In Emilia anche chi vive in strada ha il medico di medicina generale Diritto alla salute per legge ai senza fissa dimora. Grazie anche alla Onlus Avvocato di strada, lo studio legale più grande del Paese e con minor fatturato presieduto da Antonio Mumolo

In Emilia anche chi vive in strada ha il medico di medicina generale

Diritto alla salute per legge ai senza fissa dimora. Grazie anche alla Onlus Avvocato di strada, lo studio legale più grande del Paese e con minor fatturato presieduto da Antonio Mumolo

La legge della Regione Emilia-Romagna 10/2021, entrata in vigore lo scorso 29 dicembre, garantisce – per la prima volta nel nostro Paese – il diritto alla salute delle persone senza fissa dimora.

La norma prevede l’assegnazione per un anno ai senzatetto di un medico di medicina generale, che sarà scelto, attraverso la mediazione dei servizi sociali, in base alla prossimità al luogo in cui la persona assistita si trova, si tratti di un dormitorio o altro alloggio provvisorio.

 La Legge e l’associazione Avvocato di strada

 “Anche se l’approvazione della Legge è recentissima, in Emilia-Romagna ci sono già persone senza dimora che hanno richiesto e ottenuto un medico di medicina generale, a dimostrazione dell’urgente bisogno di una norma che è una legge di civiltà, di solidarietà e di uguaglianza.”

Queste le parole dell’avvocato Antonio Mumulo, promotore della Legge nonché consigliere della Regione Emilia-Romagna e presidente dell’associazione Avvocato di strada.

 “Avvocato di strada – spiega Mumulo – è  una Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus)  nata a Bologna nel 2000 con l’obiettivo di assicurare una tutela giuridica gratuita a tutte le persone senza fissa dimora, che, finendo per strada, purtroppo perdono i diritti dei quali hanno grande bisogno.”

Antonio Mumolo, presidente associazione Avvocato di strada https://www.antoniomumolo.it/)

L’associazione bolognese oggi conta sessanta volontari tra cui neolaureati, studenti di giurisprudenza, giovani avvocati, ma anche professionisti di esperienza la cui attività è svolta a titolo completamente gratuito. Avvocato di strada è cresciuta sul territorio nazionale e attualmente è presente in cinquantacinque città italiane con oltre mille avvocati volontari sul campo. “Siamo diventati lo studio legale più grande d’Italia – afferma Mumulo – e anche quello che fattura meno nel nostro Paese, praticamente nulla trattandosi di attività a titolo di volontariato.”

 Chi non ha casa si ammala di più, secondo The Lancet

Uno studio pubblicato su The Lancet ha evidenziato le maggiori criticità in termini di salute dei senza fissa dimora rispetto alla popolazione generale. Molto spesso i senzatetto presentano già a cinquant’anni quelle patologie cronico-degenerative che tipicamente insorgono verso i settanta anni (disturbi cognitivi, deficit di memoria, incontinenza urinaria, etc.). Hanno un rischio di infezioni, soprattutto quelle da epatite C, HIV e tubercolosi, aumentato addirittura di circa venti-trenta volte. Sono soggetti esposti a un elevato rischio di eventi cardiovascolari in quanto, anche se tendenzialmente magri, fumano di più e presentano, quando ipertesi e diabetici, un peggior controllo di tali patologie. Sono circa cinquanta volte più soggetti a lesioni involontarie. 

In un anno, circa la metà dei senza tetto si reca al Pronto soccorso per cadute accidentali, lesioni da freddo, ustioni, avvelenamenti, lesioni auto-inflitte o dovute a colluttazioni, violenze sessuali, e hanno un rischio di morire, soprattutto prematuramente, aumentato di due-cinque volte per cause che sono principalmente infezioni, infarto acuto del miocardio, abuso di sostanze, omicidi e suicidi.

L’aumento del rischio sanitario nei senzatetto è spiegato da più fattori: accanto alla difficoltà di accesso alle cure ci sono la coesistenza di malattie mentali (principale causa di malattia di questo gruppo), l’abuso di sostanze, la povertà, la ridotta  alimentazione, l’esposizione a malattie trasmissibili e la permanenza in ambienti malsani (©pixabay)

Ci troviamo così di fronte a numerosi accessi nei presidi ospedalieri legati alle morbosità di questa popolazione di pazienti, accessi che potrebbero essere tante volte evitati attraverso un’adeguata continuità assistenziale sul territorio svolta dai medici di famiglia.

I senza fissa dimora in Italia 

Secondo l’Istat, al censimento del 2011 erano circa 125mila le persone che vivevano in campi attrezzati, baracche, garage e in situazioni di fortuna, compresi circa 35mila senza tetto; si ipotizza che nell’arco di dieci anni questa parte della popolazione sia aumentata come conseguenza della crisi economica, complice anche – negli ultimi due anni – la pandemia di Covid-19.

Si tratta di cifre rilevanti per il loro impatto sociale e sanitario, che spesso fa meno rumore. 
Quella dei senzatetto è infatti una popolazione frequentemente caratterizzata da comorbidità, malattie croniche e bisogni di cura speciali a cui è difficile rispondere per due ragioni: da un lato la difficile compliance da parte dei senzatetto a causa della situazione di estrema precarietà in cui vivono, e dall’altro la mancanza di una relazione terapeutica tra medico e assistito. 
È su quest’ultimo aspetto che ha puntato la Legge dell’Emilia Romagna che prevede l’assegnazione di un medico di medicina generale anche alle persone senza fissa dimora.

Chi finisce in strada perde i diritti

“Perdere la residenza è più semplice di quanto si possa immaginare – afferma Mumulo -: una persona viene sfrattata perché non riesce più a pagare l’affitto, chi subentra nell’abitazione chiede la residenza e chi c’era prima la perde. Dunque chi  finisce in strada perde la residenza, che è l’iscrizione all’anagrafe del Comune nel quale si vive. 
Con la residenza si perdono di fatto molti diritti fondamentali: al voto, al lavoro come dipendente o anche come lavoratore autonomo (non si può aprire una partita Iva), il diritto al welfare locale, quelli previdenziali e quindi la pensione (anche se si sono versati i contributi) e anche il diritto all’assistenza medica di base che, ai sensi dell’articolo 19 della L.833/78 istitutiva del Servizio sanitario nazionale, è riservata unicamente ai residenti. Chi non ha la residenza può rivolgersi unicamente al Pronto soccorso.”

“L’ostacolo che la Legge ha dovuto superare – ricorda il suo promotore –  è proprio l’obbligo del possesso di una residenza  per avere l’attribuzione di un medico di medicina generale.“ 

Un difficile percorso normativo accelerato dalla pandemia

Dopo un paio di tentativi falliti di far modificare la norma a livello nazionale, l’avvocato Mumolo si è impegnato in ambito regionale, dove riveste il ruolo di consigliere. 

“In diverse città dell’Emilia Romagna vi sono numerose associazioni di medici volontari che curano le persone senza fissa dimora. A Bologna questi medici hanno aperto oltre 20mila cartelle cliniche che corrispondono a 20mila mila persone che non sono state curate dal Servizio sanitario nazionale. Allora – continua Mumolo – ho pensato che avremmo potuto sostenere queste associazioni facendo in modo che potessero disporre di un ricettario per le prescrizioni mediche a carico del Servizio sanitario regionale, cosa che si è resa possibile con una modifica al Piano socio-sanitario regionale 2017-2019.”

La pandemia di Covid-19 ha fatto emergere ancora di più il problema delle carenze assistenziali verso i senzatetto e ha messo in luce la necessità di maggiori strumenti per affrontare i loro bisogni sul fronte dell’assistenza sanitaria. Da qui la proposta di Legge. 
“Siccome le Regioni, con la Riforma del titolo quinto della Costituzione, hanno ottenuto una serie di poteri in materia sanitaria, ho chiesto che la Regione Emilia-Romagna allargasse la tutela sanitaria a tutte le persone senza dimora che, solo in questa Regione, sono circa 6mila” – ricorda Mumolo.

Così, dopo otto mesi di discussione e un ampio confronto, è stata approvata all’unanimità la Legge regionale.

La legge 10/2021 a tutela della salute e dell’economicità del Servizio sanitario 

L’avvocato Mumulo ci tiene a precisare che, fra le argomentazioni avanzate per ottenere l’approvazione della Legge, vi sono stati i vantaggi che ne sarebbero derivati anche sul piano economico: “Un medico di base in Emilia-Romagna costa ottanta euro l’anno per ogni cittadino assegnato, indipendentemente dal numero degli accessi. Prima della nuova Legge, chi non aveva la residenza e aveva bisogno di assistenza sanitaria, poteva rivolgersi unicamente al Pronto soccorso. 

L’accesso al Pronto soccorso costa in Emilia-Romagna da 250 a 400 euro, e un solo giorno di occupazione di un posto letto in ospedale costa 700 euro con un onere a carico dello Stato decisamente più alto. 
Per finanziare la Legge sono stati necessari appena 100mila euro con i quali si prevede di avere una copertura sicura delle spese iniziali. La norma ha trovato anche il sostegno dei medici di Medicina generale dell’Emilia-Romagna attraverso i loro rappresentanti.”

Il medico di base coprirà i bisogni assistenziali dei senzatetto a cui fino ad ora ha provveduto il Pronto soccorso, con un’importante riduzione dei costi per la sanità pubblica (©pixabay)

“L’Emilia-Romagna – conclude Mumulo – ha fatto da apripista ad altre Regioni italiane dove la Legge è stata proposta ed è in fase di discussione; tra queste Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio e Abruzzo. 

È in corso una raccolta firme, che sinora è arrivata a quota 10mila, per far sì che la Legge venga approvata a livello nazionale. L’auspicio è che l’attribuzione di un medico di medicina generale rappresenti, per le persone senza fissa dimora, un primo passo per vedersi riconosciuti residenza in un determinato Comune e relativi diritti che ne conseguono.”
Proprio in questi giorni la Regione Piemonte ha firmato un protocollo che fornirà l’assistenza sanitaria del medico di medicina generale anche ai senza fissa dimora, che a Torino sono stimati in circa 2.500, di cui il 60% stranieri. E con lo stanziamento di 200mila euro la stessa Regione finanzierà soggetti del terzo settore per rinforzare i servizi di strada, che operano per conoscere e avvicinare le persone senza fissa dimora.

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