“Quando ero giovane, la poesia di Pablo Neruda era una lettura ‘obbligatoria’ per la nostra generazione” afferma Michalis Traistis responsabile dei laboratori del Centro teatro universitario di Unife nel presentare nei giorni scorsi al Teatro universitario di Ferrara lo “studio teatrale” Canto General, tratto dall’omonimo poema epico di Pablo Neruda . “Ora, riletto a distanza di anni, lo si apprezza ancora di più. Non è solamente un grande affresco dell’America latina come fu concepito in quegli anni, ma è diventato, nel tempo della globalizzazione, il canto di una Storia-Mondo.
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Massimo storico di spese per la NATO. Una cifra enorme: i Paesi europei da soli superano di 100 miliardi la somma di Cina e Russia
Il nemico alle porte è Mosca, e bisogna riarmarsi. Trentadue miliardi a carico dell’Italia (e non basteranno)
Lo scorso 17 giugno la NATO ha reso note le spese per la difesa dei suoi Paesi membri, con dati consuntivi dal 2014 al 2022 e stime per gli anni 2023 e 2024.
Mentre nel 2014 i paesi europei attualmente membri della NATO impegnarono per la difesa l’equivalente di 211,104 miliardi di dollari (G$) per un totale della NATO (inclusi USA e Canada) di 943,218 miliardi di dollari, nel 2024 l’Europa spenderà 476,191 G$ per un totale NATO che supera il bilione (milione di milioni) di dollari, ossia 1474,399 G$, maggiore della spesa totale del resto del Mondo.
Per educare alla pace servono partecipazione degli studenti, inclusione delle minoranze e riferimenti alla giustizia sociale e al colonialismo
La didattica tradizionale non funziona perché è intrinsecamente violenta secondo Claudio Baraldi, sociologo presso Unimore
In che modo le teorie dell’educazione affrontano il tema della pace? E come introdurre l’educazione alla pace nelle scuole e promuovere così un approccio non violento e inclusivo delle minoranze e dei gruppi culturalmente svantaggiati? Ne parliamo con Claudio Baraldi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha presentato all’Università di Ferrara il tema “Articolazioni e problemi delle teorie dell’educazione alla pace.”
Amore e amicizia al tempo della guerra in Palestina
Il Laboratorio per la pace intervista Cinzia Leone, autrice di una storia che sfida il conflitto e i pregiudizi
Possono l’amore e l’amicizia costruire la pace? Sembra vuota retorica, eppure gli scenari di guerra hanno sempre conosciuto, e conoscono tuttora, storie perlopiù non raccontate di persone divise da culture in conflitto tra loro ma unite da profondi legami, che sfidano le armi e i confini per poter stare assieme. Cosa significa oggi dover fuggire dalle proprie famiglie perché non la propria omosessualità non è accettata? Cosa significa per un israeliano e un palestinese, ma così per ogni essere umano, amarsi mentre i loro Paesi si combattono?
Le Convenzioni di Ginevra 75 anni dopo. Verso la fine del diritto in tempo di guerra? Sempre più difficile tutelare feriti e personale medico e proteggere prigionieri e civili
Minor distinzione fra militare e civile e nuove terribili forme di violazione del diritto umanitario
Settantacinque anni fa, il 21 aprile 1949, iniziarono a Ginevra, sotto la presidenza del consigliere federale svizzero Max Petitpierre, i lavori per la redazione finale delle quattro Convenzioni di Ginevra concernenti la protezione delle vittime di guerra e regole sulle modalità di conduzione dei conflitti armati; saranno approvate il successivo 12 agosto per entrare in vigore il 21 ottobre 1950.
È possibile parlare oggi di disarmo nucleare?
Il Laboratorio per la pace intervista Micaela Latini di Unife e Francesco Vignarca coordinatore della Rete italiana pace e disarmo
Con la guerra in Ucraina il rischio di un conflitto nucleare si è fatto concreto, affermano gli esperti. La Russia minaccia di usare le armi nucleari mentre l’Unione europea non è intenzionata ad abbandonare Kiev. In questa situazione di accresciuta tensione internazionale, rispetto ai tempi dell’immediato dopoguerra, la consapevolezza che si ha oggi della possibilità di un’autodistruzione dell’umanità è cambiata? È aumentata? Il tema è ancora al centro del dibattito culturale? Il riarmo convenzionale che si prospetta può avere conseguenze sul disarmo nucleare? Il concetto di deterrenza nucleare è solamente un feticcio culturale, una pericolosa illusione?
“La guerra non si può fare senza soldati”. Obiettori e costruttori di ponti per la pace nei conflitti in Ucraina e Palestina
Testimonianze dal Congresso del Movimento Nonviolento
Il Congresso del Movimento Nonviolento, giunto recentemente alla sua XXVII edizione, è stata l’occasione per conoscere storie di resistenti alla guerra, provenienti da aree geografiche e conflitti armati differenti, accomunate dall’assunzione di responsabilità personale nella scelta di obiezione di coscienza al militarismo e di costruzione di ponti di pace con il “nemico”. “Traditori della compattezza etnica”, li avrebbe definiti Alex Langer, disertori dell’odio e delle reciproche propagande di guerra.
Contributi al dialogo – Obiezione alla guerra e contrasto del bellicismo al Congresso nazionale del Movimento Nonviolento
Pasquale Pugliese, che ha già contribuito alla rubrica Le parole e le cose di Agenda 17 sul tema “Nonviolenza”, ha preso parte ai lavori il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, recentemente svoltosi a Roma.
Mai come di questi tempi l’Obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 “Pace, giustizia e istituzioni forti” è di terribile attualità, e da tempo seguiamo non solo le notizie sui conflitti in corso- principalmente in Ucraina e in Palestina – per fornire i contesti che consentono di interpretarle, ma cerchiamo anche di dar conto del dibattito sulle possibili soluzioni.
In questa prospettiva, il commento del filosofo Pugliese su quanto dibattuto nel Congresso ci pare particolarmente utile e ricco di spunti.
Balcani a rischio di un nuovo conflitto. L'”europeizzazione” di quell’area è fallita, secondo il politologo Francesco Ronchi
Nazionalismo etnico e violenza politica continuano e minacciano l'Europa. L’integrazione va rilanciata su basi nuove
I Paesi dell’Europa politicamente dimenticati e le dinamiche che potrebbero riaccendere nuovi conflitti armati sono al centro del lavoro di Francesco Ronchi, docente di Politica europea alla Columbia University di New York e incaricato dal Parlamento europeo a sostegno della democrazia nei Balcani, che ha pubblicato le proprie analisi nel recente “La scomparsa dei Balcani”.
L’Orologio del giorno del giudizio segna sempre 90 secondi dalla fine. Un momento di eccezionale pericolo
Al nucleare sempre più fuori controllo si aggiungono le minacce biologiche e quelle dovute al cambiamento climatico e all’Intelligenza artificiale
Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha mantenuto le lancette dell’Orologio del giorno del giudizio (il Doomsday Clock) a soli novanta secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale fin dal 1947.
Il Doomsday Clock ci ricorda quanto sia delicato e incerto l’equilibrio che permette la sopravvivenza dell’umanità in presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nell’attuale fase dei cambiamenti climatici che condizionano la vita sul nostro Pianeta: ogni anno dal 1947 segna quanto tempo rimane prima della mezzanotte antecedente al giorno del giudizio.
Il potere di tutti. Il filosofo Pasquale Pugliese ripercorre il pensiero “profetico”, ma non utopico, del maestro della nonviolenza Aldo Capitini
“Stiamo vivendo momenti bui, tragici: guerre, crisi economiche, emergenze sanitarie. Oggi più che mai è necessario parlare e lavorare per la pace. La pace non deve essere un concetto astratto, ma un cammino, un lavoro costante per una società più giusta. Ed è per questo che ora, più che mai, è necessario e importante il lavoro del Laboratorio per la pace, che sta diventando un riferimento stabile nell’ambito degli Studi per la Pace in Italia e all’interno di una rete nazionale che raccoglie numerosi Atenei pubblici.”
DOSSIER ISRAELE E PALESTINA: COSA RESTA DEL DIRITTO? Per molti aspetti siamo giunti a un punto limite
L’analisi di politologi, giuristi e Amnesty international
Pace e giustizia è il binomio necessario per garantire un ordine internazionale stabile e scongiurare il pericolo di ulteriori escalation nei conflitti in corso. Più volte abbiamo visto nel corso della storia cosa succede se la pace alla fine di un conflitto è stata vissuta dai belligeranti come un arbitrio del più forte e una violazione della giustizia. Anche dopo guerre terribili, il seme dell’odio ha ridato presto i suoi frutti velenosi, e il desiderio di revanche ha cancellato in fretta la memoria delle terribili sofferenze subite.