Fotovoltaico e solidarietà nella Comunità energetica di Napoli Est La gestione dal basso è una risposta alla crisi energetica ma anche a quella sociale, secondo Legambiente

Fotovoltaico e solidarietà nella Comunità energetica di Napoli Est

La gestione dal basso è una risposta alla crisi energetica ma anche a quella sociale, secondo Legambiente

“La prima domanda che di solito si pone chi oggi vorrebbe creare una Comunità energetica rinnovabile e solidale (Cers) è su quale tetto è possibile realizzare un impianto fotovoltaico. Ma la prima domanda dovrebbe essere piuttosto: con chi realizzarlo? Si dovrebbe partire cioè dai futuri membri fruitori”. È quanto dichiara ad Agenda17 Ottavia D’Agostino, responsabile Energia di Legambiente Campania, che ha promosso la realizzazione della Cers di Napoli Est in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria.

Cartolina della Cers di Napoli Est (ⓒ Legambiente Campania)

Nella primavera del 2021, infatti, a San Giovanni a Teduccio, nella periferia orientale di Napoli, una ventina di famiglie si sono associate per avviare la prima Cers italiana. L’obiettivo della comunità era sia quello di produrre energia da fonti rinnovabili per il proprio consumo, ma anche quello di costruire un’alleanza dal basso per innescare una trasformazione culturale del territorio che guardasse non solo al profitto, ma anche al capitale umano e sociale. 

Benefici non solo ambientali, ma anche sociali ed economici 

Le Cers sono delle speciali categorie di comunità energetiche che non si limitano ai benefici ambientali ma hanno anche una forte valenza sociale. Sono realtà energetiche che partono da contesti con forti criticità, sia ambientali che socioeconomiche, e possono nascere in ogni luogo: ad esempio nelle periferie, nei piccoli comuni, nei supercondomini e in tutti quei luoghi che più hanno bisogno di innovazione, di servizi e di presenza.

In particolare, la Cers di Napoli Est è stata realizzata grazie al finanziamento della Fondazione con il Sud. Oggi una distesa di pannelli fotovoltaici ricopre i tetti della storica Fondazione Famiglia di Maria, un’istituzione educativa laica che collabora con le istituzioni scolastiche del territorio per il diritto all’istruzione. 

Pannelli fotovoltaici sul tetto della Fondazione Famiglia di Maria (ⓒ Legambiente Campania)

L’impianto – con una potenza complessiva di cinquantatré chilowattora – è realizzato con componenti di maggiore qualità e tecnologia più avanzata, garantiti per durare venticinque anni, e può produrre 65mila chilowattora in un anno. Un sistema di accumulo permette d’immagazzinare l’energia e immettere in rete quella in più; il ricavato viene poi redistribuito a fine anno tra i soci. 

Il progetto è stato il primo ad essere realizzato in attuazione della Legge Milleproroghe 2020, non senza però aver incontrato sul proprio percorso diversi ostacoli a livello burocratico. Quando il progetto è partito, infatti, le associazioni del terzo settore non potevano far parte di una comunità energetica: in pratica, la Fondazione Famiglia di Maria non poteva consumare l’energia prodotta sul suo tetto. Il nuovo decreto, entrato in vigore a novembre 2021, ha messo fine a questa incoerenza e ha allargato i clienti finali anche agli enti di ricerca e formazione, agli enti religiosi, a quelli del terzo settore e di protezione ambientale nonché alle amministrazioni locali.

Il lavoro di Legambiente e della Fondazione Famiglia di Maria non si è limitato alla costruzione dell’impianto fotovoltaico, ma insieme hanno realizzato una campagna informativa per sensibilizzare i cittadini sul valore sociale, economico ed ambientale legato all’utilizzo delle energie rinnovabili con lo scopo aggiuntivo di individuare ulteriori membri. 

Ottavia D’Agostino, responsabile Energia di Legambiente Campania (foto di Ottavia D’Agostino)

D’Agostino spiega che “l’impianto è stato progettato per quaranta famiglie, ma per il momento siamo ancora a metà obiettivo”. Lavorando insieme con le bambine e i bambini, le mamme e le associazioni del quartiere, sono stati avviati percorsi di educazione ambientale e azioni di cittadinanza attiva. “Bisogna conquistarsi la fiducia delle persone – continua – e in questo senso è stata importante la conoscenza del territorio, il contatto già esistente con la Fondazione.”

Quella di San Giovanni è un modello di comunità partecipata nata dal basso con l’obiettivo di  costruire un percorso di trasformazione culturale che vede nei temi ambientali ed energetici un vero cambiamento. Un esempio replicabile in ogni direzione, dalle periferie urbane, alle scuole, alle chiese e alle zone rurali, un’occasione per fare crescere i territori e in cui ogni singolo cittadino può svolgere un ruolo.  

Per questo, quando chiediamo a D’Agostino quali sono i progetti futuri di Legambiente Campania, la risposta arriva veloce: “il sogno è realizzare una comunità energetica in tutte le periferie di Napoli, partendo da Scampia.”

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