La pandemia da Covid-19 ha aggravato la crisi politica, economica e sociale che, iniziata in Brasile nel 2015, ha letteralmente travolto il Paese. Si stima che il numero di senzatetto, solo nella città di San Paolo, sia arrivato a 40mila, in base alle indicazioni delle associazioni che lavorano sul territorio.
Tra il primo trimestre del 2019 e gennaio 2021, il tasso di povertà in Brasile è cresciuto dal 25,2% al 29,5% della popolazione, con contestuale incremento anche della percentuale di brasiliani in condizioni di estrema povertà. A marzo 2021, 27 milioni di persone – il 12,8% della popolazione – vivevano al di sotto della soglia di 246 reais (circa 44$) al mese (stima Fundação Getulio Vargas – Reuters).
La pandemia, volano per la povertà, ha amplificato il numero dei disoccupati nel Paese. Nel terzo trimestre del 2020, 13,7 milioni di persone erano senza occupazione e a gennaio 2021 il totale era già salito a 16,7 milioni.
Nel contesto dell’emergenza pandemica da Covid-19, 116,7 milioni di brasiliani hanno sperimentato un certo livello di insicurezza alimentare nel 2020, 43,4 milioni non hanno avuto abbastanza cibo, mentre il numero di brasiliani ridotti alla fame avrebbe ormai raggiunto i 19 milioni. L’uscita del Paese dalla mappa mondiale della fame redatta dall’Onu, orgogliosamente proclamata dalla Ministra dello sviluppo sociale e lotta alla fame Tereza Campello nel 2014, è ormai un ricordo.
Secondo il Sustainable development Goals report 2021, nel Mondo tra 119 e 224 milioni di persone sono precipitate in condizioni di povertà estrema nel 2020. Non solo, in base al World Social Protection Report 2020-22, più di 4 miliardi di persone non hanno ancora accesso ad alcuna protezione sociale.
In Italia, si è calcolato che 5,6 milioni di individui hanno affrontato condizioni di povertà assoluta nel 2020. Nel nostro Paese, il collegamento tra pandemia e perdita dell’occupazione è evidente se si considera che la povertà assoluta è aumentata in modo significativo per tutte le fasce di età eccetto per gli over 65.