In Trentino il reinserimento degli orsi funziona. “Il 95% sono invisibili e ci sono ampi margini per aumentare ancora la popolazione” Secondo il responsabile Ispra, Piero Genovesi, è una bufala che gli orsi in Regione sarebbero troppi

In Trentino il reinserimento degli orsi funziona. “Il 95% sono invisibili e ci sono ampi margini per aumentare ancora la popolazione”

Secondo il responsabile Ispra, Piero Genovesi, è una bufala che gli orsi in Regione sarebbero troppi

“I numeri sono quelli attesi, non c’è nulla di straordinario.” Queste le parole di Piero Genovesiresponsabile Ispra della conservazione della fauna e del monitoraggio della biodiversità. “L’orso non è una specie che può avere una demografia esplosiva. Nello studio di fattibilità che fu realizzato nel 1997, prima della reintroduzione, si stimava che nell’area interessata si potesse arrivare a 120 – 130 plantigradi.”

Nell’analisi demografica fatta l’anno scorso, su richiesta del Ministero e successivamente alla morte di Andrea Papi, “abbiamo ricostruito la capacità portante, cioè il numero di animali che possono vivere in questa zona, anche alla luce dei dati raccolti dalla Pat. I dati, in questo caso, indicavano fino a 200/250 orsi” dice Genovesi. “Quindi non vi è nulla di particolarmente straordinario, sono numeri più che attesi.”

Il responsabile dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale spiega perché quella che gli orsi in Trentino sarebbero troppi è una bufala e di come dopo la tragedia nei boschi di Caldes con il ministero sia stata ricostruita la capacità portante per l’area che indica in 200/250 esemplari il numero sostenibile. ”E sull’abbattimento degli otto orsi l’attuale interpretazione è sbagliata.”

Piero Genovesi, responsabile Ispra (©ildolomiti)

Responsabile di Ispra della conservazione della fauna e del monitoraggio della biodiversità, Genovesi ha incarichi internazionali e rientra tra i massimi esperti in tema di grandi carnivori. Si è occupato delle vicende che hanno riguardato gli orsi in Trentino e spiega, fra le altre cose, che il progetto Life Ursus “non è andato fuori controllo” come qualcuno vuol far credere puntando sul numero degli esemplari esistenti ma sottolinea anche che i radiocollari rimangono “fondamentali per la gestione dei plantigradi” nonostante l’avanzamento tecnologico sia continuo.

L’Ispra è ente pubblico di ricerca che ha un ruolo molto importante per quanto concerne la gestione della biodiversità offrendo analisi, pareri e molto altro seguendo passo dopo passo la crescita dei plantigradi sul territorio. “Più del 95% degli orsi sono invisibili, non interagiscono con l’uomo e non sono in pericolo. Dalle analisi che abbiamo condotto, solo il 2% in Trentino hanno comportamenti pericolosi” spiega Genovesi che precisa come il tanto discusso abbattimento di otto orsi all’anno deriva da una “interpretazione non corretta” di un’analisi fatta dall’istituto.

Dall’avvio del progetto che si era detto che gli orsi si sarebbero distribuiti su tutto l’arco alpino alla valutazione sui corridoi faunistici, dal monitoraggio (“Il dispositivo da attaccare alla pelliccia per monitorare gli orsi in Canada? Progetto interessante. Noi più volte abbiamo espresso la raccomandazione che più animali siano radiocollarati”) alle norme di tutela dei grandi carnivori (“La direttiva Habitat fornisce già uno spazio di azione ampio. Se poi qualcuno vuole modificarla per aprire al prelievo venatorio non so quanto possa essere utile nel caso degli orsi”) sono tanti i temi affrontati da Genovesi.

Il futuro degli orsi da qui a dieci anni? “Le simulazioni mostrano una popolazione che continuerà ancora a crescere ma non sarà mai fuori controllo”, dice Genovesi. “Parliamo di qualche decina di esemplari in più nei prossimi dieci anni.”

L’intervista completa a Genovesi si può leggere nel numero di settembre di Uct-UomoCittàTerritorio, un’edizione nata dalla collaborazione con il Dolomiti. Dagli orsi in Trentino a Poplar, dai focus su Us Lavis e ViPo Trento a Toto Forray, dal Pinot Grigio ai Rifugi e agli eventi Sat: un magazine di approfondimento, inchieste e storie tutte da leggere.

Testo originale su IlDolomiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *