Produzione ed uso di combustibili fossili continuano ad aumentare, nonostante giugno 2024 sia stato il tredicesimo mese consecutivo più caldo mai registrato e il riscaldamento climatico anomalo seguiti a causare considerevoli danni al nostro Pianeta.
Secondo il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali, le emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili dovrebbero ridursi entro il 2030 del 75% rispetto al livello raggiunto nel 2022.
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Nuove concessioni per estrarre energie fossili: oltre due volte il limite necessario per rispettare l’aumento della temperatura di 1,5° C
Continua ad avanzare l’epidemia di bostrico, a causa delle temperature sempre più alte
Previsto un forte incremento nei prossimi anni in tutta Europa, con gravi danni anche alla stabilità dei terreni
Nel 2024 “ci aspettavamo una progressiva diminuzione delle infestazioni. Cosa che, invece, non si è verificata a causa della siccità del 2022 e delle altissime temperature del 2023” ha dichiarato in una recente intervista Massimo Faccoli, docente di Zoologia presso l’Università di Padova.
Montagne (sempre più) verdi? Lo sguardo attento di una rifugista e gli studi scientifici sulla scalata verso l’alto delle piante
Da una chiacchierata in rifugio con chi è capace di osservare, porsi delle domande e fare delle ipotesi, agli studi scientifici internazionali e locali che confermano un fenomeno che potrebbe cambiare il volto delle nostre cime: la risalita delle specie vegetali verso le alte quote.
Gli occhi azzurri di Elisa scrutano oltre la finestra del rifugio. “Io ho una mia teoria”, dice, un accenno di cautela nella voce, proprio di chi non ha studiato per ciò che si appresta a dire, ma è capace di osservare e provare a ricavare delle ipotesi.
Il ghiacciaio Pine Island in Antartide potrebbe essere prossimo al suo tipping point
Fra le conseguenze, un maggiore rischio di innalzamento del livello del mare
Le piattaforme di ghiaccio che costeggiano l’Antartide sostengono il flusso di ghiaccio dall’entroterra contribuendo a limitare l’innalzamento del livello del mare. Esse sono agganciate alla costa tramite “punti di ancoraggio”, che costituiscono un indicatore dello spessore delle piattaforme stesse.
Negli ultimi tre anni l’assottigliamento delle piattaforme ha subito un’accelerazione, rischiando di compromettere l’effetto protettivo delle barriere all’innalzamento del livello del mare. Quest’ultimo rappresenta uno dei maggiori impatti a lungo termine della crisi climatica e potrebbe portare a un ridisegnamento nei prossimi secoli della mappa del Mondo, con entità di innalzamento delle acque molto più elevata di quella prevista.
Natura protagonista al festival fotografico Selvatica di Biella. “Il tempo dell’attesa è ormai finito e non possiamo più rimandare di occuparci di ambiente e della sua protezione” (1)
Dalle xilografie giapponesi dell’Ottocento alla fotografia con l’Intelligenza artificiale
“La conservazione senza denaro è solamente conversazione”; partendo da questo slogan il gruppo Skua Nature Group ha elaborato un modello in cui il valore della natura è considerato anche un valore economico per un nuovo turismo naturalistico. E ora gestisce numerose riserve, in cui si sviluppano azioni dedicate alla conservazione e a studi sulla biodiversità usando fondi provenienti dal turismo naturalistico, capanni di osservazione, birdwatching ed escursioni fotografiche in collaborazione tra pubblico e privato.
Il governo dei cambiamenti climatici non può avvenire per via giudiziaria. Il convegno dell’Università di Ferrara affronta i profili costituzionali e amministrativi
I rapporti fra i poteri dello stato stressati dalle cause climatiche
“La via giudiziaria alla tutela dell’ambiente svolge una funzione di supplenza alla mancanza di intervento e di decisioni politiche degli altri due poteri, Non deve essere così: nella tutela dei diritti alla vita e alla salvaguardia dell’ambiente Il ruolo del giudice è quello di garante.” Margherita Ramajoli, docente di diritto amministrativo all’Università di Milano, inquadra così la situazione, invero molto complessa, che si è venuta a creare in questi ultimi anni con l’esplosione numerica dei casi di “cause climatiche”. La situazione è stata affrontata nel corso del Convegno “Il governo dei cambiamenti climatici: profili costituzionali ed amministrativi” organizzato recentemente presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Ferrara da Marco Magri, docente di diritto ambientale.
In Italia il primato per Pil di montagna grazie ad artigianato e turismo. Ma gli abitanti se ne vanno
Investire nella sicurezza del territorio e contro il cambiamento climatico
L’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) riconosce i territori montani come risorsa globale ed essenziale per l’umanità e il Pianeta. Oltre al fondamentale ruolo a livello ambientale, climatico e culturale, hanno un peso sempre maggiore anche nel settore economico. E, nell’Unione europea (Ue), è l’Italia il primo Paese per Prodotto interno lordo (Pil) generato in aree montane con oltre un quarto (27,7%) del totale europeo prodotto in esse.
Sempre più numerose le cause climatiche, con molti successi ma un quadro normativo ancora incerto
All’Università di Ferrara il convegno "Il governo dei cambiamenti climatici: profili costituzionali ed amministrativi"
L’Alta corte di giustizia del Regno Unito ha dichiarato illegittimo in maggio il piano del Governo per la riduzione del carbonio su ricorso di tre associazioni ambientaliste. Il Carbon Budget Delivery Plan (Cbdp), il piano d’azione climatica del governo britannico, che fa parte delle norme per raggiungere il Net-Zero entro il 2050, impone un tetto alla quantità di gas serra emessi nel Regno Unito in un periodo di cinque anni per ridurre le emissioni di oltre due terzi (-68%) entro il 2030. Questo piano era nato a marzo 2023 in risposta a un’altra causa legale persa da Londra contro i Friends of the Earth.
Contributi al dialogo – Fonti fossili. Il piano inclinato della crisi ambientale, e le lotte che fioriscono
La questione dell’utilizzo delle energie fossili è sempre al centro del dibattito sui cambiamenti climatici. Se da un lato la buona notizia è che il contributo delle rinnovabili si sta avvicinando a quello delle fonti fossili, dall’altro, la situazione dell’aumento delle temperature è talmente grave da sembrare fuori controllo addirittura da parte degli scienziati
Pubblichiamo il commento che ci ha inviato Pippo Tadolini, del Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”.
C’è poco da sperare: anche se abbiamo avuto settimane fresche, a livello planetario non è mai stato registrato un aprile così caldo. Bisogna agire subito
La speranza delle rinnovabili: mai così tanta produzione
Queste ultime settimane sono state caratterizzate da temperature relativamente basse e abbondanza di precipitazioni, soprattutto al centro nord del Paese, addirittura con tanta neve a quote collinari a fine aprile. Anche se c’è stato qualche effimero sbalzo di piena estate, possiamo tirare un sospiro di sollievo? Il tanto temuto aumento delle temperature ha allentato la presa? O, perlomeno, si è preso una pausa nel suo inarrestabile cammino?
La risposta è: no. Anzi: i dati Copernicus ci dicono che la serie di record di temperatura globale non si è interrotta e che aprile 2024 è stato il più caldo mai registrato.
Aumento delle temperature peggio del previsto per motivi inspiegabili. Gli scienziati dell’IPCC sono estremamente preoccupati
Indagine del Guardian. Senza tempestivi interventi politici il cambiamento climatico sarà irreversibile
L’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a +1.5°C rispetto all’epoca preindustriale potrebbe essere già solo un buon proposito: centinaia tra gli scienziati più autorevoli a livello mondiale hanno infatti previsto un aumento di almeno 2.5° C entro la fine del secolo. E le conseguenze saranno catastrofiche.
I cambiamenti climatici possono portare i sistemi naturali a punti di crisi irreversibile. Servono dati accurati per i modelli teorici
Un contributo fondamentale per conoscere i “tipping point” viene dal telerilevamento satellitare, secondo Paolo Cipollini dell’ESA
Nelle operazioni di rilevamento dei cambiamenti climatici i satelliti forniscono informazioni essenziali, migliorando la comprensione di fenomeni complessi come i climate tipping points, soglie critiche che una volta superate possono causare mutamenti irreversibili all’interno del sistema, e offrendo un contributo allo sviluppo di strategie efficaci per la mitigazione e l’adattamento.