Adolescenti transgender: il dibattito sui farmaci sospensori della pubertà tiene in ostaggio la salute La revisione delle linee guida sulla disforia di genere potrebbe bloccare la prescrizione della triptorelina. Ma ha senso parlare di malattia?

Adolescenti transgender: il dibattito sui farmaci sospensori della pubertà tiene in ostaggio la salute

La revisione delle linee guida sulla disforia di genere potrebbe bloccare la prescrizione della triptorelina. Ma ha senso parlare di malattia?

L’Italia è tra i nove Paesi dei ventisette dell’Unione europea (Ue) che non hanno firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+ e, mentre tutti i grandi Paesi europei nel testo “si impegnano ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtiq+”, in Italia si va in direzione opposta. 

È stata recentemente annunciata l’istituzione di un tavolo tecnico di approfondimento in materia di trattamento della disforia di genere presso l’Ufficio di gabinetto del Ministero della salute. L’obiettivo dichiarato è quello di valutare le linee guida per il percorso che va dalla diagnosi alle eventuali terapie dei giovani con disforia di genere per accedere al miglior supporto possibile, da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn).

Ma le famiglie coinvolte temono che il vero scopo sia fermare del tutto la prescrizione della triptorelina, il farmaco utilizzato come sospensore transitorio e reversibile della pubertà in alcuni casi negli adolescenti che non si riconoscono nel sesso assegnato loro alla nascita.

Che cos’è la disforia di genere 

L’Istituto superiore di sanità definisce la disforia di genere come una “condizione caratterizzata da un’intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso”. Fa anche riferimento alla definizione indicata nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) che indica la disforia tra i disturbi mentali, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) utilizza una definizione più neutra con la categoria di “incongruenza di genere” citata nella Classificazione internazionale delle malattie.

Secondo la nota congiunta di dodici gruppi di esperti “Adolescenti transgender e gender diverse (TGD) hanno un’identità di genere non conforme al sesso assegnato alla nascita. Essere TGD è un aspetto previsto dello sviluppo umano e tutte le identità di genere possono essere considerate possibili variazioni dell’identità sessuale di una persona, come è stato dichiarato univocamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Associazione Psichiatrica Americana (APA). Le persone adolescenti TGD possono provare una intensa sofferenza causa della loro incongruenza di genere, sia psicologica che fisica. Il disagio psicologico sembra derivare in gran parte dal pregiudizio sociale e dallo stigma di coloro che non riconoscono l’esistenza di una varianza di genere come normale espressione dell’ampio spettro, in cui l’identità di genere può svilupparsi”.

… ma la disforia di genere è una malattia?

Nel 2019 l’Oms, con l’ultimo aggiornamento della Classificazione internazionale delle malattie (ICD-11, 2019), ha intrapreso un percorso storico di de-psico-patologizzazione delle persone transgender e gender diverse (TGD), ma negli ultimi due anni si è assistito a un ritorno alle definizioni re-patologizzanti. 

Come afferma la giornalista e attivista Isa Borrelli, la disforia è un termine patologizzante e psichiatrizzante che riconduce a una condizione di malattia che è quella del modello medico tradizionale e si dovrebbe utilizzare un termine più inclusivo.

Anche per Elisabetta Ferrari, attivista e co-fondatrice di GenderLens, associazione che ha tra i suoi obiettivi fare formazione sulla realtà dell’infanzia/adolescenza di genere diverso “La questione del linguaggio è fondamentale. Perché dobbiamo usare il termine ‘disforia di genere’ o incongruenza di genere? Questi sono termini che provengono dalla medicina e continuano ad avvalorare l’idea che le persone trans* siano malate, sbagliate, da aggiustare e contribuiscono a creare stigma e oppressione. 

(©genderlens.org)

Le linee guida della World Professional Association for Transgender Health (WPATH) suggeriscono l’uso di una definizione più ampia possibile come quella di transgender e gender diverse (TGD), che descrive le varie comunità di persone a livello globale con identità o espressioni di genere che differiscono dal genere socialmente attribuito al sesso assegnato alla nascita.”

“La disforia di genere – afferma Ferrari, che abbiamo intervistato per Agenda17 non è una cosa che si può diagnosticare perché non è una malattia. In Italia l’approccio verso le persone di genere diverso o trans* continua a essere fortemente patologizzante, ancora di più con questo Governo, che vuole ulteriormente psichiatrizzare i percorsi di affermazione di genere. Decine di anni di studi internazionali, di vari ambiti scientifici, avvalorano l’importanza del modello di approccio affermativo e del sostegno genitoriale che mette al centro le necessità, le istanze e il benessere di queste persone e la loro libertà di autodeterminare il loro genere. In Italia ci troviamo di fronte all’assenza di diritti e mancato riconoscimento sociale della realtà trans*. La violenza strutturale istituzionale e lo stigma sociale si ripercuotono su queste giovani vite con conseguenze gravissime.”

Fascia di età in cui le persone transgender in Europa si sono rese conto che il genere assegnato alla nascita non corrispondeva alla loro identità di genere (dati 2019)

In Italia le percentuali sono il 16% nella fascia entro i 5 anni di età, il 15% dai 6 ai 9 anni, il 27% tra i 10 e i 14 anni, il 16% tra i 15 e i 17 anni, il 10% tra i 18 e i 14 anni, il 4% rispettivamente tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 54 anni, l’1% tra i 55 anni e oltre, il 6% preferisce non dirlo. (©Statista 2024)

Lo stress dovuto all’essere parte di un gruppo minoritario stigmatizzato e la contraddizione tra il sesso biologico e l’identità di genere, inoltre, può condurre a una condizione di profonda sofferenza, ansia, depressione e elevati tassi di abbandono scolastico

Che cosa è la triptorelina, come funziona

La triptorelina è il farmaco utilizzato in alcuni casi negli adolescenti transgender come sospensore transitorio e reversibile della pubertà ai primi sintomi dei cambiamenti puberali per la gestione dell’incongruenza di genere. L’obiettivo è quello di dare tempo alle giovani persone transgender e alle famiglie di fare scelte considerate e mature, impedendo stigma sociale, autolesionismi      comuni a molti adolescenti transgender e gender diverse (TGD) che possono sfociare fino a tentaivi di suicidio: dai dati della letteratura scientifica si evince infatti che fino al 40% dei giovani TGD tenta il suicidio, e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità.

È un ormone, un peptide di origine ipotalamica che regola la sintesi e il rilascio di un ormone che regola l’attività delle gonadi (ormone luteinizzante) e di un ormone che regola le attività delle ovaie e dei testicoli (follicolostimolante) da parte dell’ipofisi. Il suo impiego per un certo periodo di tempo porta alla desensibilizzazione di questo sistema ormonale e alla soppressione delle funzioni testicolare e ovarica. L’effetto è transitorio e completamente reversibile con la sospensione della terapia.     

Elisabetta Ferrari, attivista e co-fondatrice di GenderLens (©corriere.it)

In casi di pubertà precoce, quando la trasformazione del corpo si verifica prima degli otto anni di età nelle bambine e dei nove anni nei bambini, la triptorelina ritarda la prosecuzione dello sviluppo puberale. È indicata limitatamente a soggetti di età inferiore a otto anni nelle bambine e inferiori a dieci anni nel bambino e l’impiego negli adolescenti TGD è considerato off label, cioè al di fuori delle indicazioni specifiche del farmaco, con diagnosi confermata da un’équipe multidisciplinare e specialistica composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici. 

La famiglia è ovviamente sempre parte attiva nel percorso di affermazione di genere e nel processo decisionale in relazione alla terapia. In Italia la triptorelina è stata autorizzata tramite una specifica nota dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e inclusa nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Ssn nel 2019, ma Aifa avvierà una rivalutazione delle linee guida insieme al tavolo istituito dal Ministero della salute. 

Come hanno ribadito i dodici gruppi scientifici firmatari della nota congiunta, “obiettivo non è la castrazione chimica o influenzare le scelte dei giovanissimi o delle famiglie ma, al contrario, dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate.”

Come tutti i farmaci, anche i bloccanti della pubertà possono avere effetti collaterali sia che si usino per la disforia di genere sia in altri contesti terapeutici, (riduzione della densità minerale ossea, riduzione della massa muscolare, ginecomastia, nausea e vomito, diarrea, artralgia, insonnia…). Il farmaco è utilizzato da decenni, ma recentemente diversi Paesi europei come la Gran Bretagna e la Svezia hanno deciso di interrompere le prescrizioni della terapia agli adolescenti in attesa dell’analisi dei dati sulla sicurezza a lungo termine. 

Perchè triptorelina è al centro di questo problema: il caso dell’ospedale Careggi e il decreto ministeriale

In Italia l’Ospedale Careggi di Firenze è l’unico centro per il trattamento e la gestione multi-disciplinare del percorso di affermazione di genere che mette al centro le esigenze giovani persone di genere diverso, trans*/non binarie che, con il supporto delle loro famiglie, fanno richiesta.  

Alcuni mesi fa è stato oggetto di una indagine sui trattamenti a base di triptorelina che ha portato al rallentamento della somministrazione della terapia. E il 13 maggio è stato istituito con decreto presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministro della salute un “tavolo tecnico di approfondimento in materia di disforia di genere di minori, per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale, inclusi eventuali aspetti giuridici connessi, e delle evidenze scientifiche emerse nella letteratura internazionale di settore tavolo tecnico di approfondimento in materia di trattamento della disforia di genere.”

“Si tratta – afferma Ferrari – dell’ennesimo capitolo della crociata ideologica del Governo contro le giovani persone trans*, nonostante le principali e più importanti società scientifiche, avvalorate da corposi studi internazionali, si siano espresse a favore della triptorelina. Le linee guida internazionali esistono già da tempo e le più importanti società scientifiche, come la WPATH, l’associazione multidisciplinare internazionale che di occupa della salute delle persone transgender, si sono espresse anche di recente non solo sulla correttezza, reversibilità dell’uso del farmaco ma anche sulla sua fondamentale importanza nel proteggere le vite di queste giovani persone, che vedono la loro salute e il loro benessere messe di nuovo fortemente a rischio.”

“Sottolineiamo – conclude il documento congiunto dei gruppi scientifici – la necessità di diffondere una cultura sulla salute nelle persone TGD basata su evidenze scientifiche e non su pregiudizi e posizioni ideologiche che potrebbero mettere a rischio la salute delle persone adolescenti TGD e rendere ancora più difficile il loro percorso di affermazione di genere aumentando per loro le già presenti difficoltà di accesso ai servizi sanitari.”

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