Il Piano strategico nazionale per l’agricoltura è in contrasto con il Green Deal europeo Insoddisfatti gli ambientalisti. Cosa significa "sovranità alimentare” che designa  ora Ministero dell’agricoltura?

Il Piano strategico nazionale per l’agricoltura è in contrasto con il Green Deal europeo

Insoddisfatti gli ambientalisti. Cosa significa "sovranità alimentare” che designa ora Ministero dell’agricoltura?

L’agricoltura italiana è a un bivio importante. Sono stati infatti pubblicati il Piano strategico nazionale (Psn) e i Piani strategici regionali (Psr), le traduzioni a livello nazionale della Politica agricola europea (Pac). I Piani risultano distanti dalle indicazioni europee e ignorano le osservazioni inviate recentemente dalla Commissione. 

La pubblicazione del Psn ha generato forti reazioni contrarie da parte di ambientalisti e piccoli agricoltori, sfociate in una vera e propria protesta virtuale durante l’ultimo Tavolo di partenariato tra associazioni e governo, definito dagli attori coinvolti una “farsa” e una “commedia.”

Ora la Commissione dovrà approvare i Piani italiani, in modo che la Pac diventi operativa a livello nazionale da gennaio. Considerando che a dicembre la Commissione dovrà decidere anche sull’utilizzo del glifosato e che l’agricoltura potrebbe essere uno dei temi centrali di questa legislatura con il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare, nel complesso il settore potrebbe subire mutamenti notevoli a partire dal prossimo anno.

Il parere contrario di Cambiamo agricoltura

“La nuova versione del documento di programmazione della Pac post 2022 che verrà inviata alla Commissione UE continua a ignorare la necessità di contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità – dichiara Cambiamo Agricoltura, la coalizione parte del movimento europeo The Living Land che in Italia si batte per una riforma in senso ambientalista del settore agricolo – Ha prevalso la difesa dell’impostazione e contenuti del documento di programmazione 2023-2027, nonostante le numerose e puntuali critiche evidenziate dalla Commissione UE nel suo documento di quaranta pagine di osservazioni, articolate in 244 paragrafi, con cui veniva motivata una complessiva valutazione negativa del Piano italiano, ritenuto non soddisfacente e inadeguato per contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo con una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.”

Il declino delle specie animali che frequentano gli ambienti agricoli è rapido e continuo. In foto, un airone rosso (Ardea purpurea), legato alle risaie. (© MilkeLane45 \ Getty Images)

Emblematico, secondo Cambiamo agricoltura, il caso dei discussi “eco-schemi” introdotti dalla nuova Pac: “Gli impegni degli eco-schemi, la vera novità della nuova Pac – si legge in uno degli ultimi comunicati diffusi dalla coalizione – sono stati individuati non sulla base della loro efficacia ambientale ma essenzialmente sulla facilità della loro adozione da parte degli agricoltori e sulla possibilità di applicarli su tutto il territorio nazionale, senza nessun reale interesse per il raggiungimento di risultati concreti in grado di dare risposte efficaci alle gravi crisi ambientali che in questi mesi hanno manifestato tutti i loro drammatici effetti sulle persone e sulla stessa agricoltura.”

È importante ricordare che già la Pac approvata a livello europeo aveva generato perplessità, visto che molti interventi a favore della biodiversità e della sostenibilità a lungo termine avevano finito per risultare facoltativi. Lo scorso autunno, le associazioni avevano chiesto ai singoli Stati europei di fare un passo in più nei propri Piani nazionali, utilizzando il proprio spazio di manovra per rafforzare – invece che indebolire – l’impronta ambientalista della Pac e le azioni per tutelare flora e fauna legate agli ambienti agricoli.

Un’Italia pro glifosato?

Secondo parte del mondo politico e produttivo, l’Italia dovrebbe ora invece difendere la propria linea strategica davanti all’Europa e addirittura rendere più decisi alcuni indirizzi.

“Sono dell’idea – ha dichiarato ad esempio alla testata online di settore TerraeVita Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia – che l’Italia dovrebbe difendere le proprie scelte. E c’è bisogno di alcuni aggiustamenti nel prossimo futuro perché il Psn è stato definito in un periodo precedente alla guerra in Ucraina. Non tiene quindi conto degli sconvolgimenti dei mercati, della crisi delle materie prime e della perdita di marginalità dell’agricoltura di oggi. Inoltre la direttiva comunitaria sugli usi sostenibili di erbicidi e pesticidi punta a ridurli del 62%: un’impostazione che contrasta con la necessità di produrre di più e che mette a repentaglio la tenuta del sistema agroalimentare.”

Gli ambienti agricoli possono apparire rigogliosi e naturali, ma in molti casi si tratta di deserti di biodiversità. (© tarfullhd \ Getty Images)

In linea con queste posizioni, la scorsa settimana l’Italia, all’interno del Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Plants, Animals, Food and Feed – PAFF) dell’Unione europea, ha votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione per un altro anno del diserbante più discusso in assoluto, il glifosato. La proroga non è stata approvata, a causa della decisiva astensione di Germania, Francia e Slovenia, e dunque a dicembre la Commissione dovrà esprimere un parere definitivo.

Lo scontro sul concetto di “sovranità alimentare”

Il mondo delle associazioni ambientaliste e i piccoli agricoltori guardano quindi con grande attenzione ai prossimi sviluppi, anche in seguito alle prime dichiarazioni dell’appena nominato ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. “È necessaria una riforma della Pac – ha affermato Francesco Lollobrigida – che si liberi dall’ideologia intrinseca del Farm to Fork”. 

Secondo la definizione formalizzata nel 2007 al Forum di Nyéléni dal movimento internazionale della Via Campesina “la sovranità alimentare è il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi socialmente giusti, ecologicamente sani e sostenibili, e il loro diritto collettivo di definire le proprie politiche, strategie e sistemi per la produzione, distribuzione e consumo di cibo”.

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