SPECIALE ALLUVIONI E SICCITÀ Per la Pianura Padana gli anni 2022 e 2023 sono stati i peggiori del secolo Il territorio ferrarese tra vulnerabilità e sfide: agire nel presente pensando al futuro. E ci sono molte idee nuove

SPECIALE ALLUVIONI E SICCITÀ Per la Pianura Padana gli anni 2022 e 2023 sono stati i peggiori del secolo

Il territorio ferrarese tra vulnerabilità e sfide: agire nel presente pensando al futuro. E ci sono molte idee nuove

Il territorio ferrarese sconta una accentuata vulnerabilità nei confronti del rischio idrogeologico che deriva dalla sua stessa conformazione, per la gran parte sotto il livello del mare, posto all’interno di un “catino naturale” delimitato da un lato dal mare, e dall’altro dai grandi fiumi pensili che lo circondano, Po, Reno e Panaro.

È un territorio artificiale, dove l’opera dell’uomo nei secoli ha reso abitabili e produttive zone paludose e inospitali. Va subito sfatato, però, un luogo comune: la bonifica non è stata una “azione statica del passato”. Senza la gestione continua dell’acqua e dell’ambiente, il ferrarese tornerebbe ad allagarsi e – per alcune aree – ad inaridirsi diverrebbe presto luogo incompatibile con qualsiasi attività umana a cui siamo abituati.

Alluvione e inaridimento: due facce del cambiamento climatico. A rischio l’equilibrio dell’ecosistema 

Alluvione e inaridimento: i due fenomeni non sono in antitesi ma sono due facce della stessa medaglia, quella degli effetti del cambiamento climatico che sta mutando radicalmente e molto più velocemente di quanto si pensasse le esigenze di sicurezza e tutela dell’ambiente e dei cittadini.

Il Consorzio concorre con la propria azione quotidiana al mantenimento del delicato equilibrio tra terra e acqua, occupandosi della sicurezza idraulica e al contempo, con sforzi non indifferenti, garantendo alle numerose aziende agricole il fabbisogno idrico necessario alla produzione di beni primari.

Gli anni 2022 e 2023 verranno ricordati come i peggiori del secolo, dal punto di vista idrogeologico, per le sollecitazioni a cui è stata sottoposta la pianura Padana. Il 2022 è stato l’annus horribilis dell’acqua a causa della sua assenza, facendo registrare la siccità peggiore degli ultimi 500 anni.

Il prolungato periodo di siccità ha messo in crisi l’intero sistema fluviale del Nord Italia. Le zone estreme, poste alla foce dei principali corsi d’acqua, oltre a lottare con la siccità si sono trovate, e purtroppo si trovano ancora oggi, a dover combattere contro il “nemico” sale. Il modesto deflusso nei tratti terminali dei corsi fiumi permette l’ingressione dell’acqua dal mare, compromettendo drasticamente la possibilità di utilizzare la risorsa per irrigare le colture.

Nei territori deltizi come quello ferrarese, la subsidenza dei suoli e il concomitante eustatismo marino, l’innalzamento del mare, concorrono a peggiorare irreversibilmente questa situazione, rendendo sempre più difficile l’equilibrio dell’ecosistema. Per poter evitare la progressiva desertificazione dei territori deltizi è necessario introdurre massivamente acqua dolce proveniente da monte, cercando di trattenerla per quanto possibile prima che finisca in mare.

Pioggia: mai così male come nel 2023

Il 2023 verrà invece ricordato l’annus horribilis dell’acqua a causa della sua sovrabbondanza: l’alluvione di maggio ha colpito territori a noi molto vicini, causando quindici vittime e una catastrofe che ha provocato danni ancora difficili da quantificare. Le fortissime precipitazioni, con valori assoluti inferiori ma non troppo dissimili da quelli romagnoli, hanno messo fortemente sotto stress anche la rete del Consorzio, causando allagamenti puntuali nelle zone di campagna più basse della provincia, in alcuni scantinati e attività.

Un’immagine della recente alluvione in Emilia Romagna (©bonificaferrara.it)

Oltre 200mm di pioggia caduti in media sul comprensorio ferrarese in quindici giorni di maggio, con picchi di 300 mm in alcune aree a ridosso della Città di Ferrara, circa 200 milioni di metri cubi di acqua sollevata dagli impianti idrovori della bonifica e fatta defluire in mare: un valore pari a un terzo di quanto viene smaltito in un intero anno.

L’infrastrutturazione della bonifica di inizio secolo nasceva sotto l’auspicio principale di togliere acqua salmastra e proteggere i terreni dalle frequenti alluvioni. Oggi le condizioni metereologiche si sono profondamente modificate e il modo di pensare e di gestire la regimentazione delle acque superficiali deve radicalmente cambiare.

Riprogettare la regimentazione delle acque. Molte nuove idee 

Le infrastrutture di scolo e irrigazione debbono poter essere adeguate a riuscire a smaltire in poco tempo precipitazioni molto più abbondanti rispetto al passato. Ma allo stesso tempo le medesime debbono poter trattenere e “recuperare” l’acqua per far fronte alle esigenze dell’agricoltura, dell’industria e anche dell’ambiente nei lunghi periodi di siccità a cui dovremo abituarci. 

Senza acqua non c’è agricoltura, ma senza acqua non vi sono nemmeno ambiente e biodiversità, ricchezze territoriali riconosciute in tutto il mondo: si pensi al Parco del Delta del Po e a ciò che rappresenta, per la provincia e non solo. Un apporto di acqua dolce dei canali troppo scarso rischia di salinizzare la falda e i corsi d’acqua superficiali di tutta l’area costiera, accelerandone la desertificazione e trasformando radicalmente il paesaggio.

Cosa dovrebbe fare, dunque, il Consorzio per mettere in sicurezza il territorio e rispondere alle sollecitazioni provocate dal cambiamento climatico?

L’amministrazione e i tecnici del Consorzio stanno lavorando da tempo per mettere in atto una serie di azioni organiche, alcune riguardanti il modello organizzativo ed altre riguardanti opere da eseguire per aumentare la resilienza del sistema e la sua capacità di fronteggiare le emergenze.

Il Consorzio è intervenuto durante la recente alluvione (©bonificaferrara.it)

Alcune opere sono già finanziate grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma altre in misura rilevante sono ancora alla ricerca di finanziamento.

La prima azione strategica è cercare di aumentare la capacità volumetrica con opere di espurgo dei canali e con la protezione e risagomatura degli argini. Il Consorzio ha già presentato al Ministero un progetto esecutivo, pronto per essere appaltato, che riguarda la rete di canali promiscui, ovvero con la doppia funzione scolo -irrigazione, per un valore complessivo di 30 milioni di euro. Ciò consentirebbe, ad opera realizzata, di poter disporre senza sottrazione di terreno agricolo di “invasi lineari”, utili sia in caso di siccità sia in caso di precipitazioni abbondanti.

Il secondo tema fondamentale è l’aumento del sistema di sezionamento della rete per intercettare e limitare il deflusso delle acque verso il mare. Allo stesso scopo, anche «ricircolare l’acqua» in uscita dal sistema, reimmettendola all’interno della rete di distribuzione irrigua specializzata, è un’operazione da implementare e rendere strutturale.

Inoltre, nel corso degli eventi eccezionali di maggio è stato ancora più evidente l’importanza del sistema di telecontrollo del Consorzio, che ha permesso di focalizzare istantaneamente tutti i punti più critici e di intervenire con tutte le forze su di essi, limitando notevolmente i possibili danni. Risulta quindi prioritario implementare ulteriormente il sistema di telecontrollo del Consorzio, che è un sistema semplice, modulare, immediato, sviluppato internamente dai nostri tecnici e poi brevettato: potenzialmente, potrebbe essere la base su cui costruire un telecontrollo unico per tutta la Regione. D’altra parte, l’acqua non conosce confini territoriali.

Altre azioni fondamentali per il Consorzio sono l’incremento dell’estensione della rete minore per ridurre la presenza dei pozzi sotterranei, l’installazione di presidi sulle foci degli emissari per contrastare la risalita superficiale del cuneo salino, il miglioramento della performance della rete irrigua specializzata, sostituendo canalette obsolete con tubazioni in bassa pressione, l’incremento della modularità degli impianti di sollevamento per ridurre i costi energetici, e infine l’ottimizzazione della capacità di agire della struttura organizzativa per aumentare l’operatività anche nel periodo invernale.

Per gran parte di queste azioni servono molte risorse, che il Consorzio deve necessariamente recepire al di fuori del proprio bilancio, per le attività ordinarie sostenuto esclusivamente dai consorziati.

Vietare l’estrazione di gas e l’impermeabilizzazione dei terreni, cambiare i metodi di irrigazione

Nel frattempo, gli enti competenti dovrebbero, per il bene del territorio ferrarese, vietare l’estrazione di gas da acquiferi sotterranei, ridurre quanto più possibile la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei terreni, incrementare la manutenzione dei corsi d’acqua naturali, realizzare piani efficaci di contenimento degli animali fossori, e fissare una soglia con valore di portata minima a Pontelagoscuro al di sotto della quale, per la sopravvivenza economica e ambientale del Delta del Po, non si può andare.

Cruciale è anche sensibilizzare e incentivare gli agricoltori affinché si dotino di attrezzature e metodi per l’irrigazione dei terreni aziendali più performanti e con minore utilizzo di acqua. L’agricoltura, lo abbiamo visto nei giorni difficili dell’alluvione di maggio, è prima vittima degli effetti nefasti dei cambiamenti climatici e costituisce un alleato fondamentale nella gestione del territorio: laddove ci sono campi coltivati c’è gestione del territorio, c’è cura dei terreni e delle sue risorse, come l’acqua. Incentivare la modernizzazione del settore primario significa dare più forza alla cura del territorio.

A queste azioni immediate da mettere in pratica nel presente, per garantire un futuro sostenibile al territorio ferrarese, si aggiunge un elemento fondamentale che dovrebbe guidare l’azione di tutti gli attori territoriali chiamati a dare una prospettiva a questa terra: il coraggio delle idee, e la tenacia di vederle realizzate, così come fu per i grandi fondatori ed ideatori della bonifica all’inizio del secolo scorso.

* Mauro Monti introdurrà l’incontro del 30 maggio organizzato da Cers (Emilia Romagna sostenibile), Ferrara sostenibile 2030, Cds (Centro documentazione studi), Autorità del bacino distrettuale del Po, Consorzio di bonifica pianura di Ferrara e Agenda17 web magazine Unife con il patrocinio della Rus (Rete delle università per lo sviluppo sostenibile)

La locandina dell’evento (©bonificaferrara.it)

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