Un mese in meno di neve sulle Alpi. I dati di Legambiente nella Giornata mondiale della neve

Le scelte del Governo e dell’industria dello sci sono insufficienti e sbagliate

“In alta quota ogni anno nevica sempre meno e sulle Alpi la durata del manto nevoso nell’ultimo secolo si è accorciata in media di un mese a causa del riscaldamento atmosferico di circa 2°C.” Si apre così la recente denuncia di Legambiente, in occasione della Giornata mondiale della neve svoltasi il 19 gennaio.

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L’alluvione di Campi Bisenzio: un caso esemplare dei limiti dell’ingegneria tradizionale e delle potenzialità dell’ingegneria naturalistica

Dopo un 2024 dedicato alle opere di ripristino dei danni e di prevenzione del rischio idrogeologico, il 2025 si apre con nuovi progetti di gestione del rischio idrogeologico nella Piana fiorentina, tra cui spicca la creazione di una nuova cassa d’espansione inclusiva di un’oasi naturalistica proprio nell’area di Sesto Fiorentino. A oggi gli interventi svolti in somma urgenza hanno superato i 10 milioni di euro, e circa altri 10 milioni sono previsti per il 2025: dei 100 milioni di euro richiesti dalla Regione allo Stato per una migliore e più sostenibile gestione ambientale della Piana, tuttavia, non si hanno oggi notizie.

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La Generazione Z, nata e cresciuta con Internet, rischia di diventare la Generazione A: ansia, aspettative, approvazione, autostima

Giovani in sofferenza, infelici del proprio lavoro: ma la loro ricerca di valori può migliorare il rapporto fra vita e professione

Quanti di quelli nati tra la fine degli anni 90 ed il 2010 non avevano un diario scolastico di quelli con gli adesivi sul retro. E quanti ancora oggi, se riprendessero quei diari ritroverebbero gli stessi adesivi ancora al loro posto, conservati con cura per il timore di sprecarne qualcuno, in attesa di essere staccati per essere incollati su qualcosa di migliore. Una perfetta metafora di come sta vivendo adesso questa generazione di ex bambini insicuri, spaventati e con tanti adesivi ancora da attaccare.

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Carceri: il Governo approva due protocolli per aiutare i giovani autori di reato, ma taglia il Fondo per la povertà educativa

Il Fondo è essenziale perché i giovani autori di reato provengono spesso da contesti sociali poveri

“Restituendo dignità a genitori detenuti e garantendo una crescita possibilmente meno traumatica a figli minori senza colpe, oppure offrendo opportunità e alternative valide a giovani e gruppi di ragazzi sottoposti a procedimenti penali, si sta indicando un percorso di crescita all’intero Paese.” Sono le parole di Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale Con i bambini, a commento dei recenti protocolli d’intesa siglati dall’associazione che presiede e da Fondazione Con il Sud con il Ministero della giustizia per favorire iniziative volte al reinserimento sociale e l’inclusione di giovani e adulti autori di reati.

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Sostegno alle donne che si liberano dalla violenza. Molte parole e poche risorse: il Reddito di libertà arriva in ritardo e resta insufficiente

Più della metà di quelle accolte dai centri antiviolenza di D.i.Re non hanno un reddito sicuro

Dopo un’attesa di quasi un anno, solo a dicembre 2024 è stato firmato il decreto che sblocca i fondi per il Reddito di libertà per il triennio 2024-2026: dieci milioni di euro per ognuno dei tre anni. “Pur sembrando una buona notizia – dichiara Antonella Veltri, presidente di Donne in rete contro la violenza (D.i.Re) – questi fondi sono attesi da quasi un anno dalle donne che ne hanno fatto richiesta. In molti casi, questo ritardo ha pregiudicato i percorsi di libertà delle donne, che hanno dovuto rivedere i loro progetti di vita. Quello che non sembra chiaro è che le vite delle donne non possono aspettare.”

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Armi sempre più potenti all’Ucraina: inutili per rovesciare le sorti del conflitto. Pericolosissime per l’escalation che potrebbe ora coinvolgere la Nato. Cioè noi

Arrivano i Mirage francesi con missili a lungo raggio, mentre noi inviamo difesa antiaerea a un esercito incapace di usarla

Nei primi giorni del conflitto, i giornalisti nostrani con l’elmetto (cioè quasi tutti quelli asserragliati nelle redazioni dei grandi giornali) si esaltavano raccontando l’eroica risposta della popolazione all’invasione russa: dai cartelli delle indicazioni stradali spostati per sviare le colonne corazzate ai tank incendiati dalle bottiglie molotov fatte in casa. Chissà quale era la fonte di quelle sciocchezze sbattute in prima pagina. Sciocchezze e fake pericolose, però,  perché accompagnate all’istigazione ai giovani ad arruolarsi.

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Un anno pieno di armi. Trump vuole il cinque per cento del Pil alla Difesa. Intanto nel nostro Paese aumenti record delle spese militari e altro invio di materiale bellico (secretato) all’Ucraina

Strategia Usa condivisa dalla Von der Leyen. Nulla conta l'opinione contraria dei cittadini

Ieri, Donald Trump ha confermato che i Paesi NATO dovranno impegnare il 5% del proprio Prodotto interno lordo per la Difesa. Un’enormità, se si pensa che non arriviamo ancora al precedente livello richiesto del 2%. E che non sia una sparata del neoeletto presidente USA lo conferma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha affermato che i Paesi dell’Unione devono aumentare le proprie spese nella difesa, coerentemente anche con il rapporto Draghi, da lei commissionato, sulla competitività.

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Onu, Patto per il futuro. Utopia o speranza? Una governance multilaterale è possibile, secondo l’economista Frattini di Unife

Ma le economie avanzate devono rinunciare a parte del potere e quelle emergenti agire con realismo. La Nuova banca per lo sviluppo dei Brics sarà la cartina tornasole

“La proposta di riforma del sistema di governance globale mi sembra ben fatta e questo mi fa essere speranzoso. Mi sembra di vedere tutti gli elementi da mettere sul piatto per poter effettivamente raggiungere l’obiettivo: non è solo la questione economica né solo quella politica, ma tutte le questioni vanno trattate insieme per cercare di creare un sistema coerente” dichiara ad Agenda17 Federico Frattini, docente di Economia dello sviluppo presso l’Università di Ferrara.

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Europa tra Usa e Brics: economia debole e dipendente dal dollaro, ai margini del Mondo multipolare secondo l’economista Paolo Pini

Abbandono del Green Deal, massicci acquisti di armi USA a scapito del welfare. In Nord Africa chiusura alle migrazioni e partnership bloccate

Dopo il vertice dei Brics a Kazan, si fa sempre più chiara la volontà di questi Paesi di ridefinire gli equilibri geopolitici internazionali. I temi in gioco sono tanti: il multilateralismo, la possibilità di un mercato alternativo al dollaro, il ruolo dell’Africa e i possibili cambiamenti con la nuova amministrazione americana. Come si posiziona l’Europa in questo scenario? Lo abbiamo chiesto a Paolo Pini, già docente di Economia politica presso l’Università di Ferrara.

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