Clima: votare non basta più. La politica del Novecento è bloccata. Serve un’Assemblea dei cittadini La catastrofe climatica è ora. Ma i governi non riescono a prendere le decisioni necessarie

Clima: votare non basta più. La politica del Novecento è bloccata. Serve un’Assemblea dei cittadini

La catastrofe climatica è ora. Ma i governi non riescono a prendere le decisioni necessarie

“Il livello dei mari è salito a un ritmo triplicato rispetto al secolo scorso, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera del 2019 è stata la più alta degli ultimi due milioni di anni, e quella di metano e protossido di azoto non si era mai vista negli ultimi 800mila anni. Alcuni cambiamenti climatici sono già da ritenersi irreversibili”.
Secondo i 234 scienziati IPCC (International Panel on Climate Change) dell’Onu che hanno firmato il sesto rapporto, la crisi climatica è inequivocabilmente causata dalle attività umane e sta già colpendo ogni angolo della terra, dell’aria e del mare del pianeta. 

IPCC: il tempo per fermare la catastrofe sta finendo. Bisogna agire adesso  

Come dichiarato alla rete televisiva statunitense Cnn da Michael Mann, uno degli autori del rapporto,  “restano zero anni per evitare ulteriori pericolosi cambiamenti climatici”.
Il riscaldamento globale rischia di essere più rapido del previsto e le contromisure che alcuni Paesi hanno cominciato ad adottare potrebbero non essere sufficienti per fermare un processo irreversibile in grado di causare cambiamenti catastrofici per il Pianeta.
Intervenendo subito possiamo impedire che la situazione peggiori ancora.

C’è ancora la possibilità di arrestare il collasso ecologico, fermandosi al +1,5 gradi di aumento della temperatura.
Conosciamo infatti la causa primaria della crisi climatica ed ecologica: le emissioni di gas serra dovute all’uso dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas) in tutte le attività umane.
Sappiamo qual è la soluzione del problema: dobbiamo abbandonare rapidamente i combustibili fossili e accelerare sulla via della transizione energetica

L’Europa e i governi non adottano le decisioni necessarie per gli obiettivi stabiliti

Per decenni la comunità scientifica ha comunicato alle istituzioni la gravità della situazione climatica e ecologica, ma gli allarmi lanciati dagli scienziati sono finora rimasti inascoltati. Sono trent’anni, dalla conferenza di Rio, che i governi si incontrano per discutere l’emergenza climatica senza riuscire a prendere le decisioni necessarie. Nonostante le belle parole, le emissioni inquinanti hanno continuato a crescere esponenzialmente: nel 2019 le emissioni nel mondo sono aumentata del 54% in più rispetto al 1990.
Anche i pesanti moniti che il segretario generale dell’Onu rivolge ai governi continuano a cadere nel vuoto.

Nel 2021 l’Unione Europea ha preso decisioni importanti: ha reso la neutralità climatica, ovvero l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050, giuridicamente vincolante e ha fissato un obiettivo intermedio di riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030.

Il pacchetto europeo “Fit For 55%” è stato presentato così: “È un momento topico per la risposta mondiale alle emergenze che minacciano il clima e la biodiversità: la nostra è l’ultima generazione che può intervenire in tempo. Questo decennio è decisivo se vogliamo rispettare gli impegni assunti.”

Ma le decisioni e le azioni successive continuano a non corrispondere alle dichiarazioni e agli impegni assunti: il “ tradimento” della tassonomia verde ne è l’ultimo esempio. Il 6 luglio scorso il Parlamento europeo ha tradito il clima e i cittadini approvando l’inserimento del metano e del nucleare nell’elenco delle energie rinnovabili finanziabili come green: miliardi di euro verranno convogliati in attività che, accelerando il cambiamento climatico, danneggeranno il pianeta e la vita delle nuove generazioni. Ogni argine politico al greenwashing si è rotto. Ora solo la Corte di giustizia Ue potrà fare giustizia (climatica).

Nel nostro Paese non si vede nessuna transizione ecologica all’orizzonte. Anzi, sotto la spinta della guerra in Ucraina, vediamo il sostanziale fermo alle rinnovabili e il rilancio delle fonti fossili.

Il governo italiano continua a percorrere la strada fallimentare della crescita e del neoliberismo economico, continua a percorrere le vecchie strade che hanno portato al disastro investendo ancora in nuove trivellazioni e navi rigassificatrici che ci manterranno dipendenti dal fossile. 
Il governo guida in Europa una battaglia di retroguardia per rallentare le iniziative di rinnovamento. Lo ha fatto recentemente con le pressioni per inserire il gas nella tassonomia verde, lo ha fatto cercando di disinnescare lo stop alle auto a combustione interna entro il 2035.

Se i governi non riescono a fare le scelte necessarie, c’è bisogno che i cittadini si attivino

Dagli incendi alle alluvioni, dallo scioglimento dei ghiacci alle desertificazioni e agli eventi meteorologici estremi, dalla perdita di biodiversità alla diminuzione dei raccolti, la crisi climatica è qui ed ora e sta inevitabilmente entrando nella vita di tutti noi con conseguenze irreversibili, eppure si continua a non  fare nulla per impedirlo. 

Serve un’inversione di rotta. Non possiamo aspettare la catastrofe.

Ma i cittadini cosa possono fare? Come  possono reagire alla pericolosa inerzia della politica di fronte al collasso climatico ed ecologico? Con quali strumenti possono suggerire la strada affinché l’economia venga posta al servizio della vita, la strada per scelte coraggiose che portino a una radicale e rapida trasformazione della società?
C’è un grande bisogno di innovazione politica. I modi del Novecento non riescono a tenere il passo con i problemi del nuovo secolo. Votare non basta più. C’è bisogno di nuovi strumenti democratici. Deve crescere la partecipazione dei cittadini in politica e il peso delle loro decisioni per la comunità. 

Extinction Rebellion propone lo strumento democratico delle Assemblee dei cittadini

Extinction Rebellion è un movimento internazionale che si è costituito nel 2018 in risposta alla devastazione ecologica causata dalle attività umane. Si fonda su tre richieste: la prima “dire la verità” chiede che i governi dichiarino l’emergenza climatica ed ecologica perché la vita sulla terra è in crisi, la seconda “agire subito” che si fermi la distruzione degli ecosistemi e della biodiversità bloccando l’emissione di gas ad effetto serra, la terza “oltre la politica” chiede ai governi di creare e essere guidati da Assemblee dei cittadini in materia di giustizia ecologica e climatica.

In tutti gli ottantuno Paesi in cui è attivo chiede che vengano realizzate al più presto le Assemblee dei cittadini per sbloccare l’inazione dei governi nell’affrontare l’emergenza climatica ed ecologica. Propone le Assemblee dei cittadini come i nuovi  strumenti di partecipazione democratica con cui i cittadini aiuteranno i politici a impegnarsi in quelle azioni radicali indispensabili per affrontare la più grande emergenza del nostro tempo. 

Cosa sono le Assemblee dei cittadini e perché servono

Le Assemblee dei cittadini sono una nuova istituzione democratica da affiancare al Parlamento e ai governi nazionali, regionali e comunali. 

Consistono nell’affidare a un campione di cittadini sorteggiati in base a specifici criteri, affiancati da esperti, l’analisi e l’indirizzo su questioni di interesse generale a cui la democrazia rappresentativa, alla ricerca continua del consenso, non riesce a dare soluzioni adeguate. Sono dunque le questioni di interesse generale, incagliate tra conflitti di interessi e freni ideologici di ogni partito, mature in quanto a opinione pubblica, scientifica ed etica, che verranno trattate.

Lo scopo delle Assemblee dei cittadini è quello di far crescere la partecipazione dei cittadini in politica e il peso delle loro decisioni per la comunità, rinnovando la democrazia. Per colmare il gap tra politica e cittadinanza, per poter risolvere tematiche di particolare importanza che la politica e i partiti non stanno affrontando con efficacia.

Sono lo strumento di democrazia deliberativa-aleatoria maggiormente diffuso nel mondo e di maggior successo. I presupposti giuridici si ritrovano in prima istanza nelle prassi e nelle esperienze internazionali. 

Come si svolgono le Assemblee dei cittadini

Si tratta di pratiche in cui gruppi di cittadini sono chiamati ad affrontare uno specifico argomento, ad approfondirlo, a confrontarsi su questo, a dibattere e a deliberare, producendo documentazioni finali che contengano loro idee, proposte, raccomandazioni, indicazioni.

I cittadini sono scelti con un campionamento casuale e stratificato. Ovvero, sono selezionati con un’estrazione casuale dalle liste anagrafiche che mira a ricreare all’interno del gruppo dei cittadini gli equilibri e le dinamiche che sono presenti nella società in termini di genere, età, istruzione, residenza ecc.

Si tengono prima incontri con esperti della materia oggetto dell’Assemblea, chiamati a presentare, in misura paritaria, un numero quanto più vasto possibile di posizioni, istanze e orientamenti sul medesimo tema, offrendo un quadro completo, bilanciato e diversificato.

Seguono poi gli incontri con i gruppi di interesse, comitati e associazioni della società civile, che presentano un le loro posizioni ai cittadini dell’Assemblea.
Chiudono la fase di ascolto e confronto gli incontri aperti al pubblico, in cui i membri dell’Assemblea hanno modo di ascoltare i loro concittadini e confrontarsi con questi.
Al termine del processo si hanno le deliberazioni finali, le votazioni sulle varie proposte emerse in Assemblea e la presentazione di queste alle istituzioni con un report finale.

Approfondimenti sono contenuti in questa guida scritta da Marcin Gerwin, esperto di partecipazione democratica.

Dove sono state fatte, quali gli esiti

Negli ultimi vent’anni  tante  esperienze  sono state realizzate in tutto il Mondo e in particolare in Europa. Le Assemblee hanno coinvolto i cittadini su temi etici e questioni valoriali (Irlanda, Jersey: diritti civili, aborto, matrimonio tra persone dello stesso sesso, eutanasia…), su questioni istituzionali ( Columbia Britannica, Mongolia, Olanda, Islanda: riforma elettorale, riforma della Costituzione ) o su questioni complesse ma più specifiche a livello locale. Negli anni più recenti, data l’emergenza della tematica, Assemblee sul clima si sono svolte in Scozia, Irlanda, Jersey, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Finlandia, Portogallo.

Tutte queste esperienze stanno rivitalizzando la democrazia, e uno dei maggiori e più rilevanti risultati è la responsabilizzazione dei cittadini di fronte a scelte importanti per sé e per la propria comunità.

Questo nuovo strumento democratico ha dimostrato che i cittadini comuni possono deliberare e agire politicamente come attori politici, non solo come elettori. Ha dimostrato che con un’attenzione ai processi di formazione e discussione in gruppi secondo metodi di facilitazione del dialogo si crea un clima collaborativo che motiva e sostiene le persone a trovare soluzioni condivise anche partendo da posizioni diverse.

La parte più problematica è quella del recepimento e applicazione dei risultati del lavoro dei cittadini, il problema della “vincolabilità”, ovvero di come i governi rispettano o applicano le raccomandazioni. Diversi sono stati i risultati e gli impatti, ma attraverso l’analisi degli esiti sembra mettersi a fuoco la necessità di garantire 2 regole più definite e vincolanti.  

Se grande è stata la delusione per la Convention Citoyenne pour le Climat in cui Macron ha tradito le aspettative e gli impegni presi (oltre il 50% delle proposte della Convention sono state respinte), recente invece è la soddisfazione per i risultati ottenuti nella regione dell’Est Ensemble sempre in Francia. 

Per Extinction Rebellion le proposte decisionali frutto del lavoro delle Assemblee cittadine dovrebbero avere valore vincolante per gli organi che le indicono. 

A che punto siamo in Italia

Se in Europa ormai le Assemblee dei cittadini sono un elemento attuale di innovazione democratica, in Italia c’è ancora da abbattere il muro di incertezza e perplessità oltre che di disinformazione, ma qualcosa si sta muovendo.

È stata promossa dal comitato italiano per le assemblee dei cittadini – Politici per caso (di cui fa parte anche Extinction Rebellion) una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione delle Assemblee dei cittadini, e lanciata una campagna “Cittadini per il clima” per la raccolta delle 50mila firme necessarie alla presentazione della legge al Parlamento.      

La proposta di legge prevede che la prima “Assemblea dei cittadini” istituita sia sul tema del contrasto ai cambiamenti climatici, come richiesto in vari Paesi da movimenti ecologisti internazionali.

È stata presentata una proposta di legge a iniziativa parlamentare analoga alla precedente che  si differenzia per la richiesta che, una volta approvata la legge, la prima Assemblea sia realizzata sulla questione climatica specifica della politica energetica. Non possiamo più rimandare le decisioni urgenti: uscire dal fossile è una priorità.

Sempre con Politici per caso é stata presentata una petizione al parlamento affinché sia realizzata subito un’assemblea dei cittadini sulla crisi climatica e la transizione energetica, perché questa è la massima emergenza su cui bisogna confrontarsi e prendere decisioni. 

Lo sciopero della fame di un attivista di Extinction Rebellion, messo in atto per fare pressione affinché il Parlamento avviasse un’indagine conoscitiva sul tema, ha ottenuto un’audizione presso la Commissione ambiente della Camera e l‘avvio dell’iter procedurale. 

Extinction Rebellion, con l’adesione di Politici per Caso e di ISDE-Medici per l’ambiente, ha poi presentato direttamente al ministro Cingolani una proposta tecnica per realizzare un’assemblea dei cittadini sul tema dell’uscita dal fossile e il passaggio alle energie pulite affinché se ne facesse promotore presso il governo.

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