Comacchio anni Sessanta, sessant’anni dopo. L’acqua è ancora tutto, ma tutto è cambiato Foto e cartografia in mostra a Palazzo  Turchi di Bagno per capire e valorizzare il territorio

Comacchio anni Sessanta, sessant’anni dopo. L’acqua è ancora tutto, ma tutto è cambiato

Foto e cartografia in mostra a Palazzo Turchi di Bagno per capire e valorizzare il territorio

“È essenziale ragionare sull’acqua con un altro modo di vedere le cose perché l’acqua è fonte di vita da sempre e abbiamo una bio-diversità da difendere e tutelare. Possiamo ancora fare molto, siamo ancora in tempo.” Con queste parole Alessandro Bondesan, capo settore Sistemi informativi territoriali del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara sintetizza i problemi legati al territorio di Comacchio, la città lagunare al centro del grandioso processo storico delle bonifiche e ora di un altrettanto imponente cambiamento climatico che coinvolge territorio e paesaggio.

L’occasione per ragionare dei problemi del presente è stato l’incontro che si è tenuto il 22 marzo al Palazzo Turchi di Bagno a Ferrara con il fotografo Romano Folicaldi, che ha raccontato con le sue suggestive fotografie la Comacchio degli anni Sessanta. Le foto, assieme alle cartine che testimoniano come la città è cambiata negli anni, sono fondamentali anche per lo studio dei cambiamenti climatici e territoriali: diversi enti, tra cui il Consorzio di bonifica pianura di Ferrara, tra i promotori dell’evento, se ne avvalgono infatti per capire come si sono evoluti nel tempo fenomeni come le precipitazioni e l’innalzamento del mare e, di conseguenza, come poter intervenire oggi per arginare siccità e inondazioni. 

L’incontro con il fotografo si è collocato nell’ambito della mostra “Folicaldi & Vallieri. Una storia padana. Fotografie degli anni Sessanta” inaugurata il 7 marzo scorso e conclusasi il 26. La mostra ha raccolto le fotografie di Romano Folicaldi e dell’artista ferrarese Gianni Vallieri e ha proposto un percorso per immagini dedicato al Delta padano negli anni Sessanta. 

Fotografia “Ponte delle ragazze” di Romano Folicaldi Romano Folicaldi)

Le foto, dettate dal fascino nostalgico del bianco e nero, ritraggono paesaggi di un tempo passato e le persone che lo popolavano con le loro abitudini. Grazie ad esse l’incontro ha tentato un ulteriore passaggio, ovvero arrivare ai giorni nostri e raccontare le differenze paesaggistiche ma anche culturali rispetto ai nostri giorni, con i contributi di Romano Folicaldi, Aida Morelli, Presidentessa del Parco del Delta del Po Emilia-Romagna, ed Emanuele Mari, Assessore alla cultura del Comune di Comacchio, con il coordinamento di Davide Carnevale del Laboratorio studi urbani dell’Università di Ferrara e l’introduzione di Ada Patrizia Fiorillo e Giuseppe Scandurra, del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife e curatori della mostra.

La cartografia storica per capire com’è cambiata la città lagunare

Comacchio è sempre stata al centro delle bonifiche. Ha avuto un ruolo storico molto importante, e ha conosciuto molte vicissitudini inerenti soprattutto alle guerre napoleoniche. Fondamentali sono state le cartine create nel 1907 dall’istituto geografico militare, dove si vedono aumentati gli edificati, meglio organizzate le dighe e parti decisamente bonificate, e nel 1935 la carta catastale di Comacchio, ancora oggi utilizzata per tracciare i confini.

Fotografia “Casone” di Romano FolicaldiRomano Folicaldi)

Nel 1949, subito dopo la Seconda guerra mondiale, Comacchio conosce un importante aumento urbano, mentre nel 1977 cambia la città: siamo davanti al boom economico e alle grandi costruzioni economiche. Nel 2003 Comacchio diventa una città differente, che non ha più quel perimetro visibile ma anche altri perimetri esterni che le conferiscono una forma del tutto diversa, e, infine, nel 2018 vediamo la Comacchio di oggi.

Il Consorzio: dalle verifiche sul territorio allo studio dei cambiamenti climatici

Il Consorzio di bonifica pianura di Ferrara è un ente pubblico fondato il 1° ottobre 2009 e comprende i quattro consorzi di bonifica ferrarese. Ha una rete fittissima di 4808 km di canali, che lo rendono il Consorzio con la maggior rete di canali in Italia. Una buona parte della Provincia, circa il 44%, è sotto il livello del mare, quindi serve un lavoro costante da parte del Consorzio. Il sistema informativo idrografico si occupa sia di fare le verifiche sul territorio con tre squadre di trivellamento, sia di informatizzare i dati essenziali, sia dello studio del cambiamento climatico.

Uno dei punti saldi del Consorzio di bonifica è infatti la tutela dell’ambiente e una particolare attenzione ai cambiamenti climatici. Per questo motivo, fondamentali per loro sono le cartine geografiche di Comacchio risalenti al passato, soprattutto dell’epoca napoleonica. 

Grazie a questi dati hanno potuto studiare nuovi piani di bonifica e fare ricerca creando una vera e propria collezione di dati. Una bonifica molto importante, ad esempio, che ha causato uno stravolgimento, è stata quella che ha portato i Fiocinini, ovvero i pescatori di Comacchio, a trovarsi “estraniati”  in un territorio diventato agricolo. Alcuni si sono adattati, altri no, ma è il territorio ora è migliorato. 

Inoltre, grazie agli studi sul cambiamento climatico il Consorzio, assieme ad altri enti, ha potuto constatare l’innalzamento del livello del mare. I dati dal 1890 ad oggi evidenziano un trend generale di innalzamento, pur non essendo costante perché in alcuni anni si notano anche degli abbassamenti. 

Eventi estremi: piove di più, ma si perde più acqua

“Ci sono delle domande che possiamo porci – ha affermato Bondesan -. Ad esempio come è cambiato il territorio rispetto al passato. Avanzava infatti la linea di costa verso il mare, ma adesso non è più cosi perché tale avanzamento progressivo si è fermato. 

Alessandro Bondesan, capo settore Sistemi informativi territoriali del Consorzio di bonifica pianura di Ferrara (©Linkedin)

Perché, inoltre, le variazioni future asseconderanno le tendenze del passato? Siamo di fronte a un cambiamento epocale, cambiamento sul quale noi dobbiamo organizzarci, dobbiamo trovare delle strategie e queste strategie le fanno tanti enti che collaborano tra di loro. La politica che vuole mantenere il Consorzio di bonifica a livello nazionale è quella di utilizzare vari mezzi possibili per evitare gli sprechi.”

Ogni anno, inoltre, il Consorzio elabora un bilancio idro-climatico: “nel 1966 – prosegue – è andata abbastanza bene, ma da quell’anno in poi l’aumento con l’incremento dell’evapo-traspirazione stiamo andando verso la siccità.


Il problema infatti non è tanto la quantità media delle precipitazioni ma la tipologia di eventi meteorologici.” Bondesan porta come esempio il mese di agosto dove le piogge sono state quasi nulle ma, rispetto alla media del 1996, ad agosto dell’anno scorso ha piovuto di più. “Allora perché è stato un agosto così terribile? Perché la pioggia è arrivata come bombe d’acqua e abbiamo buttato via materiale prezioso che potevamo tenere. 

Abbiamo infatti perso 200 millimetri di acqua e non è arrivata la pioggia che ci aspettavamo. Quindi su un territorio di 250mila ettari ci troviamo con 50 milioni di metri cubi di acqua in meno. Si sono allora potuti salvare 25 milioni grazie al riciclo dell’acqua e per altri 15 milioni abbiamo fatto chiudere in derivazioni. Ciò ha reso possibile chiudere il deficit con 10 milioni di metri cubi di acqua in meno.”

Necessari interventi di recupero e riutilizzo dell’acqua

Il Consorzio ha creato una media delle derivazioni principali, notando come dal 2017 al 2021 siano stati prelevati per l’agricoltura circa 533 milioni di metri cubi di acqua mentre, solo nell’anno 2022, 554 milioni di metri cubi. Si può quindi notare un aumento fortissimo, di oltre il 38%, dovuto soprattutto al forte aumento dei costi della corrente elettrica, che hanno spinto a utilizzare più acqua per far funzionare le pompe, facendo comunque il possibile per non creare danno agli agricoltori e arginare il problema. 

“Ci sono – conclude Bondesan – dodici punti strategici individuati nel territorio: abbiamo fermato l’acqua e l’abbiamo sollevata con una pompa, per ributtata nel canale. In questo modo l’acqua ha fatto un lavoro doppio: prima ha irrigato il campo e poi, presa nuovamente, ha potuto irrigarne anche altri.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *