È possibile parlare oggi di disarmo nucleare?

Il Laboratorio per la pace intervista Micaela Latini di Unife e Francesco Vignarca coordinatore della Rete italiana pace e disarmo

Con la guerra in Ucraina il rischio di un conflitto nucleare si è fatto concreto, affermano gli esperti. La Russia minaccia di usare le armi nucleari mentre l’Unione europea non è intenzionata ad abbandonare Kiev. In questa situazione di accresciuta tensione internazionale, rispetto ai tempi dell’immediato dopoguerra, la consapevolezza che si ha oggi della possibilità di un’autodistruzione dell’umanità è cambiata? È aumentata? Il tema è ancora al centro del dibattito culturale? Il riarmo convenzionale che si prospetta può avere conseguenze sul disarmo nucleare? Il concetto di deterrenza nucleare è solamente un feticcio culturale, una pericolosa illusione?

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“La guerra non si può fare senza soldati”. Obiettori e costruttori di ponti per la pace nei conflitti in Ucraina e Palestina

Testimonianze dal Congresso del Movimento Nonviolento

Il Congresso del Movimento Nonviolento, giunto recentemente alla sua XXVII edizione, è stata l’occasione per conoscere storie di resistenti alla guerra, provenienti da aree geografiche e conflitti armati differenti, accomunate dall’assunzione di responsabilità personale nella scelta di obiezione di coscienza al militarismo e di costruzione di ponti di pace con il “nemico”. “Traditori della compattezza etnica”, li avrebbe definiti Alex Langer, disertori dell’odio e delle reciproche propagande di guerra.

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Contributi al dialogo – Obiezione alla guerra e contrasto del bellicismo al Congresso nazionale del Movimento Nonviolento

Pasquale Pugliese, che ha già contribuito alla rubrica Le parole e le cose di Agenda 17 sul tema “Nonviolenza”, ha preso parte ai lavori il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, recentemente svoltosi a Roma.

Mai come di questi tempi l’Obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 “Pace, giustizia e istituzioni forti” è di terribile attualità, e da tempo seguiamo non solo le notizie sui conflitti in corso- principalmente in Ucraina e in Palestina – per fornire i contesti che consentono di interpretarle, ma cerchiamo anche di dar conto del dibattito sulle possibili soluzioni.

In questa prospettiva, il commento del filosofo Pugliese su quanto dibattuto nel Congresso ci pare particolarmente utile e ricco di spunti.

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L’Orologio del giorno del giudizio segna sempre 90 secondi dalla fine. Un momento di eccezionale pericolo

Al nucleare sempre più fuori controllo si aggiungono le minacce biologiche e quelle dovute al cambiamento climatico e all’Intelligenza artificiale

Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha mantenuto le lancette dell’Orologio del giorno del giudizio (il Doomsday Clock) a soli novanta secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale fin dal 1947.

Il Doomsday Clock ci ricorda quanto sia delicato e incerto l’equilibrio che permette la sopravvivenza dell’umanità in presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nell’attuale fase dei cambiamenti climatici che condizionano la vita sul nostro Pianeta: ogni anno dal 1947 segna quanto tempo rimane prima della mezzanotte antecedente al giorno del giudizio.

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Il potere di tutti. Il filosofo Pasquale Pugliese ripercorre il pensiero “profetico”, ma non utopico, del maestro della nonviolenza Aldo Capitini

“Stiamo vivendo momenti bui, tragici: guerre, crisi economiche, emergenze sanitarie. Oggi più che mai è necessario parlare e lavorare per la pace. La pace non deve essere un concetto astratto, ma un cammino, un lavoro costante per una società più giusta. Ed è per questo che ora, più che mai, è necessario e importante il lavoro del Laboratorio per la pace, che sta diventando un riferimento stabile nell’ambito degli Studi per la Pace in Italia e all’interno di una rete nazionale che raccoglie numerosi Atenei pubblici.”

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DOSSIER ISRAELE E PALESTINA: COSA RESTA DEL DIRITTO? Per molti aspetti siamo giunti a un punto limite

L’analisi di politologi, giuristi e Amnesty international

Pace e giustizia è il binomio necessario per garantire un ordine internazionale stabile e scongiurare il pericolo di ulteriori escalation nei conflitti in corso. Più volte abbiamo visto nel corso della storia cosa succede se la pace alla fine di un conflitto è stata vissuta dai belligeranti come un arbitrio del più forte e una violazione della giustizia. Anche dopo guerre terribili, il seme dell’odio ha ridato presto i suoi frutti velenosi, e il desiderio di revanche ha cancellato in fretta la memoria delle terribili sofferenze subite.

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Armi convenzionali: addio al Trattato CFE sul controllo e contenimento. Un altro colpo alla sicurezza comune

Agevolò la fine della Guerra fredda e portò allo smantellamento di decine di migliaia di equipaggiamenti militari

Il 7 novembre si sono compiuti i tempi previsti per la procedura di ritiro della Russia dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFET- Treaty on Conventional Armed Forces in Europe oppure CFE Treaty), in vigore dal 9 novembre 1992; al contempo, la Russia si è ritirata da altri due accordi indissolubilmente legati al CFET: l’Accordo di Budapest (3 novembre 1990) e il Flank Document del 31 maggio 1996.

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La mediazione per la pace è ancora possibile. Il nostro Paese può giocare un ruolo importante: ne ha le capacità e il modello è la Svizzera

La proposta lanciata al Festival della diplomazia dall’associazione 3IM, con il supporto della Rete delle università per la pace

“C’è sempre spazio per soluzioni diplomatiche anche quando la situazione è estremamente polarizzata. E anche quando lo spazio sembra pressoché inesistente, è doveroso tenere aperti i canali diplomatici per poter agire tempestivamente quando se ne presenta l’occasione.” Parte da questo presupposto Gabriella Arcadu, cofondatrice di 3IM (Italian Initiative for International Mediation) per spiegare il progetto che l’associazione, recentemente costituita, intende portare avanti per favorire un ruolo significativo del nostro Paese nei processi di mediazione internazionale e lanciare l’incontro che si terrà (anche in streaming) domani alle ore 14:30  sul tema “Mediation in international contexts: which role for Italy?” nell’ambito del Festival della Diplomazia in corso a Roma. 

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Conflitto israelo-palestinese: la ricerca caparbia del dialogo in una situazione difficilissima spiegata da Aide Esu, università di Cagliari

La “matrice dell’ intrattabilità” spiega perché essere pacifisti in un territorio come quello di Israele e Palestina è molto difficile. Ma Israele è forse lo Stato al mondo con il più alto numero di associazioni pacifiste: oltre 150. Costruire la pace con la cultura della nonviolenza al convegno “Pace e pacifismo: un’ agenda per il mondo”.

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SETTIMANA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE Tante iniziative e sabato a Roma manifestazione nazionale

Qualcosa sta cambiando: cresce la resistenza a inviare armi e diminuisce la voglia di combattere

È il primo risultato del Vertice internazionale dei popoli per la pace in Ucraina, tenutosi a Vienna pochi mesi fa: in tutta Europa, grazie all’iniziativa dei movimenti per la pace e la nonviolenza, si stanno organizzando in questi giorni numerose iniziative di mobilitazione. Nel nostro Paese culmineranno il 7 ottobre a Roma con una grande manifestazione per la Costituzione.

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