Sviluppo è innanzitutto e intrinsecamente cambiamento; è economico quando ci si riferisce ai modi di provvedere e impiegare mezzi e risorse. Tale cambiamento si è sostanziato in un percorso millenario lungo il quale si riconoscono due grandi svolte o “rivoluzioni”: il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà intorno al 7000 a.C. e l’avvio dell’industrializzazione nella seconda metà del XVIII secolo.
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Le parole e le cose – Diniego
Automatismo difensivo dalla paura del disastro climatico
Conosciamo ma non sentiamo: la scissione ragione/sentimento e il diniego della realtà sono conseguenza della gravità della crisi climatica. Pur essendo informati e consapevoli dell’origine antropica del problema non riusciamo a reagire e ad attivare strategie politiche e sociali e comportamenti individuali all’altezza della nuova era che chiamiamo Antropocene.
Le parole e le cose – Antropocene
La reale portata del termine non può essere colta senza l’inestricabile compresenza dei livelli: scientifico-naturale, storico, politico, etico, antropologico
Nel corso di poco più di vent’anni l’Antropocene si è conquistato una posizione preminente nel dibattito pubblico, ben al di là del contesto specialistico che lo ha partorito, al punto da diventare non solo un trend topic, ma addirittura un cliché: un’etichetta (vuota) buona per quasi qualsiasi utilizzo. Nella sua brevità, questo contributo si propone di delineare per sommi capi: significato, storia e possibili esiti di tale concetto, la cui reale – e solida – portata rischia di venir eclissata dal suo stesso successo.
Le parole e le cose – Rigenerazione urbana
La sfida per la città postindustriale è la “decarbonizazione”, ma si sta imponendo un’ eco-retorica che camuffa interventi di gentrificazione e speculazione
Abbiamo già pubblicato su Agenda17 riflessioni su parole come sostenibilità” e “resilienza” che sono “evocative ma di significato ambiguo” fino a diventare “slabbrate e consunte” e che, allontanate dai significati a cui riferivano nei contesti originali, hanno finito per perdere la carica di analisi critica o addirittura per camuffare interventi incongruenti e antitetici a quella carica. È stato così per “green”, che è diventato il pass par tout per ingenti operazioni di “greenwashing” in cui sono in gioco enormi interessi.
A cosa ci sta portando la parola “rigenerazione” nelle città?
Le parole e le cose – Pace e pacifismo
La buona notizia, in questo tempo drammatico per le tante guerre in atto (e quella in Ucraina non è certo la peggiore), è che presso l’Ateneo di Ferrara si è costituito un Laboratorio di studio sulla Pace. L’iniziativa, nata all’interno della rete delle università per la pace RUNIPace, dà concretezza a un impegno che coinvolge soggetti provenienti da differenti esperienze e competenze interdisciplinari.
Con la riflessione su Pace e Pacifismo, i responsabili dell’iniziativa ci forniscono qui le coordinate del loro progetto, a partire da un assunto: è un “Laboratorio di studio sulla Pace, non sulle paci”.
DOSSIER Dopo COP26 Le parole e le cose – Giustizia climatica
Sempre più spesso i cittadini citano in giudizio i governi per inadempienze nella lotta contro il cambiamento climatico, basandosi su dati scientifici. Ma né la scienza, né il giudice possono giocare il ruolo di un “legislatore parallelo”. Fondamentale il funzionamento delle politiche ambientali come fonti di produzione giuridica e la partecipazione pubblica democratica alle deliberazioni legislative. Solo in un quadro di regole certe, la locuzione “giustizia climatica” può acquistare un significato di valore e di obiettivo.
Le parole e le cose – Rischio e incertezza
La pandemia ha incrinato il senso di sicurezza e alterato l’orientamento del vivere associato
Proponiamo di seguito l’introduzione all’ “Indagine sulle condizioni di studio e di vita degli studenti e delle studentesse del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara al tempo della pandemia e del confinamento sociale”.
Le parole e le cose – Cura
Una parola dai molti significati e dalla forte valenza politica. La prospettiva è quella di una “democrazia della cura”
Nonostante la fase acuta della pandemia sembri essersi esaurita, la parola “cura”, comparsa assai di frequente all’interno dei vari dibattiti pubblici, continua a fare stabilmente parte del lessico impiegato dalle istituzioni, dai professionisti e dalla società civile, in ambiti e con finalità anche profondamente diversi.
Le parole e le cose – Obbligo
Sul piano giuridico i principi di ragionevolezza e socialità giustificano l’obbligatorietà. È il caso anche dei vaccini. E l’ “incoraggiamento” compare negli ordinamenti contemporanei
Uno dei temi divisivi che in questi mesi tocca il dibattito pubblico in merito all’emergenza pandemica riguarda l’obbligo vaccinale (in determinate situazioni o generalizzato), a cui è per molti versi collegata l’introduzione del green pass.
Le parole e le cose – Libertà
Per i maestri della filosofia occidentale, le scelte individuali non sono indipendenti dal bene comune. È il caso anche dei vaccini.
Una domanda che spesso pongono i cittadini sui media nei dibattiti legati alla pandemia riguarda la liceità della richiesta, da parte dello Stato, di un presunto sacrificio della propria libertà individuale a fronte di regole ritenute arbitrarie e usurpative per il contenimento del contagio.
Le parole e le cose – Sostenibilità
Parola slabbrata e consunta. “Transizione” è il concetto per un rinnovato pensiero ecologico
Nel 2015, a seguito della Conferenza sul clima di Parigi (COP21) e della ratifica dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni unite, il dibattito internazionale sulla sostenibilità ottenne un rinnovato vigore. Nei pochi mesi successivi gli entusiasmi globali furono raffreddati prima dalla vittoria di Donald Trump negli Stati uniti, poi, nel 2018, dalla vittoria di Jair Bolsonaro in Brasile, mentre in Europa si consolidavano le posizioni sovraniste, nazionaliste e protezioniste ovviamente molto fredde rispetto al perseguimento dei famosi diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile.
Le parole e le cose – Resilienza
Parola evocativa, ma dal significato ambiguo. Ha finito per scaricare sui più deboli l’onere della resistenza alle catastrofi
Nell’ultimo periodo gravato dalla crisi pandemica, riecheggia con una certa assiduità nel dibattito politico e nei mass-media una parola esoterica, circondata da un alone magico: resilienza. Non riusciamo a sfuggire dalla sua forza emotiva ed evocativa, dalla sua pervasività e dalle sue capacità di fronte alle crescenti difficoltà nel neutralizzare gli effetti del virus.