“Quello che sta accadendo in Israele e Palestina è l’ennesimo colpo non solo all’ordine internazionale, ma anche agli standard di legittimità internazionali.” Esordisce così Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali presso l’Università Statale di Milano: come già per il fronte ucraino, infatti, anche in Palestina stiamo assistendo a una perdita di legittimità delle grandi istituzioni internazionali e dei principali Paesi sulla scena mondiale.
L’uso di “doppi standard” nei conflitti regionali ha portato a riconoscere di fatto il “diritto di rappresaglia”, in base al quale chi viene colpito può a sua volta colpire senza alcun limite, infliggendo una punizione collettiva.
Le conseguenze saranno molteplici: simili violazioni del diritto internazionale rischiano di produrre una sorta di “effetto eco” su altri potenziali violatori, che si sentiranno legittimati ad agire in maniera simile, se non peggiore.
Quello a cui assistiamo è dunque l’ennesima dimostrazione di una perdita totale di controllo da parte delle potenze globali sulle vicende regionali: non c’è stata la minima traccia della cosiddetta diplomazia preventiva: e quando la fase politico-militare di questa guerra sarà sospesa, si dovrà fare i conti con la mancanza di un valido modello negoziale e con la necessità di trovare, in primis da parte degli Stati Uniti, una composizione multilaterale tra attori che la pensano diversamente.