La città autoritaria nuoce anche alla salute. Governare i processi e coinvolgere le organizzazioni dei cittadini, soprattutto i giovani

La città autoritaria nuoce anche alla salute. Governare i processi e coinvolgere le organizzazioni dei cittadini, soprattutto i giovani

L’editoriale di Alfredo Alietti, Romeo Farinella pone all’attenzione un argomento cruciale per il futuro: le città come luoghi dell’abitare sono ormai luoghi dove abitare è sempre più difficile “disumano e disumanizzante”. Questo processo è frutto di un modello neoliberista dove anche l’abitazione è divenuta il campo di competizione fra le diverse città, quartieri, palazzi in cui gli indicatori economici e le rendite immobiliari ne costituiscono il metro di giudizio principale e dove “il cittadino diviene sempre più consumatore e cliente”. 

L’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’Onu: Città e comunità sostenibili “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” sembra purtroppo essere sempre più lontano.

L’abitazione, non intesa solo come la casa nella quale si vive, ma come contesto abitativo, è uno dei determinanti più importanti della salute, non intesa solo come assenza di malattie ma come benessere psicofisico della persona intera, secondo quanto saggiamente enunciato nell’Obiettivo 3: Salute e benessere “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”.

L’urbanizzazione incontrollata e il modello neoliberista nuocciono alla salute

Esposizione a fattori di rischio  climatici e ambientali, compreso il rischio di un traffico veicolare congestionato e incontrollato, sovrappopolazione e concentrazione in aree limitate dove possono diffondersi più rapidamente malattie infettive (vedi Covid-19), isolamento di persone anziane o con disabilità e conseguenti disturbi psichici, aumento della temperatura nei mesi estivi (isole di calore urbane) per eccessivo uso di climatizzatori e conseguente eccesso di mortalità nelle città più popolose. Questi solo alcuni fattori per i quali  l’urbanizzazione incontrollata o governata da un modello neoliberista incide sulla salute e sul benessere.

A questi fattori si aggiunge la crescente povertà abitativa. Non sono solo persone prive di dimora (le persone iscritte in anagrafe come senza tetto e senza fissa dimora sono 96.197secondo il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni” dell’Istat nel 2021), ma anche coloro che abitano in case insalubri, di piccole dimensioni, sovraffollate, umide, con scarsi servizi igienici, senza o con inadeguati impianti di riscaldamento. Queste persone si concentrano in quartieri che  vengono considerati di scarso interesse economico e quindi spesso abbandonati o emarginati. Spesso sono le stesse persone che non possiedono la abitazione ma sono soggette a contratti di locazione esosi e illegali, condizione che ne aggrava la povertà economica.

Il processo di urbanizzazione incontrollata, e governata da politiche neoliberiste, tenderà inesorabilmente  a continuare nei prossimi decenni. Di contro lo spopolamento di aree rurali  e l’abbandono dei borghi più periferici si sta già verificando.

Governare i processi e coinvolgere le organizzazioni dei cittadini, soprattutto i giovani  

“Evitare che questi processi avvengano disordinatamente è un obiettivo primario per moderare gli effetti negativi che essi esercitano sull’ambiente, sulla salute e, in fin dei conti, sul benessere delle popolazioni”  come affermato da Massimo Livi Bacci in “Ambiente, clima e città” NEODEMOS 20 Gennaio 2023.

Ben venga quindi un dibattito su questi temi, il più ampio possibile, come strumento di democrazia (la quale non si esaurisce con le elezioni o con i sondaggi!) ma che soprattutto coinvolga organizzazioni, associazioni, movimenti in particolare quelli giovanili.

Il  futuro è delle giovani generazioni e sono loro che ne devono prendere le redini fin da ora.

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