Sviluppo sostenibile: l’Italia è ancora lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030 Regioni, province e città sotto la lente del Rapporto 2021 dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

Sviluppo sostenibile: l’Italia è ancora lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030

Regioni, province e città sotto la lente del Rapporto 2021 dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

Nonostante sempre più territori siano impegnati nella pianificazione di strategie di sviluppo sostenibile, il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungimento della sostenibilità sociale, economica e ambientale. Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibili stabiliti dall’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), solo quelli riguardanti le coltivazioni biologiche e la riduzione dei tempi della giustizia sono stati raggiunti dalla maggior parte dei territori. Per altri obiettivi come la riduzione dei gas serra e l’efficienza energetica, si stanno attuando interventi significativi, mentre per il consumo di suolo e la protezione delle aree marine, anche se l’urgenza è chiaramente percepita, c’è ancora molto da fare.

Il Rapporto 2021 dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) nasce dalla collaborazione di diversi gruppi di lavoro per aiutare a individuare i punti di forza e le criticità esistenti e disegnare le politiche per rispondere alle sfide dell’Agenda 2030 (ⓒ Asvis.it)

Il Rapporto 2021 dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), recentemente pubblicato, descrive l’impegno delle istituzioni locali nella progettazione di scelte in linea con i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) dell’Agenda Onu 2030.

Il rapporto, che approfondisce e aggiorna un analogo lavoro iniziato nel 2020, permette, mediante l’elaborazione di indicatori statistici, di misurare e analizzare il posizionamento dei vari territori rispetto agli SDGs.

I dati sono analizzati mediante due approcci diversi: il primo è il calcolo di indici di sintesi, che permette di monitorare nel tempo intensità e direzione delle azioni di ogni territorio rispetto ai diciassette obiettivi, il secondo è  la misurazione della distanza dai target quantitativi, collegati agli obiettivi dell’Agenda 2030, da raggiungere in un determinato arco temporale. 

Da Regioni e Province autonome segnali incoraggianti solo per quattro obiettivi

L’analisi delle tendenze degli ultimi anni mostra che oltre l’80% delle Regioni e delle Province autonome ha già raggiunto, o sta per farlo, il target relativo alle coltivazioni biologiche, tra queste Calabria e Sicilia, al contrario di Umbria, Valle d’Aosta e Sardegna che ne sono ancora molto lontane.

Circa tre Regioni su cinque (oltre il 60%) si avvicinano al target relativo alla riduzione dei tempi della giustizia, obiettivo per ora raggiunto solo nelle Province autonome di Trento e Bolzano. La metà delle Regioni, invece, è vicina al raggiungimento del target relativo alla diminuzione della mortalità per malattie non trasmissibili e all’abbandono scolastico, tra cui Abruzzo, Molise e Friuli-Venezia Giulia, diversamente dalla Calabria, dove si registra ancora un’elevata uscita precoce dal sistema di istruzione.

Una Regione su due (50%) ha andamenti negativi per il target relativo alla riduzione degli incidenti stradali, la cui situazione appare critica in Molise. Più del 50% non riuscirà a raggiungere il target relativo alle disuguaglianze di reddito, come Piemonte, Lombardia, Sicilia e Sardegna contrariamente al Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Umbria dove l’obiettivo è già stato raggiunto.

Oltre la metà (60%) delle Regioni non riuscirà a raggiungere i target riguardanti le energie rinnovabili e l’aumento del tasso di occupazione, tra queste spiccano Veneto e Marche. 

Circa il 60% delle Regioni mostra un andamento negativo riguardo l’aumento della spesa per ricerca e sviluppo, come la Sicilia, e la riduzione dei rifiuti prodotti come nelle Province autonome di Bolzano e Trento, in Emilia-Romagna, Campania e Lombardia.

Secondo il Rapporto, tra gli obiettivi l’Onu, alcuni come le coltivazioni biologiche e la riduzione tempi della giustizia, sono stati raggiunti dalla maggior parte delle Regioni e Province autonome, altri invece non sono stati raggiunti in nessuna zona d’Italia, ad esempio la protezione delle aree marine (© pixabay.com)

Inoltre quattro province su cinque (80%) mostrano un andamento negativo per i target relativi all’aumento dell’efficienza delle reti idriche, alla riduzione della quota di giovani che non studiano e non lavorano (Neither in Employment or in Education or Training, Neet) e alla riduzione delle emissioni di gas serra, in particolare la Basilicata. Infine, oltre il 95% presenta un andamento negativo riguardo l’efficienza energetica, a eccezione della Valle d’Aosta dove invece si registra un andamento positivo.

Nessuna Regione o Provincia autonoma ha raggiunto gli obiettivi relativi alle aree marine protette e alla riduzione del consumo di suolo

La novità del Rapporto 2021 riguarda l’introduzione dell’analisi delle disuguaglianze tra le province, ottenuta confrontando le venti province peggiori e le venti migliori. 

Le disuguaglianze sono diminuite per la salute (Obiettivo 3), l’uguaglianza di genere (Obiettivo 5), l’acqua e i servizi igienico sanitari (Obiettivo 6), le città e le comunità sostenibili (Obiettivo 11) e la produzione ed il consumo responsabili (Obiettivo 12). Le province di Bologna, Genova e Cagliari risultano essere le migliori nel raggiungimento dell’obiettivo 3, quelle toscane dell’obiettivo 5 mentre la provincia di Biella seguita da Brindisi per l’obiettivo 6.   

La provincia che ha già raggiunto gli obiettivi 11 e 12 è quella di Treviso seguita da Milano, Trento e Gorizia per l’obiettivo 11 e dalla Campania meridionale, Potenza e Calabria del nord per il 12. 

Le differenze tra province aumentano per cinque obiettivi

Al contrario, si registra un aumento delle differenze territoriali per l’istruzione (Obiettivo 4), il lavoro e la crescita economica (Obiettivo 8), l’innovazione e le infrastrutture (Obiettivo 9), gli ecosistemi terrestri (Obiettivo 15) e  la giustizia e le istituzioni solide (Obiettivo 16).

La provincia di Caserta risulta essere la più lontana dal raggiungere gli obiettivi 4 e 8 seguita  da Napoli e Foggia per l’obiettivo 8. Le province del Lazio e quelle comprese tra Puglia, Molise e Campania restano distanti dall’obiettivo 9. Lombardia e Veneto, seguite dalle province della Sicilia meridionale sono indietro rispetto al raggiungimento dell’ obiettivo 15.

Tutte le città metropolitane del Nord, in particolare Milano, e le province di Firenze, Roma e della Calabria meridionale sono ancora molto lontane dal raggiungere l’obiettivo 16. 

Nelle città metropolitane, andamento positivo solamente per tre obiettivi. Per energia pulita e accessibile (obiettivo 7) si può fare di più

Le città metropolitane mostrano solo tre target con un andamento positivo: laureati tra i 30 e i 34 anni (a eccezione di Reggio Calabria), consumi di energia e sovraffollamento negli istituti di pena (già raggiunto a Venezia, Reggio Calabria e dalle città metropolitane della Sicilia).

Un andamento negativo è registrato per i seguenti nove target. Le città di Napoli e Messina sono molto lontane dal raggiungere il target relativo al numero di feriti per incidenti stradali mentre Genova presenta una forte criticità per il target relativo all’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile e produzione di energia da fonti rinnovabili. 

Il target riguardante il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni e la quota di giovani Neet tra i 15 e i 29 anni ha un andamento particolarmente negativo nelle città di Napoli e Messina. Roma e Napoli non riusciranno a raggiungere il target relativo ai posti-km per abitante offerti dal trasporto pubblico e Venezia quello riguardante il numero di giorni di superamento dei limiti di particolato atmosferico (PM10) e della quota di rifiuti urbani prodotti pro-capite. La città metropolitana di Firenze è lontana dall’obiettivo del consumo di suolo annuo. 

Solo per il target gap occupazionale di genere si manifesta una situazione contrastante poiché nella maggioranza delle città metropolitane la valutazione di breve periodo non coincide con quella di lungo periodo. Per gli altri target non sono ancora disponibili dati sufficienti.

Le proposte dell’Asvis per uno sviluppo sostenibile dei territori

Per invertire il trend negativo, l’Asvis ha stilato delle proposte per indirizzare i territori verso il raggiungimento degli SDGs. Un’intera sezione del Rapporto è dedicata a queste proposte, tra le quali la creazione di un sistema multilivello di strategie e agende per lo sviluppo sostenibile, basato sulla programmazione da parte degli enti coinvolti, per consentire ai cittadini, alle associazioni e alle imprese di verificare l’andamento degli obiettivi in modo da individuare e applicare pratiche e comportamenti adeguati. 

Un’altra proposta riguarda l’elaborazione di una Strategia territoriale nazionale (Snt) e di una legge-delega per la rigenerazione urbana, il consumo di suolo e i principi fondamentali per il governo del territorio, così da integrare le politiche dei vari territori e definire le competenze specifiche di ogni Regione. 

L’acquisto esclusivo di mezzi elettrici per le aree urbane e a idrogeno verde o biometano per le tratte interurbane e l’introduzione di un budget mensile, messo a disposizione dei lavoratori, da spendere su diversi mezzi di trasporto, con lo scopo di ridurre l’utilizzo delle automobili. Ancora, l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle aree interne e di montagna, un piano d’azione di diagnostica sugli edifici situati in zone sismiche insieme a un quadro pluriennale di finanziamenti per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. 

Una sezione del Rapporto è dedicata alle proposte, classificate per target dell’Agenda Onu 2030, per temi o politiche mirate a sostenere in modo concreto lo sviluppo sostenibile (© pixabay.com)

A conclusione del Rapporto, sono indicate le buone pratiche, una serie di iniziative utili, attuate da istituzioni e non, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030. Ne sono riportate più di trenta. 

Un esempio è il progetto BeviMI, promosso dal Comitato italiano contratto mondiale acqua (Cicma) in collaborazione con le Università di Milano, per promuovere l’utilizzo dell’acqua di rete, la riduzione e il riciclo della plastica partendo dalle aule universitarie. Basta scaricare l’omonima app sul proprio smartphone per conoscere le quantità di CO₂ e plastica risparmiate ogni volta che si utilizzano gli erogatori presenti nelle Università.

L’iniziativa Cyclewalk Mode promossa dal comune di Olbia intende proporre soluzioni organizzative per migliorare l’efficacia degli interventi dedicati allo sviluppo della mobilità pedonale e ciclistica come la  realizzazione di nuovi percorsi e strutture sia pedonali sia ciclabili. 

Il comune di Venezia è tra i partner del progetto europeo ADRIACLIM il cui scopo è la creazione di nuovi modelli di osservazione e monitoraggio delle condizioni meteo nelle aree costiere adriatiche e ioniche per lo sviluppo di piani di adattamento climatico efficaci.

Tutti i territori potranno adottare queste buone pratiche, nel prossimo futuro, come punto di partenza per orientare le proprie scelte verso uno sviluppo sostenibile.

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