allagamenti causati da piogge intense in Italia nel 2022, secondo l’ultimo bilancio dell’Osservatorio città clima di Legambiente. Ma argini e vasche di laminazione artificiali non sono sempre la soluzione migliore per adattarsi ai cambiamenti climatici in corso. Per ridurre il rischio idrogeologico, infatti, occorre ridare spazio ai fiumi, ridurre le artificializzazioni e privilegiare soluzioni basate sulla natura.

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Eventi estremi: alluvioni e desertificazione insieme

Paolo Ciavola di Unife: la crisi ambientale è complessa ma ha cause chiare, però si può intervenire anche con la partecipazione dei cittadini

Gli eventi meteorologici estremi associati a gravi inondazioni, dai forti nubifragi delle nostre latitudini alle violente tempeste tropicali, sono sempre più diffusi e frequenti. Limitiamoci a scorrere il calendario degli ultimi due mesi: a metà settembre, nelle Marche, le piogge torrenziali più intense degli ultimi dieci anni hanno portato all’inondazione di vaste porzioni di territorio, con tragiche conseguenze. Negli stessi giorni, il maltempo e le alluvioni colpivano anche la Spagna e il Portogallo.

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Alluvioni: il Belpaese si scioglie

La fascia azzurro chiaro e beige lungo le coste è dovuta ai sedimenti delle alluvioni nelle Marche e centro Italia, trasportati in Adriatico dalle correnti. Immagine del 18 settembre dal satellite Sentinel-3

Dopo l’estate degli incendi, con l’avvicinarsi dell’autunno arrivano le alluvioni e i risultati si vedono anche dallo Spazio.
Lo scorso anno, secondo i dati ClimaCittà, in Italia si sono registrati: 88 allagamenti da piogge intense; 3 danni al patrimonio storico dovuti alle piogge; 14 danni da grandinate; 11 esondazioni; 15 frane causate da piogge; 9 danni a infrastrutture causati da piogge; 46 danni causati da trombe d’aria.
Quest’anno sono già stati registrati: 64 allagamenti da pioggia intensa;

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Neanche la pandemia ferma il consumo del suolo in Italia: nel 2020 persi altri 56 km² (1)

Secondo Farinella di Unife è necessario cambiare il modello di sviluppo, a partire dal recupero dell’esistente e dalla mobilità sostenibile

Il 14 luglio il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) ha pubblicato l’ottava edizione del rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, che fornisce un monitoraggio annuale del territorio e del consumo di suolo nel nostro Paese. I dati, frutto della collaborazione tra l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e le Agenzie per la protezione dell’ambiente delle regioni (Arpa) e delle province autonome (Appa), confermano una situazione già critica: crescono infatti le superfici artificiali, a danno delle aree agricole e naturali, con conseguenze ambientali ed economiche che ci allontanano dall’obiettivo di Land degradation neutrality previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite.

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Incontro pubblico “Ricerca e politica climatica. Unife a COP28”
Mercoledì 20 marzo ore 17.30
Casa Cini, Via Boccacanale di Santo Stefano 24 Ferrara

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