LABORATORIO PACE Ucraina: le sanzioni alla Russia non funzionano. I Paesi emergenti non le applicano e crescono economicamente Una grande area economica, soprattutto dei BRICS, isola la NATO e si mette in proprio. Convegno a Unife

LABORATORIO PACE Ucraina: le sanzioni alla Russia non funzionano. I Paesi emergenti non le applicano e crescono economicamente

Una grande area economica, soprattutto dei BRICS, isola la NATO e si mette in proprio. Convegno a Unife

“Una delle cose che è venuta in evidenza negli ultimi tempi, dopo lo scoppio della guerra, è che l’Europa e gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni alla Russia con l’idea di provocarne una crisi irreversibile: l’economia russa ne sarebbe stata progressivamente indebolita, fino a compromettere la possibilità di portare avanti la guerra. La misura era naturalmente di carattere politico, per penalizzare la Russia dopo questo atto di aggressione, ma intendeva allo stesso tempo riaffermare una supremazia economica occidentale” dichiara ad Agenda17 Pier Giorgio Ardeni, docente di Economia politica e dello sviluppo presso l’Università di Bologna.

Il docente sarà tra i relatori in occasione del convegno “L’Europa per la pace” organizzato dal Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara in collaborazione con il Centro di Documentazione e Studi sull’UE di Unife, con il Movimento federalista europeo e la Rete Pace Ferrara, nell’ambito delle attività di RUniPace e con il patrocinio del Comune di Ferrara.

La locandina del convegno (©unife)

L’intervento di Ardeni riguarderà le disparità economiche vecchie e nuove dopo lo scoppio della guerra, in Italia e in Europa. Ci spiega che le sanzioni sono spesso complicate da applicare, in quanto esse comportano il controllo di tutte le imprese che, al di fuori del raggio di azione dei Governi, hanno rapporti particolari con enti pubblici o soggetti privati all’interno dello Stato oggetto di sanzione.

“Nonostante tali difficoltà – afferma Ardeni – si registrano significative riduzioni nell’importazione di petrolio, gas e materie prime dalla Russia; si diceva che queste sanzioni avrebbero portato al crollo dell’economia russa, ma questo non si è verificato. Di fatto, una quantità di gas dalla Russia ha continuato ad arrivare in Europa; soprattutto, la Russia ha trovato il modo di diversificare le sue esportazioni. 

Tutto ciò è stato possibile perché sostanzialmente molti Paesi al di fuori della North Atlantic Treaty Organization (NATO) non hanno condiviso le misure sanzionatorie volute dall’Occidente, persino dopo aver aderito alle risoluzioni dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu) che stigmatizzavano l’invasione russa dell’Ucraina.”

Molti Paesi del Mondo, considerati fino a pochi anni fa in via di sviluppo, non hanno aderito alle sanzioni e hanno anzi aumentato il volume degli scambi commerciali con la Russia. Per questo, di fatto, l’economia russa non ha sofferto come si poteva pensare.

Pier Giorgio Ardeni, docente di Economia politica e dello sviluppo presso l’Università di Bologna (©twitter.com/PG_Ardeni)

“Questo fenomeno – prosegue – va collegato al fatto che le economie dei Paesi emergenti, e in particolare dei membri del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), stanno crescendo ad un ritmo considerevole: già quest’anno il loro prodotto interno lordo (Pil) ha superato quello dei Paesi del cosiddetto G7, ovvero delle economie occidentali più avanzate.”

Quello che sta accadendo nel Mondo è una riconfigurazione dell’ordine economico internazionale. Si creano disparità e asimmetrie diverse rispetto al passato, con percorsi di crescita e rapporti internazionali diversi.

“Assistiamo sostanzialmente al progressivo isolamento dei paesi NATO – conclude Ardeni -. I Paesi del BRICS e le economie satelliti stanno, in qualche modo, prendendo le distanze dai Paesi occidentali e stanno pensando di mettere nell’angolo l’Occidente, creando una grande area economica sostanzialmente autonoma rispetto ad esso. Questo è uno degli effetti indesiderati che si stanno verificando nel corso della guerra in atto.”

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