Covid-19: per fermare la pandemia è necessario vaccinare i Paesi poveri. Ma la strategia globale per un accesso equo alle cure è fallita Si rischiano nuove varianti in tutto il Mondo

Covid-19: per fermare la pandemia è necessario vaccinare i Paesi poveri. Ma la strategia globale per un accesso equo alle cure è fallita

Si rischiano nuove varianti in tutto il Mondo

Secondo Our World in Data, al 18 settembre 2022 sono state somministrate 12,68 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19 a livello globale e ora ne vengono somministrate 4,5 milioni ogni giorno. Il 67,9% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ma di questi solo il 22,5% nei Paesi a basso reddito. La strategia nata per garantire equità nella distribuzione tra Nord e Sud del Mondo non ha raggiunto i suoi obiettivi, con milioni di dosi ad oggi ancora non consegnate. 

Percentuale di persone vaccinate con un ciclo completo o solo parziale nei vari Paesi del Mondo (©Our World in Data)

Nonostante infatti l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritenga vicina la fine della pandemia, con le morti delle ultime settimane a livello più basso da marzo 2020 (11.118 morti a livello globale dichiarate il 5 settembre 2022), lo stesso Direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che “possiamo vedere il traguardo. Siamo in una posizione vincente. Ma ora è il momento peggiore per smettere di correre”, avvertendo che, se il Mondo non coglie l’opportunità ora, c’è ancora il rischio di ulteriori varianti, morti, interruzioni e incertezza.

Enormi le disparità tra Paesi ricchi e poveri

Come illustrato nel grafico sottostante, le percentuali che rilevano la copertura vaccinale nei diversi Paesi del Mondo presentano forti disparità. Si va infatti da una copertura del 95% a Cuba e in Portogallo a un’assoluta insufficienza con il 21% in Nigeria e in altri Paesi come Haiti, in cui appena il 3,1% degli abitanti ha fatto la prima iniezione, Congo il 4%, Madagascar il 5% e Yemen solo il 2,2%. 

Percentuale di persone vaccinate con un ciclo completo evidenziate in verde scuro, con una sola dose in verde chiaro. La mappa è interattiva e riporta i dati dei singoli Paesi (©Our World in Data)

Una disparità che appare anche maggiore se si considera la completa adesione alle somministrazioni previste dall’iniziale protocollo vaccinale. 

Percentuale di persone che hanno completato il protocollo iniziale di vaccinazione. La mappa è interattiva e riporta i dati dei singoli Paesi (©Our World in Data)

La mappa sotto riportata illustra invece il numero delle persone non vaccinate nei diversi Paesi. Colpisce il fatto che in Paesi produttori di vaccini, come India, Cina, Russia e Stati Uniti, siano presenti numeri elevati di soggetti non vaccinati, rispettivamente 381 milioni in India (73% di popolazione vaccinata), 123 milioni in Cina (con 91% di popolazione vaccinata), 60 milioni nella Federazione Russa (58% di vaccinati) e 68 milioni negli Stati Uniti (con 79% di vaccinati).

Numero totale di persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino (©Our World in Data)

Fallito Covax: distribuite 1,63 miliardi di dosi, a fronte dei due miliardi promessi

Durante la prima fase della pandemia, i Governi più ricchi hanno fatto leva sulle loro risorse per proteggersi e ordinare grandi volumi di dosi di vaccino, lasciando la maggior parte del Mondo in fondo alla coda. Nello stesso periodo, altre forme di nazionalismo hanno avuto un impatto negativo a livello globale sulle fornitura, comprese le restrizioni all’esportazione imposte da Governi di tutto il Mondo. Questo ha influito sul libero flusso non solo dei vaccini, ma anche di componenti e materiali necessari per realizzarli.

Covax è il sistema creato da Oms, Organizzazione delle nazioni unite (Onu) e GAVI Vaccine Alliance in collaborazione con Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI) e United Nations Children’s Fund (Unicef) per garantire l’equità vaccinale tra Nord e Sud del Mondo. 

Questa mappa  illustra il numero di dosi stabilite dall’Oms per distribuzione, le dosi in corso di spedizione e quelle già consegnate (©Unicef)

Presentato ad aprile 2020 nell’ambito delle iniziative di risposta al Covid (Act-accellerator), la piattaforma si è impegnata a distribuire entro il 2021 due miliardi di fiale alle 187 Nazioni parte del meccanismo, tra cui le novantadue più povere del Pianeta, che li ricevono gratuitamente. 

Le prime dosi hanno iniziato a essere spedite nei vari Paesi alla fine di febbraio 2021 e, ad oggi, sono state consegnate oltre 1,744 miliardi di dosi a 146 Nazioni: oltre 256 milioni in meno di quelle promesse, ma che risultano già programmate.

Molto è stato fatto ma un terzo della popolazione mondiale non è ancora vaccinata e questo dato include due terzi degli operatori sanitari e tre quarti degli anziani nei Paesi a basso reddito. “Anche dove viene raggiunta una copertura vaccinale del 70%, se un numero significativo di operatori sanitari, anziani e altri gruppi a rischio non viene vaccinato, i decessi continueranno, i sistemi sanitari rimarranno sotto pressione e la ripresa globale sarà a rischio” ha affermato Ghebreyesus. “Vaccinare tutti coloro che sono più a rischio è il modo migliore per salvare vite umane, proteggere i sistemi sanitari e mantenere aperte le società e le economie.”

Fondamentale la collaborazione con le strutture locali

Riconoscendo l’urgenza di trasformare le dosi di vaccino in comunità vaccinate e protette l’Oms, l’Unicef e Gavi a fine 2021 avevano lanciato la COVID-19 Vaccine Delivery Partnership (CoVDP) per supportare l’accesso ai vaccini ai novantadue Paesi a basso e medio reddito (AMC 92), offrire accesso a finanziamenti operativi urgenti, assistenza tecnica e impegno politico. 

Successivamente, nel corso del 2022, il programma Covax si è concentrato su trentaquattro Paesi che avevano una copertura pari o inferiore al 10%. Di questi, ventiquattro hanno ora superato il 10% di copertura vaccinale completa e otto superano il 20%. L’Etiopia è passata dal 3% nel gennaio 2022 a oltre il 33% nel luglio 2022. Ad inizio agosto 2022, invece, sono dieci i paesi con una copertura del 10% o inferiore. 

I progressi sono stati possibili nei Paesi che hanno lavorato bene con il sostegno dei partner locali e l’efficienza è stata dimostrata anche integrando le attività sanitarie, in modo che i vaccini COVID-19 vengano somministrati contemporaneamente ai vaccini antipolio o allo screening per la malnutrizione. Ad esempio, l’Iraq ha utilizzato la somministrazione del vaccino COVID-19 come un modo per trovare bambini a dose zero (che non hanno mai ricevuto nessun vaccino) e riportarli all’immunizzazione. 

Combattere la pandemia con un accesso equo e la protezione dei più vulnerabili

I Paesi che hanno maggiore difficoltà nell’aumentare la copertura vaccinale sovente si trovano ad affrontare contemporaneamente crisi umanitarie. Di conseguenza l’impegno è quello di far in modo che la vaccinazione COVID-19 sia fornita come parte di un pacchetto di servizi forniti durante la risposta umanitaria. 

È quanto è stato fatto in Ciad dove, promossa dal Ministro della salute locale, è stata lanciata una campagna speciale prima del Ramadan con la finalità di raggiungere le popolazioni nomadi e sfollate. A tal fine i partner del CoVDP hanno rapidamente raccolto 4,9 milioni di dollari in fondi di esborso rapido che ha consentito di aumentare la copertura vaccinale dal 6% al 13% a seguito della campagna.

Raggiungere un accesso equo è fondamentale durante una  pandemia, non solo per ragioni morali, ma perché è l’unico modo per limitare la durata e l’impatto dell’emergenza, per tutti i Paesi e per i singoli individui.

Altre azioni vitali da intraprendere includono la distribuzione equa degli impianti di produzione tra le Regioni, il sostegno a forti programmi di consegna dei vaccini, l’allocazione di risorse che rafforzino i sistemi sanitari, in particolare la catena del freddo, i sistemi informativi e i dati di gestione della salute, in modo che vengano identificati i gruppi ad alta priorità per poter aumentare la copertura nel modo più efficace.

Per garantire che i vaccini raggiungano i gruppi più svantaggiati con la massima priorità, rimane necessario  misurare i progressi nella vaccinazione dei singoli Paesi e sviluppare approcci mirati per raggiungerli attraverso l’utilizzo di dati locali e il coinvolgimento delle comunità per sostenere la domanda di vaccini, la creazione di sistemi per vaccinare gli adulti e il raggiungimento delle popolazioni  sfollate attraverso una rete umanitaria.

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