DOSSIER MONTAGNA: ANNO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Il pericolo non si affronta con l’ossessione della sicurezza, secondo Alessandro Gogna

La lezione della Marmolada: alpinismo con libertà, responsabilità e conoscenza del cambiamento climatico

Marmolada, 3 luglio 2022, ore 14.30: un’enorme massa di ghiaccio si stacca dalla parte alta del ghiacciaio e scivola a valle, trascinando detriti e uccidendo undici alpinisti.

Subito parte la litania dei “si poteva” e dei “si doveva”: prevedere, informare, monitorare, vietare. Con gli inevitabili colpevoli individuali e istituzionali che, a vario titolo, non hanno previsto, informato, monitorato, vietato. La tragedia, si dice, sarebbe stata certo evitata se fossero state messe in atto le giuste misure di divieto, monitoraggio, informazione e prevenzione. Un circolo vizioso che pare individuare nella strada normativa dei regolamenti, dei divieti e dei patentini l’unica possibile per frequentare la montagna in sicurezza.

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Prevenzione del rischio sismico: un nuovo metodo per stimare la magnitudo e un simposio a Ferrara

A dieci anni dal sisma dell’Emilia, nuovi studi e vecchie criticità

Uno studio di un team di ricerca del Los Alamos National Laboratory, pubblicato sulla rivista Nature, propone un nuovo metodo per prevedere i terremoti. Si basa sui segnali di elastogravità: perturbazioni transitorie del campo gravitazionale generate dal terremoto che si propagano alla velocità della luce, e quindi molto più rapidamente delle onde elastiche più veloci (onde P) utilizzate oggi.
Queste onde gravitazionali possono infatti fornire una stima accurata della magnitudo dei terremoti in modo pressoché immediato, evitando la latenza associata alla lentezza delle onde sismiche.

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Le foreste europee sono sempre più vulnerabili

A causa dei cambiamenti climatici circa il 60% delle foreste sta perdendo le proprie difese naturali contro incendi, parassiti e altri eventi atmosferici.

Con l’aumento di temperatura globale di circa 0,5 gradi che si è verificato dopo il 2000, incendi, attacchi di parassiti e colpi di vento rischiano di danneggiare nei prossimi anni circa 33,4 miliardi di tonnellate di biomassa forestale; è quanto rileva uno studio condotto da Giovanni Forzieri, ricercatore presso il Joint Reserch Centre della Commissione europea, nel febbraio 2021 su Nature Communications.

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Storico accordo Onu per fermare l’inquinamento da plastica. Ma bisogna monitorare nuove sostanze e rischi ignoti

L’80% di molecole immesse nell’ambiente è ancora da valutare

Gli Stati membri delle Nazioni unite all’Assemblea delle nazioni unite per l’ambiente (United Nations Environment Assembly UNEA-5.2) hanno deciso all’unanimità di elaborare un Trattato giuridicamente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica. E’ un impegno solenne accolto con grande favore e, persino commozione, da parte dei delegati presenti. Ma occorrerà un grande e difficile impegno per conseguire risultati concreti. Un passaggio prioritario e fondamentale per la riduzione dell’inquinamento da sostanze di sintesi come la plastica è quello di conoscere ciò che viene immesso nell’ambiente. Ma siamo molto lontani da questo obiettivo.

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