Carceri: “un bollettino di guerra” secondo Antigone. Aumentano suicidi, decessi e aggressioni Per i garanti dei detenuti servono interventi urgenti perché l’emergenza è grave. Mancano spazi, socialità e misure alternative

Carceri: “un bollettino di guerra” secondo Antigone. Aumentano suicidi, decessi e aggressioni

Per i garanti dei detenuti servono interventi urgenti perché l’emergenza è grave. Mancano spazi, socialità e misure alternative

L’anno difficile che i quattro suicidi in pochi giorni di inizio 2024 avevano preannunciato sul fronte carcerario è stato purtroppo recentemente confermato dal XX rapporto di Antigone “Nodo alla gola” sulle condizioni di detenzione. Il report ribadisce infatti la drammaticità della situazione: carceri sovraffollate, sempre più chiuse e con i suicidi in crescita. Siamo infatti a uno ogni 3,5 giorni da inizio anno.

Ad oggi si sono tolti la vita trenta detenuti, dieci in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (anno in cui vi fu il record di ottantacinque totali), portando a un tasso di ben diciotto volte superiore rispetto alla società esterna.

(©rapportoantigone.it)

Ma non è solo questo dato a delineare quello che Antigone definisce “un bollettino di guerra”. Aumenta infatti a quarantadue il numero di morti per cause diverse (erano ottantotto in tutto il 2023), gli atti di autolesionismo sono 18,1 ogni 100 persone, i tentati suicidi 2,4, le aggressioni al personale 3,5 e le aggressioni verso altri detenuti 5,5. 

Sovraffollamento ormai esteso a tutto il territorio

Il comune denominatore degli istituti interessati da casi di suicidio rimane il sovraffollamento, con un tasso del 119,3% a livello nazionale, cioè circa 10mila persone in più rispetto ai posti ufficiali. 

Essendo però fisiologica la mancanza di 2.500 posti per manutenzione ordinaria, il tasso sale al 125,6%, con punte del 160,1% in Puglia, 151,4% in Lombardia e 141,5% in Veneto. Il sovraffollamento, prima tipico delle grandi aree metropolitane, si sta quindi diffondendo in tutto il territorio. 

A ciò si aggiungono le precarie condizioni delle carceri. Molti istituti visitati da Antigone non garantiscono i 3 mq calpestabili per persona, in altri mancano riscaldamento e/o acqua calda e nella maggior parte non c’è separazione tra giovani adulti e adulti. Carente anche il personale e spesso manca la presenza fissa di un medico.

Pene troppo lunghe e poche misure alternative

I motivi del sovraffollamento sono molteplici: pene molto lunghe e poche misure alternative, introduzione di nuove norme penali (una decina di nuovi reati e sei nuove fattispecie di penali da ottobre 2022) e pratiche di polizia che comportano nuovi ingressi. Ciò non significa però che siano aumentati anche i reati: nella prima metà del 2023, al contrario, sono calati del 5,5% rispetto all’anno precedente.

Tasso di affollamento ufficiale al 31 marzo 2024 (©rapportoantigone.it)

Ancora una volta Antigone ribadisce che la soluzione non è l’edilizia penitenziaria, sia per i tempi medi di costruzione (circa dieci anni) sia per i costi elevati (servirebbero quaranta nuove carceri, per un totale di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro, più i costi per il personale). Piuttosto, occorre puntare sul fine rieducativo della pena e sul reinserimento sociale dei detenuti.

Non solo sovraffollamento: peggiorano anche le condizioni di socialità 

Non aiuta infatti la chiusura che si sta verificando negli istituti penali. Una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del 2022 ha di fatto rinforzato questo modello: da un lato sono notevolmente diminuiti i detenuti assegnati alla custodia aperta (che prevede maggiori libertà di movimento e socializzazione), dall’altro aumentano di oltre 7mila unità quelli in custodia chiusa.

Solo uno su tre svolge inoltre un’attività lavorativa (di cui solo il 3,2% per datori di lavoro diversi dal carcere), mentre la scuola, nonostante sia fondamentale per la rieducazione del condannato, coinvolge solo poco più di un quarto delle persone. Numeri molto bassi, anche se in lieve crescita, che significano ancora una volta in maggior tempo trascorso in celle sovraffollate.

Infine, rimane difficile il mantenimento dei legami sociali, anch’essi indispensabili per il reinserimento e, quindi, per prevenire la recidiva. Antigone ha riscontrato ad esempio numerosi istituti dove i colloqui sono vietati nei fine settimana e nel pomeriggio e in ben dieci carceri sono limitati a una minoranza dei presenti. Si conferma invece il successo dell’uso delle tecnologie, in particolare delle videochiamate, che favoriscono la socialità soprattutto in istituti mal collegati o difficili da raggiungere.

I garanti dei detenuti: intervenire su sovraffollamento e diritto all’affettività

A confermare la drammaticità della situazione intervengono anche i garanti dei detenuti: il portavoce e il direttivo della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali – riferisce Il Dubbio, quotidiano della Fondazione dell’avvocatura italiana – hanno infatti rilasciato un documento con una serie di misure urgenti da attuare per ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni di detenzione.

Tra gli interventi proposti ci sono, non a caso, l’aumento delle misure alternative, una revisione della circolare del Dap sulla custodia chiusa e il rinforzo di chiamate e videochiamate, per garantire a tutti in maniera omogenea questo indispensabile strumento di affettività.

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