SPECIALE XYLELLA L’epidemia continua e si espande oltre l’olivo anche in altri Paesi. Conferenza EFSA Le temperature più alte connesse al cambiamento climatico facilitano la diffusione del batterio. Adattamento, rimedi e riconversione

SPECIALE XYLELLA L’epidemia continua e si espande oltre l’olivo anche in altri Paesi. Conferenza EFSA

Le temperature più alte connesse al cambiamento climatico facilitano la diffusione del batterio. Adattamento, rimedi e riconversione

Il 19 e  20 agosto 2023 si è tenuta a Lione, organizzata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority – EFSA) la quarta conferenza europea su Xylella fastidiosa che ha fatto il punto sui risultati delle ricerche condotte da quando il batterio è stato individuato nel 2013 in Europa, a partire dall’Italia, e ha analizzato gli approcci scientifici per lo sviluppo di soluzioni pratiche per il controllo dei focolai, sparsi ormai in numerosi Paesi europei (Spagna, Francia, Montenegro) e nel mondo (Usa, Argentina).

La Xylella fastidiosa, uno dei batteri delle piante più pericolosi al mondo, ha contagiato fino a oggi  oltre 21 milioni di piante, con oltre 8 mila chilometri quadrati di territorio infettato, pari al 40% della regione Puglia.

Secondo l’EFSA, che ha organizzato l’incontro con il contributo dei principali istituti di ricerca europei e internazionali come  evento satellite del Congresso internazionale di patologia vegetale, attualmente non esiste alcun metodo per curare le piante malate. Pratiche come potatura, fertilizzazione e irrigazione possono avere solamente un impatto di mitigazione sulla malattia.

Alberi di olivo colpiti da Xylella fastidiosa nel Salento (©Olive Oil Times)

L’infezione asintomatica, il lungo periodo di incubazione e i sintomi aspecifici ostacolano l’individuazione precoce della Xylella fastidiosa. In questi anni sono stati sviluppati strumenti specifici per rilevare la presenza del batterio (anche in assenza di sintomi visibili), la sottospecie o il tipo di sequenza al fine di monitorarne la diffusione e l’evoluzione. 

E le prospettive per il futuro non sono favorevoli, a causa anche del cambiamento climatico. Sulla base di un’indagine condotta da ricercatori francesi e durata quattro anni in aree climaticamente distinte della Corsica è stata trovata una significativa correlazione positiva tra la frequenza degli insetti vettori positivi per Xylella fastidiosa e la temperatura. Si è osservato che una maggiore prevalenza di insetti corrispondeva a inverni più miti, e utilizzando proiezioni climatiche fino al 2100 prevedono che il rischio di epidemie di Xylella fastidiosa aumenterà in futuro. Ora temono che inverni sempre più miti ed estati sempre più calde peggioreranno l’impatto della malattia.

La diffusione dell’epidemia di Xylella in Italia e nel Mondo

Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’ampia varietà di piante ospiti sia comune che selvatiche, oltre 650 secondo il database continuamento aggiornato dell’EFSA.

Secondo Coldiretti se l’espansione dell’infezione non venisse arrestata, l’impatto economico per l’Italia potrebbe crescere fino a 5,2 miliardi di euro. I complessi aspetti sociali, politici ed economici della diffusione della malattia in Salento sono raccontati nel podcast “Xylella, dieci anni dopo,  La storia degli olivi della Puglia è anche quella di una controversia scientifica e conflitto sociale esemplari. E molto attuali.”

“È un batterio che si muove molto lentamente – afferma  Maria Saponari, prima ricercatrice del Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Bari e una dei massimi esperti internazionali in questo campo – e nell’ulivo abbiamo stimato dei tempi di incubazione, dall’infezione a quando appaiono i disseccamenti, anche di due o tre anni ma ciò dipende anche dall’età delle piante. Questo ha contribuito alle difficoltà di diagnosi iniziali perché dieci anni fa era per noi una malattia nuova, mai descritta prima in letteratura scientifica. Sulla base dei dati genetici prodotti dopo che è stato identificato il batterio è risultato che con molta probabilità il batterio era entrato attraverso l’importazione di piante di caffè per uso ornamentale le cui importazioni a livello europeo avvengono soprattutto dal Centro America”.

Abbiamo chiesto a Giuseppe Stancanelli, responsabile del team di valutazione dei rischi per la salute delle piante dell’EFSA di descrivere la diffusione dell’epidemia.

“Dall’autunno del 2013 la Xylella è avanzata verso il nord della Puglia e abbiamo trovato altri focolai, di cui uno piuttosto esteso in Corsica e nelle isole Baleari, nella provincia di Valencia in Spagna e poi in Portogallo e nella Francia meridionale. Parliamo di Xylella, ma in realtà sono Xylelle diverse, nel senso di sottospecie quali la fastidiosa, pauca, multiplex e sandyi. Il ceppo che ha attaccato gli ulivi pugliesi è il primo, la fastidiosa, mentre nelle altre regioni riscontriamo la sottospecie multiplex, che colpisce soprattutto le piante ornamentali e che generalmente fa meno danni anche se abbiamo assistito a disastri nelle piante di mandorlo causati da queste sottospecie nelle Baleari e nella provincia di Alicante”.

Xylella fastidiosa non colpisce soltanto gli ulivi pugliesi, nella vite provoca la malattia di Pierce, che è stata per la prima volta isolata nel lontano 1884. Quest’ultima rappresenta un grave problema per i viticoltori di Stati Uniti e America del Sud. 

Comparabile con quanto accaduto in Puglia, è la situazione del Brasile. Il Paese è stato colpito fortemente da Xylella sulle coltivazioni di agrumi e su vasti territori difficili da controllare.

I sintomi associati alla presenza di Xylella variano notevolmente, da infezioni latenti alla morte della pianta entro un tempo limitato, a seconda della specie vegetale ospite, del livello di inoculo batterico, della sottospecie interessata e delle condizioni climatiche.

Ewelina Czwienczek, esperta scientifica dell’EFSA, spiega che “il batterio vive sullo xilema delle piante e viene diffuso da insetti vettori che si nutrono dello xilema. La diffusione sugli ulivi pugliesi è dovuta alla sputacchina, un insetto molto comune nei territori pugliesi. È però importante la ricerca in questo ambito perché ci sono molte specie nello stesso gruppo o sottogruppo ed è necessario valutare se possono trasmettere il batterio in altri agro-ecosistemi come quello del Nord Europa”. 

Nel giugno 2020 EFSA ha pubblicato linee guida per la rilevazione di Xylella fastidiosa attraverso le indagini fitosanitarie mirate alla rilevazione e al controllo dei fitopatogeni e per definire piani di sorveglianza basati su principi statistici e sui possibili fattori di rischio. L’obiettivo è quello della prevenzione e della condivisione delle informazioni a livello di Commissione europea mentre gli Stati membri sono responsabili della gestione del rischio delle malattie delle piante.

Curare le piante infette attraverso il controllo dell’insetto vettore

Torniamo a Maria Saponari per conoscere la strategia di contenimento adottata. “Parte della Puglia – afferma la ricercatrice –  è circondata da tre lati dal mare e questo rappresenta una sorta di barriera naturale alla diffusione del batterio, per cui quello che si sta cercando di fare è di bloccare l’avanzata del batterio verso nord, attraverso il monitoraggio e la sorveglianza su una fascia di protezione che va da una costa all’altra, dai dieci  ai cinque chilometri, in cui si cerca di intercettare il prima possibile le piante infette ed estirparle. Nella zona maggiormente colpita del sud della Puglia dobbiamo convivere con il batterio, rigenerando il territorio attraverso la ripiantumazione di varietà di ulivi più resistenti come Leccino e Favolosa”. Una pianta resistente non è una pianta immune, ovvero una pianta che non si ammala, è solo una pianta che manifesta i sintomi in modo più lento e ridotto e può continuare, con le opportune accortezze, a produrre. 

In Italia la sputacchina o Philaenus spumarius è il principale vettore del batterio Xylella fastidiosa (©Maksim Lobanov – Adobe Stock)

Altre strategie fondamentali per fronteggiare la diffusione dell’epidemia di Xylella, come ci dice Stancanelli, sono il controllo alle frontiere e quindi la sorveglianza, la regolamentazione a seconda della valutazione del rischio e la ricerca.  

“Gli obiettivi – afferma Saponari – sono quelli della resilienza, quindi della produzione di varietà resistenti, dell’utilizzo di termoterapia, trattamenti ad alte temperature nei vivai, sistemi di monitoraggio, tramite aereo o satellite, immagini che permettono di guardare superfici maggiori. Quindi, direi, da un lato c’è la prevenzione, quindi come azioni fitosanitarie anche l’individuazione di focolai, il contenimento, controlli alla frontiera, dall’altro lato c’è la ricerca, cioè dobbiamo abituarci a considerare che le malattie delle piante sono un aspetto molto importante della nostra vita, dobbiamo anche investire i finanziamenti della ricerca per difenderle.”

Riconversione dell’agricoltura salentina

Parallelamente, come è emerso nel corso della conferenza EFSA, nell’ottica di una rigenerazione e riconversione dell’agricoltura salentina e della convivenza con il batterio, CNR di Bari, Università di Bari, Distretto Agroalimentare di qualità Jonico Salentino e EFSA Young Researchers’ Initiative portano avanti un ampio progetto nazionale che studia gli aspetti principali delle piante alternative all’olivo, sia autoctone che potenzialmente adattabili alle condizioni del suolo e climatiche del Salento, in termini di requisiti agronomici, caratteristiche, coltivazione, protezione, usi, investimenti e mercato. I risultati sono rivolti a produttori e tecnici per guidare investimenti o prove pilota sul campo, nonché ai responsabili politici per pianificare strategie e misure di finanziamento.

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