Tregua in Ucraina. L’appello in cinque punti di diplomatici e società civile

Tregua in Ucraina. L’appello in cinque punti di diplomatici e società civile

Mentre a Vilnius, la capitale lituana, si svolge il summit della North Atlantic Treaty Organization (NATO), il cui unico orizzonte sembra essere il rafforzamento della capacità militare dell’Alleanza, e Volodymyr Zelensky improvvisa un comizio arringando la folla radunata in piazza, pubblichiamo l’appello di alcune forze della società civile e della diplomazia italiana per scongiurare crescenti pericoli che vanno dall’escalation nucleare alla destabilizzazione della Russia.

È la richiesta di una tregua per dare spazio alla diplomazia, ai fini di una ricomposizione del conflitto che tenga presente il ruolo dei Paesi in guerra, dell’Europa, e della NATO. Non è la prima volta che ambasciatori e intellettuali chiedono di articolare un percorso negoziale, interpretando il sentimento dei cittadini sempre più preoccupati di una possibile escalation.

Il rischio di un congelamento della situazione “alla coreana”, con tutti i pericoli che comporta una prospettiva di questo tipo nel cuore dell’Europa, è concreto. Certo è che sarebbe necessario che un accordo di tregua avvenga con l’avvio di un processo negoziale che inizi a parlare dei termini e delle tappe necessarie per imboccare la strada di una reale fine del conflitto.

1. Dal convegno “Guerra o pace?”, svoltosi in una sala del Senato il 30 giugno scorso, sono emerse le conclusioni riflesse in questo documento, con il quale si intende contribuire a dare rappresentanza sociale e politica ai sentimenti di pace che percorrono l’opinione pubblica e raccogliere le adesioni di coloro che ne condividano il contenuto.

2. Nel perdurare del conflitto in Ucraina, ci rivolgiamo ai parlamentari italiani per promuovere un cessate-il-fuoco presidiato da forze dell’ONU con la supervisione dell’OSCE, e il simultaneo avvio di negoziati per una conferenza di pace e sicurezza in Europa. Il protrarsi della guerra, infatti, rischia di aggravarsi fino al confronto nucleare, alla possibile destabilizzazione della Russia e alla caduta in mani incontrollabili del suo arsenale atomico. L’opzione proposta scongiurerebbe tali rischi, affronterebbe con gli strumenti della diplomazia le spine all’origine del conflitto, aprirebbe la via a nuove architetture di sicurezza nel nostro continente e permetterebbe di riportare la Russia nel consesso europeo in un quadro di collaborazione che eviti futuri confronti e prevenga il consolidarsi di sentimenti antioccidentali. Inoltre, offrirebbe all’Europa l’opportunità di farsi capofila della propria sicurezza, nella lealtà atlantica e con la dovuta attenzione alle azioni in corso da parte del Vaticano e di altri importanti interlocutori internazionali.

3. È urgente, quindi, dar luogo a un’iniziativa parlamentare che ispiri il Governo italiano, e gradualmente tutti i membri dell’Unione Europea e dell’Alleanza, a una visione lungimirante per l’Europa, in modo da non distogliere energie dai temi planetari della nostra epoca e scongiurare l’infausta prospettiva di lasciare alle giovani generazioni un mondo devastato dall’odio. L’avvio di un negoziato – e di una visione – di pace si avvarrebbe di cultura e strumenti già disponibili e praticati in passato: i principi di Helsinki; le regole fondative dell’OSCE; le iniziative di cooperazione emerse dagli anni Novanta in poi nella stessa Alleanza Atlantica. Lo scopo finale sarebbe la costruzione, in Europa, di un sistema di garanzie reciproche che nessuno avrebbe interesse a scardinare. La ricostruzione dell’Ucraina farebbe ovviamente parte del progetto.

4. Questo documento si propone di tradurre in iniziativa politica il diffuso e crescente desiderio di pace che attraversa l’Italia e l’Europa. Attorno a esso intendiamo raccogliere componenti del Parlamento e della politica, al fine di indirizzare un chiaro messaggio all’Italia, all’Europa e agli Stati Uniti per la stabilità del nostro continente. Anche perché senza ampi correttivi da mettere subito in atto, le nuove adesioni alla NATO apportano ben pochi vantaggi; anzi, irrigidiscono ancor più il confronto globale. Perciò auspichiamo che nel prossimo Vertice di Vilnius non siano adottate precipitose decisioni sul futuro status dell’Ucraina che priverebbero il negoziato di un importante elemento di trattativa.

5. Chiediamo a chi condivida questo documento di aderire e rendersi disponibile a un coordinamento interparlamentare per gli obiettivi indicati. Non sarà un cammino facile, né breve. Tuttavia, è il solo che appare ragionevole, nel generale interesse.

Primi firmatari: Giorgio Maria Baroncelli, Diplomatico A/R; Elena Basile, Diplomatica A/R; Mauro Beschi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale; Mario Boffo, Diplomatico A/R; Rocco Cangelosi, Diplomatico A/R;Giuseppe Cassini, Diplomatico A/R; Guido Cerboni, Diplomatico A/R; Enrico De Maio, Diplomatico A/R; Tommaso di Francesco, Giornalista; Biagio Di Grazia, Generale; Domenico Gallo, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale; Giovanni Germano, Diplomatico A/R; Alfonso Gianni, Direttore di Alternative per il Socialismo; Alfiero Grandi, Vice presidente vicario Coordinamento Democrazia Costituzionale; Raniero La Valle, Giornalista; Silvia Manderino, Vice presidente Coordinamento Democrazia Costituzionale; Roberto Mazzotta, Diplomatico A/R; Gian Giacomo Migone, Presidente Commissione Esteri Senato 1994 – 2001; Fabio Mini, Generale; Enrico Nardi, Diplomatico A/R; Alberto Negri, Giornalista; Angelo Persiani, Diplomatico A/R; Antonio Pileggi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale; Michelangelo Pipan, Diplomatico A/R; Armando Sanguini, Diplomatico A/R; Barbara Spinelli, Giornalista; Massimo Spinetti, Diplomatico A/R; Vittorio Tedeschi, Diplomatico A/R; Massimo Villone, Presidente Coordinamento Democrazia Costituzionale; Vincenzo Vita, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra)

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