Problematica. È questa la situazione in cui si trova la libertà di stampa in Italia secondo l’ultimo report di RSF – Reporters Sans Frontières. Su 180 paesi l’Italia si posiziona al 49° posto, dopo Namibia, Suriname, Armenia, Costa Rica, Gabon e Belize, solo per citarne alcuni.
Il nostro paese per il secondo anno consecutivo perde posizioni nel World Press Freedom Index 2025, la classifica mondiale stilata dal 2013 da RSF per monitorare il rispetto della libertà di stampa. Nel 2023 l’Italia occupava infatti il 41° posto nella classifica per scendere progressivamente al 46° posto nel 2024 fino ad arrivare ai dati di oggi.
Mafia e politica attaccano la libertà di stampa in Italia
In Italia la più grande minaccia alla libertà di stampa continua a essere la presenza di organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, e di diversi piccoli gruppi estremisti violenti.
La criminalità organizzata è però soltanto uno dei fattori che compromettono l’indipendenza dei giornalisti. L’analisi condotta dal gruppo di esperti selezionato da RSF utilizza infatti vari indicatori per valutare il livello di libertà della stampa, ossia la capacità dei giornalisti di selezionare, produrre e diffondere notizie nell’interesse pubblico, indipendentemente da interferenze politiche, economiche, legali e sociali e in assenza di minacce alla loro sicurezza fisica e mentale.

I parametri presi in considerazione sono sociali, politici ed economici. In Italia anche la politica rappresenta un ostacolo alla libertà dei giornalisti che denunciano pressioni e difficoltà crescenti, legate ad esempio alla recente approvazione del D. Lgs. 198/2024, cd “legge bavaglio”.
L’altra minaccia concreta all’indipendenza dei giornalisti sono le cosiddette procedure SLAPP (acronimo che sta per di “Strategic Lawsuits Against Public Participation”), rivendicazioni legali o minacce di azioni legali il cui fine è quello di dissuadere e contrastare la partecipazione pubblica e la libertà dei giornalisti.
La pressione esercitata dalla politica si concretizza però anche in vere proprie minacce e intimidazioni. Il report Atti intimidatori nei confronti di giornalisti, pubblicato a gennaio 2025 dal Servizio analisi criminale del Ministero dell’interno, rileva che nel 2024 sono stati compiuti 114 atti di intimidazione nei confronti di giornalisti, di cui 14 riconducibili alla criminalità organizzata, 75 a contesti socio-politici e 25 ad altri contesti.

La crisi economica dei giornali toglie loro l’indipendenza
Il report di RSF rivela quanto sia l’economia la minaccia più insidiosa, troppo spesso sottostimata, all’indipendenza dei giornalisti in tutto il mondo.
A compromettere la libertà di stampa, più delle violenze e delle minacce fisiche, sarebbero infatti soprattutto la presenza di concentrazioni societarie e le pressioni da parte di inserzionisti e finanziatori.
«Quando i media sono in difficoltà finanziarie – scrive nell’introduzione al Report 2025 Anne Bocandé direttore editoriale di RSF – vengono trascinati in una corsa all’attrazione del pubblico a scapito di un’informazione di qualità, e possono cadere preda degli oligarchi e delle autorità pubbliche che cercano di sfruttarli. Quando i giornalisti sono impoveriti, non hanno più i mezzi per resistere ai nemici della stampa: coloro che promuovono la disinformazione e la propaganda. L’indipendenza finanziaria dei media è una condizione necessaria per garantire un’informazione libera e affidabile al servizio dell’interesse pubblico».
Il fattore economico rappresenta infatti, anche secondo Carlo Sorrentino, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Firenze, il dato strutturale più rilevante a livello globale, che riguarda anche i media italiani.
«A livello mondiale – commenta Sorrentino – l’80% delle risorse pubblicitarie va a poche grandi piattaforme che non producono informazioni ma distribuiscono contenuti. I media che producono informazioni devono quindi contendersi una minima parte delle risorse disponibili e ciò porta a un’informazione strillata e radicale, certamente condizionata dalla ricerca di visibilità. A questo si aggiunge il fatto che le persone sono sempre meno disponibili a pagare per informarsi. Ciò porta a un generale peggioramento della qualità del giornalismo, ma se va in crisi il giornalismo si impoverisce tutta la società».
La libertà di stampa peggiora in tutto il Mondo
Il report di RSF riscontra un generale peggioramento della libertà di stampa in tutto il mondo, un declino che prosegue da circa dieci anni.
Per la prima volta da quando RSF pubblica la classifica, le condizioni per esercitare il giornalismo sono “difficili” o “molto gravi” in oltre la metà dei paesi del mondo e soddisfacenti in meno di uno su quattro.
I Paesi in cui la situazione è peggiore sono quelli in cui alle difficoltà economiche si sommano quelle politiche e sociali. Agli ultimi posti della classifica troviamo Myanmar, Egitto, Russia, Nicaragua, Vietnam, Turkmenistan, Afghanistan, Iran, Siria, Cina e Nord Corea, paesi caratterizzati da governi autoritari e illiberali.

In 34 paesi si è assistito alla chiusura delle testate giornalistiche a causa della concomitanza di pressioni politiche e difficoltà economiche. Ciò è avvenuto ad esempio in Afghanistan, Bielorussia, Sudan, Azerbaigian e Myanmar.
In generale in tutta l’Asia e nel Medio Oriente la situazione della libertà di stampa è molto difficile, per divenire “disastrosa” in quei paesi in cui attualmente ci sono dei conflitti, come la Palestina, considerata il luogo attualmente più pericoloso al mondo per i giornalisti.