Intelligenza artificiale per scoprire nuovi antibiotici. Analizzata l’efficacia di milioni di composti

Riccardo Zese di Unife spiega come si possono “aprire” le “scatole nere” delle reti neurali a grafo impiegate in questo e altri campi

Le tecnologie di intelligenza artificiale si stanno rivelando strumenti preziosi per aumentare l’efficienza nella scoperta di nuovi antibiotici contro batteri multi-resistenti, imminente minaccia per la salute pubblica. Questi sistemi computazionali permettono di processare enormi quantità di dati, tagliando tempi e costi nel processo di drug discovery, ma sono ancora considerati delle “black boxes” dal funzionamento oscuro.

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Nuovi farmaci dall’Intelligenza artificiale. Non è (per ora) un nuovo paradigma, ma la tecnologia corre (1)

L’IA affronta l'antibiotico resistenza, letale come Covid-19. Analisi di: Costantino, Uniparma; Stokes, McMaster University; Zese Unife

“Negli ultimi anni, gli approcci computazionali sono diventati sufficientemente robusti e abbastanza sofisticati per influenzare significativamente il modo in cui identifichiamo i farmaci” afferma Jonathan M Stokes, professore associato alla McMaster University in Canada. Ne è un esempio il suo lavoro, recentemente pubblicato sulla rivista Nature chemical biology, in cui ha utilizzato strumenti di intelligenza artificiale per identificare un antibiotico contro il batterio multiresistente Acinetobacter diffuso in molti ospedali.

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Antibioticoresistenza: siamo tra i Paesi con maggiori consumi di antibiotici e più alte percentuali di resistenza. Ma la colpa non è solo degli allevamenti intensivi

L’uso di farmaci in veterinaria è diminuito, ma i costi in termini di vite umane e di spese sanitarie restano enormi

“La resistenza agli antibiotici (Antimicrobial Resistance, AMR) è il fenomeno per il quale un microrganismo (batterio) diventa resistente all’attività di un antibiotico originariamente efficace per il trattamento di infezioni da esso causate. Purtroppo, l’uso eccessivo e non sempre appropriato di questi farmaci in ambito umano e veterinario ha contribuito alla rapida diffusione del fenomeno.” È quanto dichiara ad Agenda17 Monica Monaco, ricercatrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità.

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