Meno chimica in agricoltura. Ci guadagna l’azienda oltre che la salute I dati scientifici e il commento di Vincenzo Brandolini, Unife

Meno chimica in agricoltura. Ci guadagna l’azienda oltre che la salute

I dati scientifici e il commento di Vincenzo Brandolini, Unife

Utilizzo ridotto di fertilizzanti chimici non significa necessariamente diminuzione dei raccolti e minor guadagno economico. Anzi, in certe situazioni, se vengono impiegate pratiche agronomiche appropriate, l’annata agraria può chiudersi con risultati soddisfacenti per gli agricoltori grazie alla buona produttività e al risparmio di costosi prodotti chimici. Cade così una vecchia diatriba che vede l’inconciliabilità della “naturalità” dei prodotti con il profitto aziendale.

A queste conclusioni arriva un recente studio pubblicato su Nature sustainability, che ha analizzato e raccolto dati provenienti da trenta diversi esperimenti a lungo termine in Europa e Africa riguardanti l’applicazione di metodi di coltivazione in prospettiva Ecological Intensification (EI), cioè procedimenti di intensificazione ecologica come percorso verso un’agricoltura sostenibile.

Pochi fertilizzanti, integrati in pratiche agronomiche rispettose degli ecosistemi agricoli

I ricercatori hanno confrontato diverse pratiche agricole per aumentare i raccolti, l’interazione con l’uso di fertilizzanti e i metodi di lavorazione del terreno. Il rapporto mostra che bassi livelli di fertilizzanti possono produrre raccolti elevati se integrati da pratiche che supportano gli ecosistemi dei terreni agricoli, come le rotazioni e la coltivazione di una gamma più ampia di colture, quali la coltivazione di fagioli, soia o trifoglio che migliorano la fertilità del suolo e con l’aggiunta di materia organica nella forma di letame, compost o talee.

Al contrario, l’uso di pratiche tradizionali insieme ad alti livelli di fertilizzanti chimici non ha generalmente aumentato ulteriormente i raccolti. I rendimenti sperimentali più elevati si sono quindi ottenuti utilizzando una combinazione di pratiche di EI con un po’ di azoto, dosato in base alle reali necessità e caratteristiche del suolo di coltivazione.

Si tratta di risultati importanti, considerato l’imperativo globale di eliminare gradualmente i fertilizzanti sintetici e il continuo aumento di costi ecologici e sanitari causati da modelli di agricoltura industriale ad alto input, che portano inquinamento delle acque, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.

La ricerca conferma che le pratiche EI rappresentano un efficace, affidabile e moderno mezzo di difesa delle colture e che la loro applicazione potrebbe aiutare a riportare l’agricoltura in uno “spazio operativo sicuro”, permettendo anche il controllo di parassiti e patogeni dannosi.

Non solo. La diminuzione dell’uso di pesticidi chimici tutelerebbe meglio gli agricoltori e i consumatori da shock economici, garantendo una produzione quantitativamente importante e qualitativamente migliore, in ambito della tutela di sicurezza alimentare, biodiversità e rispetto dell’ambiente.

Il biologico conviene soprattutto in climi siccitosi e crea molti posti di lavoro

A favore di un’agricoltura che utilizza sempre meno prodotti di sintesi depongono anche i dati raccolti da European Technology Platforms for Organic Food and Farming (TP Organics).

Nel 2020 in Europa 420mila agricoltori hanno ottenuto il certificato di coltivazione biologica, dei quali 350mila all’interno dell’Unione europea. A livello mondiale, invece, la cifra sale a 3,4 milioni.

Il divario negativo di rendimento medio dell’agricoltura biologica rispetto all’agricoltura tradizionale è evidente nelle aree a clima temperato.
Tuttavia, l’agricoltura biologica è più produttiva in condizioni climatiche sfavorevoli, come i periodi di siccità cui assistiamo sempre più frequentemente. Studi effettuati negli Stati Uniti su coltivazioni di mais e soia biologici, ad esempio, dimostrano in questi casi rese equivalenti o superiori del 31%.

In termini di produttività totale, infatti, l’agricoltura sostenibile garantisce un aumento della biodiversità, un minor consumo di energia e di pesticidi e, di conseguenza, una minore sensibilità a infestazioni da malattie e siccità. Il suolo, infatti, ha un contenuto più elevato di carbonio organico, che trattiene meglio l’acqua e resiste dunque di più.

Infine, i risvolti sono positivi anche sul mercato del lavoro e la crescita occupazionale. In Francia, ad esempio, tra il 2012 e il 2017 l’occupazione nell’agricoltura biologica è aumentata mediamente del 9,5% l’anno, mentre negli altri settori agricoli è diminuita dell’1,1%, oltre a essere caratterizzata da un lavoro qualitativamente migliore, che ha effetti positivi sul benessere dei lavoratori e sulla loro possibilità di interagire con le comunità locali.

Benefici di pratiche EI e diminuzione di pesticidi chimici

 “La ricerca ha generato sia benefici ecologici, sia effetti positivi sulle colture di base – dichiara ad Agenda17 Vincenzo Brandolini, già docente di Chimica degli alimenti dell’Università di Ferrara- , grazie all’uso di pratiche sostenibili e a difesa dell’ambiente, sostituendo o diminuendo l’uso di sostanze chimiche in ambito di produzioni agricole.

Vincenzo Brandolini, già docente di chimica degli alimenti presso l’Università di Ferrara (© Vincenzo Brandolini)

Le pratiche EI e soprattutto l’aumento della diversità delle colture, che possono sostituire o quanto meno integrare opportunamente i fertilizzanti chimici, specialmente quelli in cui il macronutriente principale è l’azoto, sembra abbiano dato evidenza oggettiva con benefici ecologici e rese migliori. 

L’intensificazione sostenibile potrebbe quindi aiutare a riportare l’agricoltura in una dimensione sicura per l’ambiente, per la società e senza riduzioni significative delle produzioni per le aziende. Tutto ciò si allinea con gli obiettivi di ridurre l’uso degli agrofarmaci di sintesi ammessi dall’Unione europea, che recentemente ha presentato il Pacchetto protezione della natura (Nature Protection Package), con iniziative di legge per attuare la Strategia sulla biodiversità “Farm to Fork.”

Gli obiettivi della strategia Farm to Fork  https://food.ec.europa.eu/horizontal-topics/farm-fork-strategy_en)

Tale strategia mira infatti ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile, con impatto ambientale neutro o positivo, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico, ad adattarsi ai suoi impatti e a invertire la perdita di biodiversità. L’obiettivo è garantire sicurezza alimentare, equa nutrizione e salute pubblica, assicurando che tutti abbiano accesso a cibo sufficiente, sicuro, nutriente e sostenibile. 

Inoltre, punta anche a preservare l’accessibilità economica degli alimenti, generando nel contempo ritorni economici equi, promuovendo la competitività del settore dell’approvvigionamento dell’Ue e un commercio equo e solidale. Quindi c’è un ampio raggio anche per lo sviluppo di ulteriori progetti di ricerca su metodi innovativi e sostenibili per la difesa delle colture.

Diminuire gli agrofarmaci di sintesi entro il 2030. Alcuni obiettivi sono già stati raggiunti

“Secondo le decisioni prese a Bruxelles – conclude Brandolini – ci sarebbe la conferma che è stato raggiunto l’obiettivo fissato inizialmente, in cui si prevedeva di diminuire del 50% l’uso di questi prodotti entro il 2030 in tutto il territorio dell’Ue, anche se ogni Paese potrà scegliere di muoversi con una certa flessibilità. 

Ogni Stato membro sarà libero infatti di fissare il proprio target nazionale entro parametri definiti per garantire il raggiungimento degli obiettivi a livello comunitario. L’importante è che venga rispettata entro la scadenza la soglia decisa dalla Commissione, ovvero diminuire del 35% l’uso degli attuali prodotti chimici di sintesi. 

Le misure europee comprendono anche l’obbligo per agricoltori e utilizzatori professionali di conservare i dati relativi all’uso di questi prodotti. In più l’utilizzo di tutti i pesticidi sarà vietato nelle aree verdi urbane, quali giardini pubblici, parchi giochi, scuole, campi sportivi, zone ricreative, sentieri pubblici e aree protette.”

One thought on “Meno chimica in agricoltura. Ci guadagna l’azienda oltre che la salute

I dati scientifici e il commento di Vincenzo Brandolini, Unife

  1. Constatazione : l’uomo ha conseguito e raggiunto tutti i propri scopi…. SOLDI e ancora SOLDI…troppo tardi, senza prevenzione oramai non c’è CUR
    RA! Ancora oggi se ne parla….ma cosa si fa, solo chiacchiere bla bla bla. Che futuro avranno i bimbi di oggi? Meglio non pensarci.

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