Da un’Europa di pace alla preparazione di un’altra guerra mondiale: il tradimento di Ventotene

Fornendo armi all’ Ucraina, l’ Ue è entrata in guerra invece di svolgere il ruolo di autorevole negoziatore e ora si prepara a un’economia di guerra

Quando nel 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, esiliati dal regime fascista nell’isola di Ventotene, stilavano clandestinamente il progetto visionario “Per un’Europa libera e unita” avevano l’obiettivo di indicare una “terapia” – per usare la trilogia medica che Johan Galtung applica ai conflitti – per liberare l’Europa, e progressivamente il pianeta, dalle guerre, a partire da questa precisa diagnosi: “anche nei periodi di pace, considerati come soste per la preparazione delle inevitabili guerre successive, la volontà dei ceti militari predomina ormai in molti paesi su quella dei ceti civili, rendendo sempre più difficile il funzionamento di ordinamenti politici liberi: la scuola, la scienza, la produzione, l’organismo amministrativo, sono principalmente diretti ad aumentare il potenziale bellico”.

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Soluzione “coreana” per l’Ucraina: armistizio dei militari a fronte dell’empasse politica? C’è già una terra di nessuno fra due linee di difesa fortificate

Una rilettura degli accordi che bloccano tuttora le ostilità dai tempi della Guerra Fredda

Settant’anni fa, nell’aprile 1954 iniziava a Ginevra la conferenza “per l’unificazione e la pacificazione della penisola coreana” a concludere la guerra in Corea, iniziata il 25 giugno 1950 con l’invasione della Corea del Sud (ROK) da parte della Corea del Nord (DPRK) con truppe “volontarie” cinesi. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite condannò l’azione della DPRK e autorizzò l’invio di forze armate in Corea per respingere l’invasione sotto un “Comando delle Nazioni unite” (a guida nordamericana). Un anno dopo il fronte si era stabilizzato attorno al 38mo parallelo, che divideva la DPRK dalla ROK prima dell’invasione a seguito dell’accordo fra URSS e USA sulla linea di demarcazione delle zone ove le due potenze avrebbero raccolto la resa dei giapponesi. La situazione di stallo indusse i comandi militari delle forze combattenti a iniziare negoziati per un armistizio, che venne firmato il 26 aprile 1953.

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“La guerra non si può fare senza soldati”. Obiettori e costruttori di ponti per la pace nei conflitti in Ucraina e Palestina

Testimonianze dal Congresso del Movimento Nonviolento

Il Congresso del Movimento Nonviolento, giunto recentemente alla sua XXVII edizione, è stata l’occasione per conoscere storie di resistenti alla guerra, provenienti da aree geografiche e conflitti armati differenti, accomunate dall’assunzione di responsabilità personale nella scelta di obiezione di coscienza al militarismo e di costruzione di ponti di pace con il “nemico”. “Traditori della compattezza etnica”, li avrebbe definiti Alex Langer, disertori dell’odio e delle reciproche propagande di guerra.

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Contributi al dialogo – Obiezione alla guerra e contrasto del bellicismo al Congresso nazionale del Movimento Nonviolento

Pasquale Pugliese, che ha già contribuito alla rubrica Le parole e le cose di Agenda 17 sul tema “Nonviolenza”, ha preso parte ai lavori il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, recentemente svoltosi a Roma.

Mai come di questi tempi l’Obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 “Pace, giustizia e istituzioni forti” è di terribile attualità, e da tempo seguiamo non solo le notizie sui conflitti in corso- principalmente in Ucraina e in Palestina – per fornire i contesti che consentono di interpretarle, ma cerchiamo anche di dar conto del dibattito sulle possibili soluzioni.

In questa prospettiva, il commento del filosofo Pugliese su quanto dibattuto nel Congresso ci pare particolarmente utile e ricco di spunti.

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L’Orologio del giorno del giudizio segna sempre 90 secondi dalla fine. Un momento di eccezionale pericolo

Al nucleare sempre più fuori controllo si aggiungono le minacce biologiche e quelle dovute al cambiamento climatico e all’Intelligenza artificiale

Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha mantenuto le lancette dell’Orologio del giorno del giudizio (il Doomsday Clock) a soli novanta secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale fin dal 1947.

Il Doomsday Clock ci ricorda quanto sia delicato e incerto l’equilibrio che permette la sopravvivenza dell’umanità in presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nell’attuale fase dei cambiamenti climatici che condizionano la vita sul nostro Pianeta: ogni anno dal 1947 segna quanto tempo rimane prima della mezzanotte antecedente al giorno del giudizio.

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Il potere di tutti. Il filosofo Pasquale Pugliese ripercorre il pensiero “profetico”, ma non utopico, del maestro della nonviolenza Aldo Capitini

“Stiamo vivendo momenti bui, tragici: guerre, crisi economiche, emergenze sanitarie. Oggi più che mai è necessario parlare e lavorare per la pace. La pace non deve essere un concetto astratto, ma un cammino, un lavoro costante per una società più giusta. Ed è per questo che ora, più che mai, è necessario e importante il lavoro del Laboratorio per la pace, che sta diventando un riferimento stabile nell’ambito degli Studi per la Pace in Italia e all’interno di una rete nazionale che raccoglie numerosi Atenei pubblici.”

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Mai così tante spese militari nel Mondo. Nel 2022 raggiunto il massimo storico

La guerra in Ucraina e la fine dei trattati le cause principali

“La situazione sul piano di battaglia è difficile e questo ci deve spingere ancora di più ad aiutare l’Ucraina” ha dichiarato nei giorni scorsi Jens Stoltenberg, il Segretario generale della NATO. E questo significa: più armi.
Intanto, la Russia – che si è recentemente ritirata dal Trattato CFE sul controllo e contenimento delle armi convenzionali- ha lanciato un programma di produzione bellica mai visto prima, che nel 2024 porterà la spesa militare del Paese a 10,8 trilioni di rubli (circa 111 miliardi di dollari), il 6% del PIL, in aumento rispetto al 3,9% di quest’anno e al 2,7% del 2021.

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Armi convenzionali: addio al Trattato CFE sul controllo e contenimento. Un altro colpo alla sicurezza comune

Agevolò la fine della Guerra fredda e portò allo smantellamento di decine di migliaia di equipaggiamenti militari

Il 7 novembre si sono compiuti i tempi previsti per la procedura di ritiro della Russia dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFET- Treaty on Conventional Armed Forces in Europe oppure CFE Treaty), in vigore dal 9 novembre 1992; al contempo, la Russia si è ritirata da altri due accordi indissolubilmente legati al CFET: l’Accordo di Budapest (3 novembre 1990) e il Flank Document del 31 maggio 1996.

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Conflitto israelo-palestinese: la ricerca caparbia del dialogo in una situazione difficilissima spiegata da Aide Esu, università di Cagliari

La “matrice dell’ intrattabilità” spiega perché essere pacifisti in un territorio come quello di Israele e Palestina è molto difficile. Ma Israele è forse lo Stato al mondo con il più alto numero di associazioni pacifiste: oltre 150. Costruire la pace con la cultura della nonviolenza al convegno “Pace e pacifismo: un’ agenda per il mondo”.

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