Cosa resta del modello di sanità elaborato durante il Covid? Poco Dopo l’ok della Commissione europea alla Revisione del Pnrr futuro incerto per Case di comunità, Centrali operative territoriali e Terapie intensive

Cosa resta del modello di sanità elaborato durante il Covid? Poco

Dopo l’ok della Commissione europea alla Revisione del Pnrr futuro incerto per Case di comunità, Centrali operative territoriali e Terapie intensive

A fine novembre la Commissione europea ha espresso parere favorevole alle modifiche apportate dall’Italia al piano per la ripresa e la resilienza per quanto riguarda la Sanità (Missione 6) che ha visto particolarmente interessata l’assistenza territoriale. Le Case di comunità da realizzare con i fondi europei si sono ridotte da 1.450 a 1.038, gli Ospedali di comunità sono passati da 400 a 307 e le Centrali operative territoriali da 600 sono scese a 480. Scendono poi da 109 a 84 gli interventi di allineamento alle norme antisismiche nelle strutture ospedaliere.

Si tratta di tagli che secondo il Ministero della salute si sono resi necessari sia per l’aumento dei costi (stimato in via generale in un +30%) che per le molte difficoltà burocratiche per la realizzazione delle strutture. 

Considerato che la distribuzione regionale delle opere da edificare non è omogenea come appare evidente dal Report Agenas su attuazione del Pnrr (Tab.1) dal quale si desume che sono appena 187 le  Case della comunità dichiarate dalle Regioni/PA funzionalmente attive al primo semestre 2023 “ è indispensabile, secondo Nino Cartabellotta di Gimbe,  trovare un meccanismo di perequazione per evitare di lasciare indietro le Regioni meridionali nel processo di potenziamento e riorganizzazione dell’assistenza territoriale, visto che tra gli obiettivi trasversali del Pnrr vi è proprio la riduzione delle diseguaglianze regionali“.

(fonte ©Agenas 2023)

La rimodulazione della missione 6 del Pnrr approvata dalla Commissione europea prevede la riduzione (non  prevista nella proposta di rimodulazione del 27 luglio 2023 ) di ben 1.803  di posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva. Si tratta di un dato poco comprensibile, secondo il Presidente di Gimbe, considerato che facevano parte di un progetto già finanziato col decreto rilancio (Dlgs 34/2020), il cui potenziamento rappresenta una misura chiave del nuovo piano pandemico.

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