Cos’è cambiato negli ultimi anni, durante i quali lo scenario internazionale è diventato più precario e le grandi istituzioni internazionali hanno perso la loro autorità? Lo abbiamo chiesto a Paolo Pini, già docente di Economia politica presso l’Università di Ferrara, dopo i due vertici internazionali, quello dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu) per un Patto per il futuro e il summit dei Brics a Kazan, per valutare l’attuale e difficile scenario geopolitico globale.
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Onu, Patto per il futuro. Utopia o speranza? Equilibri geopolitici sempre più precari. Il futuro è nelle mani dei Paesi asiatici, secondo l’economista Paolo Pini (1)
Gli Usa contrasteranno il multilateralismo, soprattutto con la guerra. Jeffrey Sachs: serve una nuova governance globale per l’escalation nucleare
“Penso che lo scenario sia chiaro: le spinte per costruire un’area economica e politica diversa dal dollaro tenderanno a crescere, e maggiori saranno le tensioni generate a livello internazionale dagli Stati Uniti, maggiore sarà l’incentivo per molti Paesi a distaccarsi.” È quanto dichiara ad Agenda17 Paolo Pini, già docente di Economia politica presso l’Università di Ferrara.
Onu, Patto per il futuro. Utopia o speranza? Difficilissimo riformare il Consiglio di sicurezza: il diritto di veto blocca le proposte. Ma senza Nazioni unite sarebbe peggio
L’analisi di Serena Forlati, giurista Unife, alla vigilia del convegno sull’Onu
Il “Patto per il futuro” recentemente adottato dall’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) rappresenta una prospettiva realistica di rilancio di un’organizzazione che sembra incapace di governare i grandi problemi globali (dalla pace, alla salute, all’ambiente) o segna l’ultima utopia?
L’Onu dopo Gaza: bloccate le agenzie per le vaccinazioni, messa al bando quella per i rifugiati palestinesi. Ora è morta anche la speranza. Ha senso, a questo punto, il “Patto per il futuro” appena lanciato dalle Nazioni unite?
Avevamo guardato con speranza e gratitudine alla campagna di vaccinazioni antipolio per i bambini di Gaza. Speranza perché, dopo un anno di guerra in quella Striscia che ormai è un “cimitero in cui si confondono macerie e resti umani” al limite del genocidio, il Fondo delle Nazioni unite per l‘infanzia (UNICEF), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il Ministero della sanità palestinese, l’ Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) e tante altre organizzazioni erano riuscite nel compito apparentemente impossibile di restaurare, almeno provvisoriamente, un aspetto del diritto internazionale.
Il ruolo delle Nazioni Unite nel conflitto in Ucraina
Le capacità degli organi delle Nazioni Unite di incidere sulla sorte di un conflitto in corso sono alquanto ridotte. Occorre interrogarsi sull’esigenza di una riforma
Come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite, il compito principale della sua Organizzazione (Onu) è quello di salvare le future generazioni dal flagello della guerra. Tuttavia, non di rado sono emersi i limiti istituzionali dell’Onu nel perseguire siffatto mandato.
La recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia nella notte del 23 febbraio 2022 ha ulteriormente riacceso il dibattito sulla capacità delle Nazioni Unite – soprattutto nella veste dei suoi organi più rappresentativi – di fronteggiare situazioni di crisi politiche internazionali.
La condanna Onu dell’aggressione all’Ucraina è ferma ma inefficace: il diritto di veto è un limite difficilmente superabile
Manca un coordinamento tra gli Stati e la risoluzione è poco coraggiosa, secondo la giurista Annoni
“L’attacco russo all’Ucraina costituisce una grave violazione del divieto di uso della forza. A fronte di tale violazione è naturale rivolgere lo sguardo al ruolo dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu, United Nations UN), istituita dagli Stati vincitori della Seconda guerra mondiale per salvare le future generazioni dal flagello della guerra, e soprattutto al ruolo del Consiglio di sicurezza, che ha la principale responsabilità del mantenimento di pace e sicurezza internazionali” ha affermato Alessandra Annoni, docente di Diritto internazionale presso l’Università di Ferrara, durante l’incontro online “Chi (non) dice Umanità. La guerra in Ucraina e le vie della pace”.