SPECIALE CONVEGNO. Incontro di apertura sul Pianeta del futuro: comunicare i cambiamenti climatici e la crisi della biodiversità Evitare catastrofismo e fatalismo per trasmettere la complessità della scienza e coinvolgere i cittadini, secondo la fisica Marina Menga

SPECIALE CONVEGNO. Incontro di apertura sul Pianeta del futuro: comunicare i cambiamenti climatici e la crisi della biodiversità

Evitare catastrofismo e fatalismo per trasmettere la complessità della scienza e coinvolgere i cittadini, secondo la fisica Marina Menga

“La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione e nell’azione per affrontare il problema ambientale. È attraverso di essa che si diffonde la consapevolezza sui cambiamenti climatici, si informa il pubblico sulle loro cause e conseguenze e si promuovono comportamenti sostenibili” afferma ad Agenda17 Marina Menga, fisica, che si occupa di comunicazione presso il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e che sarà moderatrice del primo panel del Convegno nazionale di comunicazione della scienza di Trieste.

L’incontro, che si svolgerà martedì 28 novembre dalle 14.30 alle 15.30, si occuperà de “Il Pianeta del futuro: comunicare i cambiamenti climatici e la biodiversità”. Interverranno Alfonso Lucifredi, naturalista e giornalista scientifico, Anna Pirani, ricercatrice presso il Cmcc nella divisione su rischi climatici e strategie di adattamento, e Danilo Porro, docente all’Università Bicocca di Milano e direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Importante veicolare la complessità delle relazioni tra natura e società

La comunicazione della scienza è centrale nelle società democratiche ad alta densità di conoscenza e questo panel sarà l’occasione per un dialogo tra scienziati del clima, esperti di biodiversità e comunicatori per individuare gli strumenti e le buone pratiche utili a una comunicazione efficace.

“Per essere tale – prosegue Menga – la comunicazione dovrebbe prima di tutto evitare i due estremi del catastrofismo e del fatalismo, basati sull’idea che ormai sia troppo tardi per intervenire: suscitare panico e rassegnazione, infatti, non è una strategia utile. Deve invece basarsi su risultati scientifici affidabili e rendere i concetti accessibili a un vasto pubblico, coinvolgendolo emotivamente e personalmente.

Marina Menga, fisica, si occupa di comunicazione presso il Cmcc (©cmcc.it)

Allo stesso tempo dovrebbe anche valorizzare la complessità senza cercare di semplificarla. La questione dei cambiamenti climatici, infatti, non si limita al sistema Terra e i suoi impatti non colpiscono solo un settore della società: le strategie per affrontare il problema non sono quindi univoche. 

Le relazioni tra cambiamenti climatici, economia, società, ambiente ed energia sono un intricato sistema interconnesso, un groviglio di relazioni le cui componenti si influenzano a vicenda. Descrivere queste interconnessioni credo sia la via più interessante da intraprendere se si vuole comunicare in maniera efficace e coinvolgente per tutti.”

Combattere lo scetticismo con trasparenza e coinvolgimento

C’è però oggi anche un certo scetticismo nei confronti del mondo scientifico. Lo abbiamo visto con la pandemia, quando la confusione non ha aiutato la trasparenza nelle informazioni e la creazione di un rapporto di fiducia, ma lo vediamo spesso anche rispetto al tema dei cambiamenti climatici e della crisi di biodiversità.

“Credo che un eventuale scetticismo – conclude Menga – possa essere attribuito a vari fattori, tra cui la complessità scientifica del problema, che spesso costituisce un ostacolo difficile da superare per mancanza di strumenti, di preparazione o di un interesse sufficiente a giustificare lo sforzo. 

Anche la disinformazione deliberata, però, e gli interessi economici contrari a cambiamenti nelle pratiche industriali potrebbero contribuire alla costruzione di una narrazione pubblica fuorviante o distorta di un fenomeno ambientale o climatico. Inoltre, se a volte i cambiamenti climatici si manifestano in modo evidente, la loro natura a lungo termine può rendere difficile percepirli immediatamente, contribuendo all’indifferenza. 

La sfida, quindi, è comunicare in modo chiaro, trasparente e coinvolgente per superare queste barriere. Comunicare vuol dire condividere e mettere in relazione: nel caso dei cambiamenti climatici e della crisi della biodiversità, le relazioni tra i sistemi ambientali e umani sono gli elementi fondamentali attorno cui costruire discorsi approfonditi sulla realtà, anche per spingere decisori politici e imprese ad adottare politiche e pratiche indirizzate a un futuro sostenibile per tutti.”

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