L’inquinamento dell’aria in Europa resta il principale fattore di rischio ambientale per la salute. Ma emissioni e decessi sono in calo (1) In Italia mortalità doppia della media

L’inquinamento dell’aria in Europa resta il principale fattore di rischio ambientale per la salute. Ma emissioni e decessi sono in calo (1)

In Italia mortalità doppia della media

In questi mesi in molte città  della Pianura Padana si è registrato per più giorni un livello di inquinamento dell’aria molto  superiore ai valori massimi previsti dalla legge. Per buona parte del Nord Italia il problema non è nuovo e ha carattere sistemico dovuto alla presenza di grandi città, centri industriali e allevamenti, oltre a subire le caratteristiche geografiche della Pianura padana. 

E le conseguenze sulla salute degli abitanti, confermano gli ultimi dati, sono gravissime.

Aria inquinata per il 99% della popolazione mondiale. In Italia dati superiori alla media Ocse 

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’inquinamento atmosferico è uno dei maggiori rischi ambientali per la salute. Riducendo i livelli di inquinamento atmosferico, i Paesi possono ridurre il carico di malattie quali ictus, malattie cardiache, cancro ai polmoni e malattie respiratorie sia croniche che acute, compresa l’asma. 

Si stima che l’inquinamento atmosferico (esterno) abbia causato 4,2 milioni di morti premature in tutto il Mondo nel 2019, mentre gli effetti combinati dell’inquinamento atmosferico ambientale e dell’inquinamento atmosferico domestico sono associati a 6,7 milioni di morti premature ogni anno. Nel 2019, il 99% della popolazione mondiale viveva in luoghi in cui i livelli delle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS non erano soddisfatti.

Principali fattori di rischio per la salute (©rifday.it)

Per quanto riguarda l’Italia, la nuova edizione di Health at a Glance 2023 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse, Organization for Economic Co-operation and Development OECD), che mette a confronto gli indicatori chiave della salute della popolazione, evidenzia che il numero dei decessi causati dall’inquinamento atmosferico (40,8 decessi per 100mila abitanti) è ben al di sopra della media Ocse (28,9). 

Migliora la qualità dell’aria, ma restano i problemi specie per i più vulnerabili

L’inquinamento atmosferico è il più grande rischio ambientale per la salute in Europa. La qualità dell’aria nelle città europee varia considerevolmente, tuttavia quasi tutti gli abitanti delle città europee sono esposti a livelli di inquinamento da polveri sottili (PM2.5) al di sopra dei limiti stabiliti dall’Oms. L’esposizione alle polveri sottili e ad altri inquinanti provoca diversi effetti negativi sulla salute. 

Per il nostro Paese, Il rapporto Ambiente del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), recentemente pubblicato, segnala che nella quasi totalità delle stazioni di monitoraggio risulta superato per le PM 2,5  il valore di riferimento annuale dell’OMS (99,7% dei casi) che nelle nuove linee guida ( 2021)è stato ridotto a 5 µg/m³.

Fortunatamente il rapporto segnala anche che le PM 2.5 negli ultimi dieci anni stanno diminuendo. Tale trend favorevole è il risultato della riduzione congiunta delle emissioni di particolato primario e dei principali precursori del secondario (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici volatili). 

Meno incoraggiante appare l’andamento del particolato di maggiori dimensioni (PM10) relativamente al quale risultano superati, nella maggior parte delle stazioni di monitoraggio, i valori di riferimento dell’OMS  sia quello annuale (93% dei casi), che quello giornaliero (88% dei casi).

Secondo l’European Environment Agency (EEA), la scarsa qualità dell’aria, compromettendo la salute e il benessere delle persone, porta a circa 300mila i decessi evitabili ogni anno nella sola Europa.

In particolare l’esposizione a concentrazioni superiori al livello delle linee guida dell’OMS del 2021 ha provocato a causa del particolato fine (PM2.5) 238mila morti premature; a causa del biossido di azoto (NO2) 49mila morti premature, mentre l’esposizione acuta all’ozono ne ha causate 24mila. 

Impatti sul benessere derivanti dalla combinazione di vulnerabilità ed esposizione a rischi ambientali (©eea.europa.eu)

Inoltre, l’inquinamento atmosferico causa malattie a carattere cronico, nonché costi significativi per il settore sanitario. Nel 2019, l’esposizione a PM2,5 ha portato a 175.702 anni vissuti con disabilità (Years of healthy life lost due to disability -YLD) a causa di broncopneumopatia cronica ostruttiva in trenta Paesi europei. 

Allo stesso tempo, l’esposizione a NO2 ha portato a 175.070 YLD dovuti al diabete di tipo 2 in trentuno Paesi europei e 12.253 persone in ventitré Paesi sono state ricoverate in ospedale con infezioni respiratorie derivanti dall’esposizione acuta all’ozono. Inoltre, i gruppi di popolazione più vulnerabili sono colpiti maggiormente.

Secondo l’EEA, la situazione dal 2010 al 2021 ha registrato un miglioramento come evidenziato nella figura sottostante che riporta l’andamento delle emissioni in atmosfera nei ventisette Paesi dell’Ue. 

Cambiamento delle emissioni nei Paesi dell’Ue, 2010-2021 (©EEA)

Tale riduzione degli inquinanti si è accompagnata a un miglioramento dei dati di mortalità: il numero di persone che muoiono a causa dell’inquinamento da polveri sottili nell’Ue si è quasi dimezzato negli ultimi dieci-quindici anni e sembra suggerire che l’Europa sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero di ridurre queste morti premature del 55% entro il 2030 rispetto al 2005.

La linea continua mostra il numero di decessi prematuri in Ue per l’esposizione al PM2.5 nel periodo 2005-2020, quella tratteggiata la stima dell’evoluzione del numero di morti mentre la linea orizzontale rappresenta l’obiettivo del Piano d’azione inquinamento zero (©eea.europa.eu).

(1_Continua)

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