Un mese in meno di neve sulle Alpi. I dati di Legambiente nella Giornata mondiale della neve

Le scelte del Governo e dell’industria dello sci sono insufficienti e sbagliate

“In alta quota ogni anno nevica sempre meno e sulle Alpi la durata del manto nevoso nell’ultimo secolo si è accorciata in media di un mese a causa del riscaldamento atmosferico di circa 2°C.” Si apre così la recente denuncia di Legambiente, in occasione della Giornata mondiale della neve svoltasi il 19 gennaio.

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Verso COP30. Anche se gli obiettivi finanziari non sono stati raggiunti a COP29, gli accordi sul mercato delle emissioni di CO2 possono aiutare la transizione ecologica

Il ruolo dell'Europa e delle “rendite fossili” nell’approfondimento dell’economista Mazzanti di Unife

“La COP29 avrebbe certamente potuto raggiungere un risultato più significativo per ciò che riguarda il tema climate finance, le compensazioni per l’adattamento di regioni fragili responsabili per piccole quote del riscaldamento globale, che sopportano costi molto elevati – afferma Massimiliano Mazzanti, direttore del Dipartimento di economia e management dell’Università di Ferrara, che ha partecipato ai lavori a Baku -. Vi sono comunque delle luci, in attesa delle prossime COP30 e 31, rispettivamente in Brasile e Australia. A Baku, ad esempio, il tema dei crediti di carbonio che nasceva dall’embrione di Parigi 2015 ha visto un importante passo in avanti.”

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“Tipping point positivi”: bloccare i punti di crisi irreversibili del clima è possibile

Servono specifici interventi dei Governi. Un buon esempio: la chiusura dell’ultima centrale a carbone UK

Il 30 settembre il Regno Unito, primo Paese al Mondo ad aver inaugurato nell’Ottocento a Londra una centrale elettrica a carbone, ha detto addio alla produzione di tale energia, interrompendo il funzionamento dell’ultima centrale elettrica a “coal” a Ratcliffe-on-Soar in Nottinghamshire con un anno di anticipo rispetto all’impegno dichiarato dal Governo, in recepimento a quanto approvato dal Climate Change Act.

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Montagne (sempre più) verdi? Lo sguardo attento di una rifugista e gli studi scientifici sulla scalata verso l’alto delle piante

Da una chiacchierata in rifugio con chi è capace di osservare, porsi delle domande e fare delle ipotesi, agli studi scientifici internazionali e locali che confermano un fenomeno che potrebbe cambiare il volto delle nostre cime: la risalita delle specie vegetali verso le alte quote.
Gli occhi azzurri di Elisa scrutano oltre la finestra del rifugio. “Io ho una mia teoria”, dice, un accenno di cautela nella voce, proprio di chi non ha studiato per ciò che si appresta a dire, ma è capace di osservare e provare a ricavare delle ipotesi.

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Il ghiacciaio Pine Island in Antartide potrebbe essere prossimo al suo tipping point

Fra le conseguenze, un maggiore rischio di innalzamento del livello del mare

Le piattaforme di ghiaccio che costeggiano l’Antartide sostengono il flusso di ghiaccio dall’entroterra contribuendo a limitare l’innalzamento del livello del mare. Esse sono agganciate alla costa tramite “punti di ancoraggio”, che costituiscono un indicatore dello spessore delle piattaforme stesse.
Negli ultimi tre anni l’assottigliamento delle piattaforme ha subito un’accelerazione, rischiando di compromettere l’effetto protettivo delle barriere all’innalzamento del livello del mare. Quest’ultimo rappresenta uno dei maggiori impatti a lungo termine della crisi climatica e potrebbe portare a un ridisegnamento nei prossimi secoli della mappa del Mondo, con entità di innalzamento delle acque molto più elevata di quella prevista.

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C’è poco da sperare: anche se abbiamo avuto settimane fresche, a livello planetario non è mai stato registrato un aprile così caldo. Bisogna agire subito

La speranza delle rinnovabili: mai così tanta produzione

Queste ultime settimane sono state caratterizzate da temperature relativamente basse e abbondanza di precipitazioni, soprattutto al centro nord del Paese, addirittura con tanta neve a quote collinari a fine aprile. Anche se c’è stato qualche effimero sbalzo di piena estate, possiamo tirare un sospiro di sollievo? Il tanto temuto aumento delle temperature ha allentato la presa? O, perlomeno, si è preso una pausa nel suo inarrestabile cammino?
La risposta è: no. Anzi: i dati Copernicus ci dicono che la serie di record di temperatura globale non si è interrotta e che aprile 2024 è stato il più caldo mai registrato.

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Bilanci e prospettive a Unife su ricerca e politica climatica dopo COP28

Fra i temi caldi da approfondire: l’ “ecoansia” che colpisce soprattutto i giovani e il modello economico centrato unicamente sulla crescita

Avevamo già segnalato che nei mesi successivi agli accordi finali della ventottesima Conferenza annuale delle Nazioni unite sul clima (COP28) sarebbe stato necessario verificare quanto si sarebbe effettivamente realizzato delle deliberazioni faticosamente raggiunte a Dubai alla fine di mdicembre del 2023. Si era stati sull’orlo della rottura, e l’inequivocabile phase out – “uscita” – dalle fonti fossili non era stata approvata. L’impegno, piuttosto generico, preso su questo punto fondamentale recita: “ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale.”

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Accolto il ricorso contro la Svizzera per inazione climatica: ma la sentenza conferma in realtà la debolezza del diritto climatico internazionale

Gli organismi sovranazionali non possono comunque imporre come agire ai singoli Stati, ai quali spetta di legiferare in materia

La Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha accolto il ricorso promosso dalle donne dell’associazione Anziane per il clima (Association of Senior Women for Climate Protection) contro la Svizzera per inazione climatica, riconoscendo che “le autorità svizzere non hanno adottato misure sufficienti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico” e che vi è stata “violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare sancito dalla Convenzione e del diritti di accesso al tribunale.”

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La “sfida Antropocene” oltre la geologia

I geologi bocciano l'Antropocene, ma devono fare i conti con le “epoche ecologiche”

Riprendendo a poche ore di distanza una quasi indiscrezione annunciata dal «New York Times» lo scorso 5 marzo, la rivista «Science» dava notizia della bocciatura ufficiale dell’Antropocene quale aspirante epoca geologica.
Questa sentenza certifica un processo lungo e faticoso, cominciato nel 2009: anno in cui la Subcommission on Quaternary Stratigraphy (SQS) – un ramo della International Commission on Stratigraphy (ICS): l’istituzione posta a presidio della cronologia geologica –ha affidato al geologo inglese Jan Zalasiewicz il compito di formare lo Anthropocene Working Group (AWG): un comitato di esperti, non solo geologi, che si occupasse di selezionare e vagliare eventuali prove a favore dell’Antropocene, per sottoporle poi al giudizio dello stesso ICS.

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