Si terrà il 12 e il 13 settembre a Ferrara nello spazio di Laboratori aperti, ex Teatro Verdi, la prima edizione di Aspettando internazionale, un’occasione di confronto tra studenti, ricercatori e studiosi sui temi che saranno al centro del Festival di Internazionale, in programma dal 29 settembre al 1 ottobre. L’iniziativa, promossa dal Comune di Ferrara e dalla rivista Internazionale, in collaborazione con l’Università di Ferrara, il Laboratorio di Studi urbani, il Laboratorio per la pace e Laboratori aperti, toccherà due temi importanti: la comunicazione scientifica e le soluzioni per la pace.
Studentesse e studenti dimostrano l’importanza del giornalismo
L’evento parte il 12 settembre con uno sguardo su ricerca, divulgazione e giornalismo: ad aprire gli incontri saranno, con i loro lavori, gli studenti di Antropologia culturale, di Comunicare l’Unione europea – fondamenti giuridici e di Teorie e tecniche del linguaggio scientifico.
A ogni sessione seguirà un dibattito coordinato dal docente di ogni corso, rispettivamente Giuseppe Scandurra, direttore del Laboratorio di Studi urbani, Jacopo Francesco Alberti e Marco Luca Pedroni.
Si tratta di un’importante occasione per presentare le attività di ricerca condotte dagli studenti, che hanno creato il blog “Mapping Journalism” per condividere le proprie esperienze assieme ai professionisti della comunicazione e offrire una panoramica sul giornalismo nell’era digitale e dei social media.
Hanno poi realizzato la terza stagione di “Tell me about EU”, i cui podcast hanno esplorato diversi temi, dalla gestione dei flussi migratori alle sanzioni alla Russia, per affrontare una realtà complessa come l’Unione europea da molteplici punti di vista.
Inoltre gli studenti illustreranno al pubblico anche sette lavori “etnografici” sulla relazione tra il Festival di Internazionale e la città di Ferrara.
A conclusione della prima giornata sarà infine proiettato il docufilm “Guerra e pace” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, che anticipa i temi della giornata successiva. La pellicola, del 2020, esplora infatti il legame tra cinema e guerra partendo dall’invasione italiana della Libia nel 1911 fino ai giorni nostri e tocca diversi temi, come l’importanza delle immagini per descrivere i conflitti, il ruolo dell’Unità di crisi della Farnesina e l’addestramento dei militari.
Pace e pacifismo: la nonviolenza come strumento di educazione e soluzione dei conflitti
La seconda giornata sarà dedicata al tema “Pace e pacifismo: un’agenda per il Mondo”. Introdotti da Alfredo Mario Morelli e Giuseppe Scandurra, coordinatori del Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara, i dibattiti si articoleranno in due momenti durante tutto il pomeriggio e saranno moderati da Michele Fabbri, direttore di Agenda 17.
La prima sessione, intitolata “l’opzione più concreta”, vedrà intervenire Pasquale Pugliese, filosofo e membro di Movimento nonviolento, con una riflessione dedicata all’uso dei saperi della nonviolenza per risolvere i conflitti, ed Elena Buccoliero, sociologa e collaboratrice della rivista Azione nonviolenta, che invece esporrà alcuni esempi di uso della nonviolenza nei contesti educativi.
La seconda sessione concluderà l’evento con uno sguardo alle “guerre dimenticate”. Interverranno Aide Esu, sociologa dell’Università di Cagliari, che si concentrerà sulla ricerca di un dialogo nel conflitto tra Israele e Palestina, e Massimiliano Trentin, docente di Storia e istituzioni dell’Asia presso l’Università di Bologna, che invece si occuperà della politica curda nelle trasformazioni del Medio Oriente.
“A distinguerne la specificità del popolo curdo – afferma Trentin ad Agenda17, anticipando il suo intervento al convegno – è una storia di lotte continue per l’autonomia e l’indipendenza, che fino ad oggi hanno portato a risultati solo parziali. Non so se nascerà mai uno Stato curdo indipendente, ma non penso sia il punto principale della questione.
La comunità internazionale ha sempre sostenuto de facto e de jure la soluzione della questione curda interna ai singoli Stati. Non vedo oggi alcuna forza internazionale che sostenga l’indipendenza di uno Stato curdo a danno degli altri esistenti: al massimo, chi sostiene le forze indipendentiste curde lo fa in modo strumentale, poiché non appena aprono i negoziati diretti con lo Stato rivale, i curdi sono abbandonati alla repressione. Si tratta di un modus operandi ormai consolidato nella storia curda e spero che gli attuali movimenti curdi ne siano consapevoli, in modo da attuare scelte strategiche oculate.”