La biodiversità sostiene la vita umana e la nostra società. Le specie che non subiscono cambiamenti negativi dal punto di vista demografico rendono il sistema resistente e aiutano a mitigare gli effetti di fenomeni esterni, come malattie ed eventi estremi correlati al cambiamento climatico. Viceversa, il declino delle popolazioni in termini di dimensioni medie, fenomeno che si sta verificando su scala globale, rappresenta un pericolo per la sopravvivenza degli ecosistemi, da cui dipende in ultima istanza la vita dell’uomo, perché forniscono beni essenziali come cibo, acqua pulita, salute e favoriscono condizioni climatiche equilibrate grazie ai depositi di carbonio.
“Eppure, ogni indicatore che descrive lo stato della natura, ovvero della biodiversità, su scala globale evidenzia un declino” riporta il più recente Living Planet report del World wide fund for nature (WWF)
A questo contribuiscono, secondo il report del WWF, incendi di grandi dimensioni e di lunga durata, che, a causa del cambiamento climatico a livello globale, si stanno verificando sempre più di frequente.
L’altro fronte è quello del riscaldamento dei mari. L’ultimo bollettino di Mercator Ocean International, organizzazione non-profit che opera per il programma Copernicus Marine Service dell’Unione Europea, mostra che a luglio 2025 la temperatura media della superficie del Mar Mediterraneo ha raggiunto un livello mai registrato prima.
A causa del cambiamento climatico, infatti, l’assorbimento eccessivo di calore sta provocando un aumento costante delle temperature oceaniche. Il fenomeno sta interessando anche il Mar Mediterraneo, che sta subendo un aumento della temperatura più rapido rispetto alla media globale, con ripercussioni rilevanti per l’ecosistema marino e le specie che lo abitano, come evidenziato nel rapporto del WWF relativo al cambiamento climatico e oceani.
L’importanza della biodiversità: dall’equilibrio al declino
La convenzione dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) identifica con l’espressione biodiversità la varietà e la variabilità degli organismi viventi, compresi gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici di cui fanno parte. La biodiversità deriva da cambiamenti evolutivi avvenuti nel corso di miliardi di anni e tutte le specie con i loro ecosistemi contribuiscono all’equilibrio ecologico della natura.
Il living planet report approfondisce il concetto e mostra che la variabilità che caratterizza la biodiversità comprende una diversità genetica, intesa come differenza dell’informazione genetica nelle popolazioni, specie ed ecosistemi, importante per l’evoluzione; una diversità di specie, descritta come la presenza di varie specie in un una certa zona, che favorisce la stabilità dell’ecosistema in cui è presente; una diversità delle popolazioni, rappresentata dalle differenze tra soggetti della stessa specie in aree diverse e rispecchia come una specie si adegua ai cambiamenti; una diversità degli ecosistemi che indica la presenza di ecosistemi differenti, tra cui quello terrestre, acquatico e marino nella medesima area geografica e una diversità funzionale degli ecosistemi che indica la moltitudine di processi ecologici esistenti.
L’ultimo rapporto di Legambiente sul tema della biodiversità evidenzia come la biodiversità stia affrontando un’emergenza in termini di aumento significativo dei tassi di estinzione delle specie per diverse cause, tra cui il cambiamento climatico.
Per meglio comprendere lo stato di salute della natura e i cambiamenti che stanno contribuendo al suo declino, tra cui il cambiamento del clima, il report del WWF mostra i dati ottenuti tramite l’utilizzo di alcuni indicatori che misurano il cambiamento a livello locale e mondiale, tra cui il Living Planet Index (LPI).
Il LPI rappresenta il rischio di estinzione delle specie e monitora i cambiamenti nella dimensione delle popolazioni animali nel tempo. Considerando l’indice su scala globale, il grafico (Figura 1) mostra che in cinquant’anni la dimensione media delle popolazioni di animali monitorati si è ridotta del 73%. L’indice considera le tendenze demografiche di circa 35mila popolazioni animali di 5495 specie.

Considerando separatamente gli ecosistemi terrestre, marino e delle acque dolci, l’indice mostra una diminuzione importante delle popolazioni che abitano le acque dolci (calo dell’85%), che riflette la minaccia agli habitat di queste specie, come riportato nella Figura 2.

L’LPI calcolato sulle specie che popolano gli habitat terrestri, tra cui foreste, deserti e praterie, mostra un grafico simile a quello globale, con una diminuzione del 69% delle specie delle popolazioni (Figura 3).

Le specie marine hanno subito, nel periodo di cinquant’anni considerato, una diminuzione inferiore (-56%), come riportato nella Figura 4. All’interno di questo gruppo sono comunque presenti specie a rischio come razze e squali.

Differenze significative nei mutamenti degli habitat e delle specie che li abitano si registrano considerando le diverse regioni del globo (Figura 5).





Tra i fattori che hanno influenzato questi cambiamenti spicca il ruolo rilevante del cambiamento climatico. L’impatto di quest’ultimo è dato da cambiamenti diretti come la mutazione delle temperature che determina la migrazione di alcune specie per trovare il clima più adatto.
In altri casi, come capita di frequente, il cambiamento del clima impatta indirettamente su fattori che influenzano eventi come la migrazione o la riproduzione di alcune specie, causando pericolosi squilibri in questi delicati fenomeni.


Valutando il contributo dei diversi elementi che causano il declino delle specie e dei loro habitat (Immagine 6), su base regionale, si può notare che gli effetti del cambiamento climatico sono una minaccia per il crollo di tutte le specie considerate in America Latina e nei Caraibi e in misura diversa per singole specie in altre zone globali.
Lo stato di salute della biodiversità in Italia
Come riportato nell’ultimo rapporto di Legambiente, l’Italia è uno dei Paesi europei con maggior numero di specie animali e vegetali, rispettivamente il 30% per la fauna e il 50% per la flora, rispetto al numero complessivo di specie presenti a livello europeo.
Si contano più di 58mila specie animali, per lo più invertebrati, e più di 8mila specie di piante. Per alcune specie, sia animali che vegetali, si stimano tassi di endemismo, ossia la presenza di specie che abitano solo l’Italia, particolarmente elevata.
Gli ecosistemi marini sono abitati da circa 9300 specie animali e 2300 specie vegetali.
Anche nel nostro Paese la biodiversità è minacciata, con diverse specie che rischiano l’estinzione. Tra queste le percentuali più alte sono rappresentate dai pesci ossei di acqua dolce (48%), gli anfibi (36%) e i mammiferi (23%), tra cui il delfino comune, la balenottera comune e il capodoglio.
In Italia le foreste occupano quasi il 40% del territorio nazionale e svolgono un ruolo importante perché al loro interno la biodiversità è particolarmente sviluppata. Negli ecosistemi forestali italiani vivono molte specie animali e vegetali, tra cui specie presenti solo nelle nostre regioni.
La ricchezza di questi ecosistemi è minacciata dalle conseguenze del cambiamento climatico che sta provocando eventi climatici estremi che vanno dall’aumento della temperatura, alle ondate di calore, alla siccità per lunghi periodi fino agli incendi e all’alterazione dei fenomeni piovosi.
Tra questi fenomeni gli incendi causano danni non solo alla componente vegetale delle foreste ma anche alle specie animali che le abitano, che possono subire ripercussioni, tra cui il loro ferimento o uccisione dovuti alle alte temperature e alla presenza di fuoco e fiamme.

Dal punto di vista geografico le aree più colpite da incendi in Italia sono la Sicilia (la Regione con percentuale maggiore), la Calabria, la Sardegna e la Puglia, che rappresentano l’85% delle aree incendiate a livello nazionale.
Per quando riguarda gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità marina, l’innalzamento delle temperature delle acque e le ondate di calore che hanno raggiunto anche il Mar Mediterraneo, possono provocare fenomeni migratori e morte delle specie che lo abitano uniti al declino degli ecosistemi.
