SETTIMANA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE Sempre più uomini in fuga dall’arruolamento. Negata l’obiezione di coscienza Il “diritto di non uccidere”: Mao Valpiana, presidente Movimento nonviolento, in conferenza con Laboratorio pace UniFe

SETTIMANA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE Sempre più uomini in fuga dall’arruolamento. Negata l’obiezione di coscienza

Il “diritto di non uccidere”: Mao Valpiana, presidente Movimento nonviolento, in conferenza con Laboratorio pace UniFe

La guerra in Ucraina conta ormai ad oggi centinaia di migliaia di feriti, invalidi e morti su entrambi i fronti, nonostante i dati ufficiali restino secretati. 

Le richieste di arruolamento volontario hanno subito un’importante frenata mentre, in parallelo, cresce la disponibilità a pagare per fuggire dal proprio Paese e il ricorso a qualsiasi metodo per sfuggire alla coscrizione. 

(ⓒazionenonviolenta.it)

Ferrara, all’interno della settimana di mobilitazione internazionale per la pace lanciata dal Vertice di Vienna, ospita a tal proposito varie iniziative tra cui, giovedì 5 ottobre, l’intervento di Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento e coordinatore della campagna di obiezione alla guerra della Rete italiana pace e disarmo, che parlerà di “Pacifismo e nonviolenza in Russia, Bielorussia e Ucraina. Il nostro ruolo in Italia”, introdotto da Alfredo Mario Morelli, coordinatore del Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara.  

Cala l’arruolamento volontario e in molti pagano per fuggire

Secondo la Rivista italiana difesa, “durante l’estate si è registrata una progressiva diminuzione delle domande di arruolamento volontario nelle Forze armate ucraine (…) e un aumento di tentativi e trucchi più o meno leciti volti a evitare quelle fasi di mobilitazione selettiva che il Governo ha scelto come approccio preferenziale.”

In Ucraina, il servizio militare è obbligatorio ma è previsto un servizio civile alternativo per gli obiettori di coscienza. Tuttavia l’obiezione, che era già poco tutelata, è stata sospesa con la legge marziale.

Molti ucraini, specie con l’introduzione anche della coscrizione militare per gli uomini tra diciotto e sessant’anni di età, stanno cercando di fuggire per non doversi arruolare, mentre molti pagano somme di denaro ai responsabili del reclutamento in cambio di esenzioni dal servizio militare. Altri rifiutano addirittura di ritirare le raccomandate o rimuovono fisicamente le cassette postali, così da non ricevere le cartoline precetto (condizione fondamentale per la legge ucraina). 

Per contrastare il fenomeno, Zelensky ha abolito l’esenzione dal servizio militare dei cittadini maschi affetti da alcune forme di tubercolosi, epatite e altre malattie croniche, nonché alcuni disturbi mentali o neurologici. Lo stesso per gli studenti con più di trent’anni di età e giovani con due o più diplomi di laurea (prima esenti in quanto élite): questo perché il numero di studenti era passato da circa 40mila prima dell’invasione a 106mila già nei primi mesi successivi (molti in età da lavoro o laureati). Altro segnale della volontà di non combattere diffusa tra i civili.

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Campagna internazionale per chiedere protezione per Olga Karatch, pacifista bielorussa cui la Lituania ha recentemente negato asilo politico. Fondatrice dell’organizzazione Our House, si è spesa in difesa di obiettori di coscienza e disertori bielorussi (©ifor.org)

Problemi di arruolamento sono all’ordine del giorno anche in Russia, dove migliaia di giovani sono fuggiti dal Paese già a partire dallo scoppio del conflitto. In centinaia di migliaia hanno varcato la frontiera di Paesi come la Turchia e la Serbia, per i quali non è necessario visto di ingresso.

In Russia, chi manifesta per la pace è fermato come dissidente e traditore. Lo scorso anno, ad esempio, dopo l’approvazione in settembre della mobilitazione parziale di migliaia di riservisti, furono oltre 700 gli arresti per le proteste sollevatesi e, allo stesso tempo, furono inasprite le pene per renitenti e obiettori.

Anche in Russia è previsto un servizio civile alternativo alla leva obbligatoria e qui, inoltre, non vige attualmente la legge marziale perché quella in Ucraina non è considerata guerra, ma operazione speciale. Tuttavia il Governo ha ora negato il servizio civile alternativo e l’età per il richiamo alle armi è stata alzata a sessantacinque anni.

Obiezione di coscienza: campagne a sostegno di un diritto riconosciuto

L’Organizzazione delle Nazioni unite riconosce l’obiezione di coscienza al servizio militare come diritto dell’uomo dal 1987, mentre in Italia la possibilità di rifiutare il servizio militare armato fu introdotta nel 1972, dando diritto al servizio civile sostitutivo non armato per motivi morali, filosofici e religiosi. Nel 1998, poi, si avrà il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza come diritto della persona con la legge 230.

A livello internazionale, già il 21 settembre 2022 era stata lanciata la campagna #ObjectWarCampaign, con lo scopo chiedere all’Europa la protezione degli obiettori di coscienza e disertori bielorussi, ucraini e russi, a cura di International Fellowship for Reconciliation (IFOR), War Resisters’ International (WRI), European Bureau for Coscientious Objection (EBCO) e Connection e.V.

All’indomani dell’attacco russo in Ucraina, anche il Movimento nonviolento (che è membro italiano del Bureau europeo per l’obiezione di coscienza, BEOC) ha lanciato la campagna Obiezione alla guerra, dichiarando pieno sostegno agli obiettori russi e ucraini e raccogliendo con essa migliaia di adesioni. Da allora lavora con il Movimento pacifista ucraino, il Movimento degli obiettori di coscienza russi e l’associazione bielorussa Our House, che opera in Lituania.

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La locandina dell’evento (©azionenonviolenta)

Dedicati a questi temi, a Ferrara si alterneranno diversi eventi promossi dal Movimento nonviolento e dalla Rete per la pace di Ferrara, con il sostegno del Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara, della Fondazione estense e dell’Istituto di storia contemporanea.

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