Conferenza per il Trattato di messa al bando delle armi nucleari. Tante adesioni ma i Paesi con le bombe non firmano Salgono le testate operative. In Italia - che non ha firmato - 40 ordigni USA, ma i cittadini non le vogliono

Conferenza per il Trattato di messa al bando delle armi nucleari. Tante adesioni ma i Paesi con le bombe non firmano

Salgono le testate operative. In Italia - che non ha firmato - 40 ordigni USA, ma i cittadini non le vogliono

Presso la sede dell’ONU a New York, si è svolta recentemente la seconda Conferenza delle nazioni che hanno firmato il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW).

Il TPNW è il primo trattato internazionale che mette al bando gli ordigni nucleari, ed è considerato uno strumento fondamentale per raggiungere il disarmo nucleare universale e l’abolizione, tramite strumenti legali, di tutti gli ordigni di distruzione di massa nucleari. 

L’obiettivo della Conferenza, che si è svolta sotto la presidenza del Messico, è quello di esaminare i progressi compiuti nell’attuazione del Trattato dopo la Prima Conferenza di Vienna del 2022 e concordare azioni per rafforzarlo. 

Il Trattato, ratificato da 69 Paesi e firmato da altri 93, ha al momento soprattutto un valore simbolico, perché tutti gli Stati che possiedono l’arma atomica non l’hanno firmato.

Missile balistico intercontinentale (ICBM) nella Vandenberg Space Force Base in California viene caricato su un carrello dopo essere stato assemblato. (©The U.S. National Archives)

Secondo i dati dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Stockholm International Peace Research Institute – SIPRI), all’inizio del 2022 nove Paesi ‒ Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord ‒ disponevano di circa 12.512 armi nucleari, di cui 3844 erano dispiegate e operative, e circa 2000 di queste in stato di elevata prontezza.  

Calano le testate dismesse, aumentano quelle operative

Il numero complessivo delle armi nucleari è diminuito dal 1986 a oggi, quando il picco è stato di 70.374, soprat­tutto grazie al fatto che USA e Russia stanno smantellando le proprie testate dismesse.

A livello globale, però, sembra che la riduzione delle testate operative si sia bloccata e i numeri stiano salendo di nuovo. Stati Uniti e Russia hanno messo in atto programmi estesi e costosi per sostituire e rinnovare le loro testate nucleari, mentre la Cina è nel pieno di un importante pro­cesso di modernizzazione ed espansione del proprio arsenale. 

Si stima che le scorte nucleari cinesi continueranno a crescere nel prossimo decennio; inoltre, alcune proiezioni suggeriscono che la Repubblica popolare spiegherà un numero di missili balistici intercontinentali (ICBM) pari a quello della Russia o degli USA.

Numero di testate nucleari nel mondo dal 1945 al 2022. Fonte: Statista, SIPRI

In Italia bombe USA, ma i cittadini non le vogliono 

L’Italia, in quanto membro della NATO, non ha firmato il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari. Sul nostro territorio ci sono circa 40 bombe nucleari nelle basi militari americane di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone); nel caso di adesione al TPNW, le armi dovrebbero essere restituite agli USA.

La società civile – confermando una scelta già rilevata in altre occasioni – chiede il disarmo e l’adesione ai trattati internazionali dedicati alla sicurezza globale.

Secondo un sondaggio condotto da ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), l’87% degli italiani vorrebbe aderire al TPNW e il 74% vorrebbe le testate nucleari fuori dal Paese. 

Sul fronte delle associazioni, una delegazione della campagna “Italia, ripensaci”, promossa da Senzatomica e da Rete Italiana Pace e Disarmo, ha partecipato alla Conferenza di New York. Con due obiettivi: sollecitare la presenza dell’Italia sul tema del disarmo nucleare globale e avvicinarsi più fattivamente ai contenuti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

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