SPECIALE COP28 Oceani e protezione delle coste. Paolo Ciavola, docente Unife, sottolinea gli impegni: riprogettare le infrastrutture contro gli eventi catastrofici

Intervenire per i rifugiati climatici delle isole a rischio scomparsa e tutelare il patrimonio culturale costiero

“I numeri parlano da soli: 50.370 delegati, 15.063 Organizzazioni non governative (Ong), 1.293 enti di stampa e comunicazione. E una grande novità è stato il focus su giovani, donne e persone con disabilità, nonché l’istituzione di un fondo per supportare i Paesi più svantaggiati nel gestire le perdite economiche dovute alla crisi climatica.” Commenta così la sua partecipazione alla Conferenza delle parti (COP28) Paolo Ciavola, docente di Geografia fisica e geomorfologia presso l’Università di Ferrara.

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SPECIALE COP28 Critiche alla Conferenza dalle isole a rischio scomparsa. Addio per sempre a Tuvalu. L’Australia potrebbe ospitarne gli abitanti

Il primo caso al Mondo di asilo per rifugiati climatici di questo tipo

L’allarme era stato lanciato già due anni fa, nel corso della COP26: con un’altitudine media sul livello del mare di due metri, le isole di Tuvalu rischiano di scomparire sotto l’acqua a causa dei cambiamenti climatici. L’arcipelago delle Tuvalu è uno stato insulare polinesiano, situato nella porzione occidentale del Pacifico e costituito da nove atolli che si estendono per 26 chilometri quadrati sui quali vivono poco più di 11mila persone. Due dei suoi nove atolli sono già stati in parte sommersi, e si stima che l’arcipelago entro ottant’anni diventerà inabitabile.

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Paesaggio in esposizione

Fragilità e conservazione. Il paesaggio naturale come opera d’arte, da restaurare e salvaguardare, foto vincitrice del Copernicus Photo Contest

Da alcuni anni la Scala dei Turchi, uno dei tratti di costa più suggestivi della Sicilia sul litorale agrigentino, candidato a patrimonio dell’Unesco,è a forte rischio idrogeologico.
«L’eccessiva cementificazione tutto intorno ha modificato il normale deflusso delle acque meteoriche e poi l’esagerata frequentazione dei luoghi ha fatto il resto» – spiega l’associazione ambientalista MareAmico.

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SPECIALE COP28 Gli investimenti di pochi miliardari inquinano come la maggioranza della popolazione

Oxfam: combattere cambiamento climatico e povertà tassando i ricchi, non solamente le Nazioni

Il nostro Pianeta rischia di essere distrutto da un mare di alluvioni e incendi. Donne, persone di colore, indigeni e altri gruppi marginalizzati si trovano nella fase finale del collasso climatico, mentre i più ricchi vedono le loro fortune crescere costantemente. I giovani e le generazioni future affronteranno le peggiori conseguenze del fallimento contro il cambiamento climatico. Non sono sfide separate: le crisi del clima e della disuguaglianza sono correlate, fuse assieme e si alimentano a vicenda. Significa riconoscere che una radicale crescita dell’uguaglianza è una precondizione per porre fine al collasso climatico e alla povertà.

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Air Break: combattere l’inquinamento dell’aria. Anche con un concorso di immagini

Meno informazioni, più azioni, secondo un’indagine sulla popolazione

L’aria è un elemento essenziale per la vita. La Pianura Padana è tra le zone più inquinate d’Europa e con la qualità dell’aria peggiore. Nell’ambito della Festa dell’Aria, organizzata dal progetto AIR-BREAK, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara ha indetto il contest “Storie d’Aria”.

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SPECIALE CONVEGNO. Incontro di apertura sul Pianeta del futuro: comunicare i cambiamenti climatici e la crisi della biodiversità

Evitare catastrofismo e fatalismo per trasmettere la complessità della scienza e coinvolgere i cittadini, secondo la fisica Marina Menga

“La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione e nell’azione per affrontare il problema ambientale. È attraverso di essa che si diffonde la consapevolezza sui cambiamenti climatici, si informa il pubblico sulle loro cause e conseguenze e si promuovono comportamenti sostenibili” afferma ad Agenda17 Marina Menga, fisica, che si occupa di comunicazione presso il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e che sarà moderatrice del primo panel del Convegno nazionale di comunicazione della scienza di Trieste.

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Il cambiamento climatico fa aumentare le frane in montagna. Lo scorso anno il record dell’ultimo ventennio

Secondo il geologo Gianolla di Unife la crisi attuale accelera: bisogna lavorare su prevenzione e monitoraggio

Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che a gennaio ha aggiornato il catasto delle frane di alta quota nelle Alpi, l’estate 2022 ha fatto registrare il maggior numero di frane sulle Alpi dal 2000 ad oggi. Le abbondanti piogge dei giorni scorsi hanno determinato ulteriori episodi in molti territori montani: in attesa dei dati ufficiali per l’anno in corso, abbiamo chiesto a Piero Gianolla, geologo e docente presso l’Università di Ferrara, un’analisi del fenomeno, che interessa non solo come sintomo del cambiamento climatico ma anche sotto il profilo turistico e di sicurezza per chi vive in montagna.

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Sempre più numerose le cause dei cittadini contro gli stati per danni dovuti a inazione climatica

A fine anno la sentenza per il “Giudizio Universale” contro lo Stato italiano e a primavera quella dei giovani portoghesi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo

Dopo le “Anziane per il clima” che hanno citato la Svizzera davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo per inazione climatica, sono i più giovani a farvi ricorso, e lo hanno fatto in grande sostenendo il diritto delle generazioni presenti e future all’ambiente.
Presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) si è aperto in settembre quello che è stato definito il “Processo del millennio” sia per il carattere inedito, mai tanti Stati (32) erano stati citati in giudizio sulle politiche climatiche, sia per l’ età dei ricorrenti sei ragazzi millennial, che accusano i Governi di non aver fatto abbastanza per difendere i propri cittadini dal riscaldamento globale.

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COP28. L’Africa, molto colpita dalla crisi climatica e poco risarcita, potrebbe puntare sui crediti di carbonio (2)

Ma solamente fuori dal modello estrattivo per finanziare progetti come agroecologia e democrazia energetica, secondo Inyang Ntui, diplomatica nigeriana

In vista della prossima Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (Conference of Parties, COP28), in programma a Dubai (Emirati arabi uniti) dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, per attirare più finanziamenti, i Paesi dell’Africa Climate Summit, tenutosi a Nairobi (Kenya) all’inizio di settembre, hanno sostenuto l’opportunità di sfruttare i serbatoi naturali di carbonio africani, ovvero le risorse che intrappolano l’anidride carbonica come foreste, savane e wetland (zone umide e palustri fra cui le foreste di mangrovie), per contribuire alla decarbonizzazione globale, facilitando il mercato dei crediti di carbonio nel continente.

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