Dal 19 settembre l’Italia è fuori dalle norme dell’Organizzazione mondiale della sanità per la risposta alle pandemie

In nome della sovranità nazionale respinto il nuovo Regolamento elaborato dopo l’esperienza caotica di Covid-19

Con una nota formale, il Ministro della salute lo scorso 18 luglio ha ufficializzato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il rifiuto dell’Italia alle modifiche del Regolamento sanitario internazionale (Rsi) che introducono regole più stringenti per gli Stati membri in caso di emergenze sanitarie e pandemie. Nonostante i dibattiti e le polemiche seguite a questa decisione, il nostro Paese fra pochi giorni sarà isolato per questi aspetti dall’Organizzazione sanitaria internazionale.

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L’Oms va riformata. Controversie con i governi nazionali, troppa burocrazia, eccessiva focalizzazione sulle malattie infettive sono i problemi

I margini di miglioramento esistono, e l’Agenzia resta fondamentale per la salute globale, secondo l’epidemiologo Donato Greco

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è un’agenzia delle Nazioni unite, dunque i 194 Paesi del Mondo che ne fanno parte ne sono i proprietari.
“L’ Oms – afferma Donato Greco, medico epidemiologo con una vasta esperienza nazionale e internazionale, consulente dell’Oms, già componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza Covid-19 – non ha nessuna attività di governo, non comanda, e se interviene in un Paese membro lo fa su richiesta dello stesso. Suggerisce tipologie e modalità di intervento basati su una robusta conoscenza scientifica, ma non li impone.

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Sanità: secondo l’Oms siamo diventati un sistema misto pubblico-privato. E chi non ha risorse proprie rinuncia alle cure, mentre l’aspettativa di vita dei più fragili diminuisce

Ultimi fra i Paesi sviluppati; in affanno anche l'assistenza famigliare. Le analisi Gimbe e Censis

Nel nostro Paese la situazione sul fronte sanitario, legata anche all’aumento della povertà assoluta, è sempre più critica: “le disuguaglianze sociali nell’accesso alle cure e l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno, dove l’impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata” afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a commento degli ultimi dati.

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Cosa resta del modello di sanità elaborato durante il Covid? Poco

Dopo l’ok della Commissione europea alla Revisione del Pnrr futuro incerto per Case di comunità, Centrali operative territoriali e Terapie intensive

A fine novembre la Commissione europea ha espresso parere favorevole alle modifiche apportate dall’Italia al piano per la ripresa e la resilienza per quanto riguarda la Sanità (Missione 6) che ha visto particolarmente interessata l’assistenza territoriale. Le Case di comunità da realizzare con i fondi europei si sono ridotte da 1.450 a 1.038, gli Ospedali di comunità sono passati da 400 a 307 e le Centrali operative territoriali da 600 sono scese a 480. Scendono poi da 109 a 84 gli interventi di allineamento alle norme antisismiche nelle strutture ospedaliere.

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Medici attratti dal privato. Ma gli italiani vogliono la sanità pubblica e l’impegno del Governo, soprattutto al Sud

Dati dell’Istituto Piepoli e Iris. Gli anziani reclamano medici di famiglia vicini e tempi di attesa brevi per visite, esami e pronto soccorso

Mentre si assiste a una fuga del personale dal Sistema sanitario nazionale  (Ssn) in settori strategici per il buon funzionamento del Sistema, secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri,  tre italiani su quattro (76%) ritengono che la sanità debba essere pubblica e quasi tutti (90%), che  debba rappresentare una priorità per il Governo. 

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La revisione del Pnrr colpisce la sanità: stralcia case, ospedali di comunità e centrali operative territoriali. Manca personale, che va all’estero

A caricare di nuove preoccupazioni circa il futuro del Servizio sanitario nazionale (Ssn) è la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presentata dal Governo lo scorso 27 luglio, che prevede tagli significativi per le Case della comunità (Cdc), gli Ospedali di comunità (Odc) e le Centrali operative territoriali (Cot) componenti essenziali della riorganizzazione della sanità territoriale.

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