Direttiva europea contro la criminalità ambientale: nuovi reati e sanzioni per i trasgressori. Puntare sul risarcimento del danno, non sulle pene, secondo l’avvocato D’Ippolito

Rischio di ostruzionismo da parte degli Stati. Incentivare nel frattempo la sensibilizzazione

Il 27 febbraio il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva sulla tutela penale dell’ambiente, che introduce in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale.

La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (Ue) e i ventisette Stati membri avranno poi due anni per recepire le norme nel diritto nazionale.

Abbiamo chiesto a Giuseppe D’Ippolito, ambasciatore per l’Italia del Patto per il clima della Commissione europea e avvocato cassazionista, di esprimere ad Agenda 17 il suo punto di vista su contesto, novità ed eventuali punti di forza e criticità in cui si inseriscono le attuali azioni giuridiche e operative contro la criminalità ambientale.

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Temperature invernali mai così alte: poca neve e aumenta il rischio di siccità

Conseguenze sugli ecosistemi, mentre già ora scarseggiano le riserve idriche

“Non solo è il gennaio più caldo mai registrato, ma abbiamo anche appena sperimentato un periodo di 12 mesi di oltre 1,5°C al di sopra del periodo di riferimento preindustriale. Le rapide riduzioni delle emissioni di gas serra sono l’unico modo per fermare l’aumento delle temperature globali.” È quanto ha recentemente dichiarato Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service (C3S) commentando i dati relativi all’andamento climatico dell’ultimo anno, in particolare la stagione invernale.

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Piano per il clima e montagna: dati vecchi e accanimento terapeutico per la monocultura dello sci (2)

Aggiornare le mappe dei ghiacciai e maggiore attenzione al consumo di suolo

Anche sul fronte della montagna, il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc) rivela poca attenzione alla situazione concreta, che necessita invece di misure mirate per la tutela dei territori. Pur essendo “uno strumento indispensabile per affrontare l’acuirsi della crisi climatica, con una particolare attenzione alla montagna, dove gli effetti sono più evidenti che altrove”, in esso “non si riscontra alcun riferimento a quanto accaduto non solo nell’ultimo anno ma anche negli anni precedenti. I dati di riferimento risultano piuttosto datati: l’utilizzo di un quadro climatico nazionale che riporta l’analisi del clima sul periodo di riferimento 1981-2010 ci pare inadatto e si chiede di intervenire in tempi brevi con un aggiornamento che prenda in considerazione anche gli ultimi dodici anni” osserva il Comitato italiano della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra).

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Piano per il clima e montagna: dati vecchi e accanimento terapeutico per la monocultura dello sci (1)

Al centro interessi economici e non la tutela del territorio, secondo Merola ideatore di “Adaptation”

Secondo Fondazione Cima, la situazione della neve è in peggioramento in Italia: a febbraio, il deficit dello snow water equivalent, cioè l’acqua contenuta nella neve, è di -64% a livello nazionale, con la situazione peggiore sugli Appennini. Nonostante questi dati allarmanti, la poca concretezza riscontrata in tutto il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc) si conferma anche nelle misure per il settore alpino. 

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Attenti ai Climate Tipping Point: i punti di crisi irreversibile dei sistemi naturali investiti dal cambiamento climatico

Alcuni sono già a rischio anche limitando il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Un nuovo report li individua

Il cambiamento climatico potrebbe influenzare alcune parti del sistema Terra, innescando punti di non equilibrio e conducendo il Pianeta verso uno stato qualitativamente diverso. Esistono infatti delle soglie critiche, i cosiddetti climate tipping points (CTP), il cui superamento può causare cambiamenti di grande portata, con effetti retroattivi e amplificanti (feedback positivi) tali da provocare trasformazioni irreversibili, come l’inevitabile collasso di una calotta glaciale o la chiusura di un sito di convezione nell’oceano profondo.

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Difendere i pascoli alpini coinvolgendo le comunità: il progetto LIFE PASTORALP

Biodiversità in crisi per il cambiamento climatico

“Essendo uno degli ecosistemi più sensibili ai cambiamenti climatici e ai disturbi antropici, i pascoli alpini sono stati identificati come hotspot per quanto riguarda i cambiamenti del clima e dell’uso del suolo. Il progetto LIFE PASTORALP unisce due approcci, biofisico e socio-economico, per affrontare la vulnerabilità dei pascoli alpini e offre strumenti per migliorarne la capacità di ridurla”: si presenta così PASTORALP, il progetto scelto come progetto LIFE per il mese di gennaio 2024 che ha coinvolto due parchi rappresentativi dell’ambiente alpino occidentale: il Parco nazionale del Gran Paradiso, in Italia, e il Parc National des Ecrins, in Francia.

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L’addio dei ghiacciai in un percorso fotografico e scientifico a Forte di Bard, Valle d’Aosta

C’è tempo fino al 7 gennaio 2024 per visitare al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, la mostra “Il Monte Bianco. Ricerca fotografica e scientifica”, aperta il 29 luglio scorso.
L’esposizione si inserisce nel progetto dell’Associazione Forte di Bard intitolato proprio “L’Adieu des glaciers”, nato nel 2019 dalla percezione – evidente anche solo agli occhi dei frequentatori abituali della montagna – delle criticità che già allora i ghiacciai stanno vivendo. Da qui l’intenzione di fare ricerca fotografica e scientifica sui quattro principali gruppi glaciali della Valle d’Aosta: Monte Rosa, Monte Cervino e Gran Paradiso prima e ora, con la mostra in corso, il Monte Bianco.

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SPECIALE COP28 La Conferenza è decollata fra turbolenze e atterrata con qualche difficoltà. Lavorare per i viaggi futuri

Il ruolo delle università nell’attuazione dei programmi. Italia: sì a nucleare e stoccaggio CO2

La Conferenza delle parti (COP28) si è conclusa il 13 dicembre a Dubai in un’atmosfera di cauto ottimismo nonostante le iniziali critiche rivolte al presidente, Sultan Al Jaber, per i suoi legami con l’industria petrolifera. L’accordo raggiunto promette di influenzare le agende di ricerca universitarie a livello mondiale per i prossimi due anni, focalizzandosi su soluzioni innovative per l’adattamento e la resilienza. 

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SPECIALE COP28 La crisi climatica a colpo d’occhio

Secondo il bollettino pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization, WMO) sul riscaldamento globale, nel prossimo quinquennio le temperature potrebbero raggiungere picchi molto alti, che potrebbero superare la soglia di 1,5 °C rispetto all’era preindustriale stabilita dagli Accordi di Parigi del 2015.

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SPECIALE COP28 Oceani e protezione delle coste. Paolo Ciavola, docente Unife, sottolinea gli impegni: riprogettare le infrastrutture contro gli eventi catastrofici

Intervenire per i rifugiati climatici delle isole a rischio scomparsa e tutelare il patrimonio culturale costiero

“I numeri parlano da soli: 50.370 delegati, 15.063 Organizzazioni non governative (Ong), 1.293 enti di stampa e comunicazione. E una grande novità è stato il focus su giovani, donne e persone con disabilità, nonché l’istituzione di un fondo per supportare i Paesi più svantaggiati nel gestire le perdite economiche dovute alla crisi climatica.” Commenta così la sua partecipazione alla Conferenza delle parti (COP28) Paolo Ciavola, docente di Geografia fisica e geomorfologia presso l’Università di Ferrara.

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SPECIALE COP28 Critiche alla Conferenza dalle isole a rischio scomparsa. Addio per sempre a Tuvalu. L’Australia potrebbe ospitarne gli abitanti

Il primo caso al Mondo di asilo per rifugiati climatici di questo tipo

L’allarme era stato lanciato già due anni fa, nel corso della COP26: con un’altitudine media sul livello del mare di due metri, le isole di Tuvalu rischiano di scomparire sotto l’acqua a causa dei cambiamenti climatici. L’arcipelago delle Tuvalu è uno stato insulare polinesiano, situato nella porzione occidentale del Pacifico e costituito da nove atolli che si estendono per 26 chilometri quadrati sui quali vivono poco più di 11mila persone. Due dei suoi nove atolli sono già stati in parte sommersi, e si stima che l’arcipelago entro ottant’anni diventerà inabitabile.

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Incontro pubblico “Ricerca e politica climatica. Unife a COP28”
Mercoledì 20 marzo ore 17.30
Casa Cini, Via Boccacanale di Santo Stefano 24 Ferrara

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