Conferenza per il Trattato di messa al bando delle armi nucleari. Tante adesioni ma i Paesi con le bombe non firmano

Salgono le testate operative. In Italia - che non ha firmato - 40 ordigni USA, ma i cittadini non le vogliono

Presso la sede dell’ONU a New York, si è svolta recentemente la seconda Conferenza delle nazioni che hanno firmato il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW).
Il TPNW è il primo trattato internazionale che mette al bando gli ordigni nucleari, ed è considerato uno strumento fondamentale per raggiungere il disarmo nucleare universale e l’abolizione, tramite strumenti legali, di tutti gli ordigni di distruzione di massa nucleari.

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Avvio molto difficile per la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, cruciale per la sicurezza

Situazione di grave tensione globale. Incancrenite precedenti contrapposizioni e messo in discussione anche il principio di deterrenza nucleare

Si è svolta a Vienna dal 31 luglio all’11 agosto, sotto la presidenza dell’ambasciatore finlandese Jarmo Viinanen, la prima sessione del comitato preparatorio (PrepComI) dell’undicesima conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione (NPT), prevista per
il 2026. Dopo due settimane di discussioni su questioni che hanno un’importanza fondamentale per la sopravvivenza del Mondo, gli Stati parte hanno concluso la riunione non solo senza produrre un documento condiviso, ma addirittura litigando su quali documenti si potessero elencare nel rapporto procedurale.

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Escalation: la sospensione del New START

Molto probabile una nuova corsa agli armamenti nucleari con gravissimi rischi per la sicurezza mondiale

Il 28 febbraio scorso il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto  che formalizza la “sospensione” della partecipazione della Russia al Nuovo  trattato di riduzione delle armi strategiche (New START) del 2010. La decisione  era stata annunciata da Putin il 21 febbraio nel lungo e infuocato discorso alla  Nazione, ed entrambi i rami del Parlamento russo l’hanno immediatamente ratificata. Il documento afferma che sarà il Presidente a decidere se e quando  la sospensione avrà termine. 

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Escalation: governi decisi, cittadini contrari

Escalation nel corso di una guerra ha sempre un significato nefasto. Aumenta a dismisura le sofferenze umane e le distruzioni materiali, il cui “prezzo” si abbassa proporzionalmente all’innalzarsi del livello dello scontro.

È un salto di qualità, non una “semplice” intensificazione dei metodi fino a quel momento adottati. Spesso viene propagandata come passaggio obbligato per giungere alla pace attraverso la vittoria, superando ostacoli altrimenti insormontabili.

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LABORATORIO PACE Enza Pellecchia: La scienza ha creato le armi nucleari, ora guidi al disarmo

Relazione della coordinatrice di RUNIPace alla presentazione del progetto dell’Università di Ferrara

Le scienze hanno dato in passato un grande contributo alla guerra. Ora possono lavorare per la pace: bisogna costruire un’alleanza fra gli scienziati e le università, che hanno il dovere di informare, e i cittadini che, se bene informati, hanno il potere di agire. In questo si inserisce il progetto di un Laboratorio per la pace ferrarese, che unisca l’università con le organizzazioni attive sul territorio.

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La Nuclear Post Review di Biden: gli USA vogliono evitare il conflitto nucleare, ma senza impegnarsi per il disarmo

Rimane centrale la politica della deterrenza, che richiede però ulteriore rafforzamento degli arsenali

Lo scorso 27 ottobre il Segretario alla difesa americano ha rilasciato la versione pubblica della nuova Nuclear Posture Review (NPR), mentre l’edizione completa, includente le parti mantenute classificate, era stata presentata ai parlamentari lo scorso marzo. Le Nuclear Posture Review stabiliscono la politica e la strategia nucleare americana e determinano il ruolo e l’evoluzione delle forze nucleari.

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“Usare Scienza e ricerca per la pace”: Enza Pellecchia, coordinatrice RUNIPace al convegno Unife

Non bastano i Trattati, l’università deve fornire dati chiari e incentivare il dibattito

“RUNIPace è un’esperienza multidisciplinare perché la pace è una cosa complessa e le competenze necessarie per costruirla sono numerose. Capire quindi come le scienze possono contribuirvi significa anche puntare la lente sul modo in cui noi docenti e ricercatori insegniamo e facciamo ricerca, con l’obiettivo poi di prendere la parola nel dibattito pubblico e nell’insegnamento.” Questo è l’approccio al tema della pace entro cui si è mosso l’intervento di Enza Pellecchia, docente di Diritto privato e direttrice del Centro interdisciplinare di Scienze per la pace (Cisp) presso l’Università di Pisa, e coordinatrice della Rete universitaria per la pace (RUNIPace) al convegno “Per un Mondo libero dalle armi nucleari” tenutosi mercoledì presso l’Università di Ferrara.

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Il conflitto nucleare è una possibilità: dobbiamo parlarne. Soprattutto con i giovani. A Ferrara due giornate di incontri su pace e disarmo

L’Università può offrire dati e chiavi di lettura, secondo Morelli e Scandurra di Unife

“Il pacifismo è un approccio ai problemi: non significa sposare la causa dell’uno o dell’altro, ma evitare la reductio ad unum, cioè la riduzione del dibattito a una contrapposizione bipolare, cui invece spesso assistiamo e che non aiuta a ragionare. È chiaro che ci sono torti e ragioni, ma pacifismo vuol dire affrontare ogni conflitto umano, che è inevitabile, con strumenti che evitino il più possibile il ricorso alla violenza e cerchino di riportare nell’alveo di questo discorso anche gli scontri armati”. Questo quanto afferma ad Agenda17 Alfredo Mario Morelli, docente di Letteratura e filologia latina presso l’Università di Ferrara e referente della Rete Università per la Pace (RUNIPace)

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SPECIALE TREGUA IN UCRAINA Escalation nucleare del conflitto?

Un azzardo enorme con risultati limitati. Riprendere i negoziati strategici russo- americani

Negli ultimi giorni, in particolare dopo il messaggio televisivo del 21 settembre e il discorso del 30 settembre del presidente russo, è cresciuta la preoccupazione di analisti e opinionisti che Vladimir Putin possa usare armi nucleari “tattiche” nella sua guerra contro l’Ucraina. Il rischio nucleare è stato amplificato dal presidente americano Joe Biden, che in un discorso del 6 ottobre ha descritto l’attuale situazione di stallo in Ucraina, con Putin che minaccia di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere la Russia e il territorio che ha conquistato, come il momento nucleare più pericoloso dalla crisi dei missili di Cuba, avvenuta 60 anni fa, proprio in questo mese.

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La paura del nucleare, dalle origini

Come interpretiamo il nucleare in questi giorni

Ci sono diversi modi per leggere la parola “nucleare” in questo periodo di guerra. L’aggressività degli scambi verbali tra schieramenti geopolitici opposti richiama alcune dichiarazioni audaci degli anni della Guerra fredda, nella quale la teoria della “deterrenza razionale” imponeva ai Governi delle due superpotenze nucleari di mostrarsi sicure e spavalde, dichiarando di essere disposti a usare il proprio arsenale atomico fino all’annichilazione del nemico in caso di attacco – una dottrina militare nota con nome di “distruzione reciproca assicurata”.

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Ucraina: il rischio di un conflitto nucleare in Europa è concreto, secondo il fisico Alessandro Pascolini

Permangono alcune “ragionevoli speranze”

Bisogna partire da alcuni dati per capire quanto il pericolo di un conflitto nucleare scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina sia concreto e molto vicino a noi.
La Russia ha 6mila testate atomiche, e 5500 ne possiede gli USA, mentre Francia e Inghilterra ne schierano rispettivamente 290 e 225. Altre 150 sono distribuite fra Belgio, Olanda, Germania, Italia e Turchia, e 90 sono israeliane.

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