Sempre più numerose le cause dei cittadini contro gli stati per danni dovuti a inazione climatica A fine anno la sentenza per il “Giudizio Universale” contro lo Stato italiano e a primavera quella dei giovani portoghesi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo

Sempre più numerose le cause dei cittadini contro gli stati per danni dovuti a inazione climatica

A fine anno la sentenza per il “Giudizio Universale” contro lo Stato italiano e a primavera quella dei giovani portoghesi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo

Dopo le “Anziane per il clima” che hanno citato la Svizzera davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo per inazione climatica, sono i più giovani a farvi ricorso, e lo hanno fatto  in grande sostenendo il diritto delle generazioni presenti e future all’ambiente.

Presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) si è aperto in settembre quello che è stato definito il “Processo del millennio” sia per il carattere inedito, mai tanti Stati (32) erano stati citati in giudizio sulle politiche climatiche, sia per l’ età dei ricorrenti sei ragazzi millennial, che accusano i Governi di non aver fatto abbastanza per difendere i propri cittadini dal riscaldamento globale. la Corte europea ha accettato di discutere il caso di fronte ai diciassette magistrati della “Gran Camera”, dove vengono dibattuti solo i processi più rilevanti , appena 22 casi su 72.000 ricorsi.

La sentenza della Cedu è attesa per la prima metà del 2024. Un verdetto di colpevolezza potrebbe costringere i Governi ad accelerare i piani di riduzione delle emissioni di gas serra. Questo è l’obiettivo dei ricorrenti, che non chiedono un risarcimento economico. Una condanna sarebbe come un trattato vincolante imposto dalla Corte ai Paesi chiamati in causa. Le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo sono legalmente vincolanti per i Paesi membri e la mancata osservanza fa scattare multe pesantissime. 

I giovani ecologisti portoghesi che hanno fatto ricorso alla Corte europea per i diritti umani per il climate change (© dire.it)

Prima della decisione del tribunale europeo dovrebbe giungere quella relativa a “Giudizio Universale”, la prima causa legale contro lo Stato italiano per inadempienza contro il cambiamento climatico. Il procedimento,  promosso da oltre 200 ricorrenti, tra cui 17 minori e 24 associazioni, è giunto alla terza udienza.  La sentenza presumibilmente arriverà tra dicembre 2023 e febbraio 2024, e il giudice deciderà nel merito, accogliendo o respingendo in toto o in parte il ricorso, oppure potrà chiedere ulteriori chiarimenti.

I ragazzi portoghesi contro trentadue Stati europei 

I ragazzi che hanno intentato la causa presso  la Cedu avevano tra i cinque  e i diciotto  anni quando il 17 giugno del 2017 un incendio fuori controllo devastò il bosco di Pedrógrão Grande, nel centro del Portogallo, vicino alla loro casa, e sessantaquattro persone morirono intrappolate dalle fiamme. Nello stesso anno una nuova ondata di roghi “anomali” portò ad oltre cento il numero delle vittime. I casi sono stati liquidati come «disastri naturali». Una conclusione che non è piaciuta ai sei ragazzi che, senza passare per i tribunali portoghesi, si sono rivolti direttamente alla Cedu, convinti che” le giurisdizioni nazionali non hanno fatto abbastanza per proteggere i loro diritti e che la decisione di agire o meno contro il global warming non può essere lasciata alla discrezionalità dei singoli Stati”

La climate litigation: diffusione e limiti

Le cause sul cambiamento climatico, Climate litigation”,  stanno aumentando nel Mondo e hanno già prodotto numerose pronunce che hanno condannato i governi ad un maggiore impegno contro il cambiamento climatico,  e alla solidarietà intergenerazionale

Secondo il Global Litigation Report dell’UNEP al 31 dicembre 2022 sono 2180 casi presentati in 65 giurisdizioni diverse a fronte degli 884 casi del 2017 e dei 1.550 casi del 2020. A portare avanti questi casi stanno assumendo un ruolo di primo piano i più giovani, gruppi di donne anche anziane, comunità locali e popolazioni indigene, sempre più impegnati nella governance del cambiamento climatico.

Resta aperto il dibattito –  di cui ci siamo occupati – fra chi ritiene difficile definire per via giuridica il diritto delle future generazioni  e chi afferma che le sentenze giuridiche potrebbero essere un punto di svolta contro i cambiamenti climatici

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