Le Università sostenibili si mobilitano per contrastare il cambiamento climatico L’ateneo ferrarese partecipa all’interno della Rete universitaria

Le Università sostenibili si mobilitano per contrastare il cambiamento climatico

L’ateneo ferrarese partecipa all’interno della Rete universitaria

Richiamare ancora una volta il mondo politico all’attenzione verso il cambiamento climatico. Quarantatré società meteorologiche e organizzazioni che si occupano di clima hanno sottoscritto il Comunicato internazionale congiunto sul clima (Joint International Climate Communiqué), con il quale hanno ribadito la necessità di intervenire a livello globale per contrastare la crescente probabilità di eventi meteorologici estremi.

Un evento meteorologico estremo è stata la tempesta di sabbia che nel 2018 investì la città di Phoenix nel deserto dell’Arizona (©️meteolive.it)

Tra i firmatari del Comunicato c’è anche la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus), nata formalmente nel 2015 all’interno Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) per promuovere l’impegno comune degli atenei verso uno sviluppo sostenibile. Oggi ne fanno parte settantotto università, tra cui l’Università di Ferrara.

Stefano Caserini è divulgatore e docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano (©️climalteranti.it )

L’appello degli scienziati per il clima

Nonostante le numerose promesse dei governi,  l’obiettivo sottoscritto con l’accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali è ancora lontano. 

Per questo, gli scienziati hanno chiesto ai leader mondiali un maggiore impegno per proteggere il Pianeta e ridurre il rischio di disastri climatici. “Si tratta – afferma Stefano Caserini, docente del Politecnico di Milano e coordinatore del Gruppo di lavoro Cambiamenti climatici della Rus – di una dichiarazione abbastanza classica, alla quale noi abbiamo collaborato con una nostra relazione. Appelli come questo sono necessari da parte del mondo accademico, che ha maggiore consapevolezza della gravità della situazione e dell’urgenza di agire.” 



Atenei come laboratori per innovazioni concrete a livello mondiale

Costituito nel 2017, il Gruppo di lavoro Cambiamenti climatici vuole favorire l’avvio negli atenei di azioni di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Come sottolineato da Stefano Caserini “gli atenei sono non solo luoghi di elaborazione di sapere e ricerca su possibili soluzioni tecnologiche, ma anche laboratori di innovazione nei quali si implementano concretamente quelle azioni che dovranno poi essere avviate a livello mondiale.” 

Carmela Vaccaro è docente presso il dipartimento di Fisica e scienze della terra dell’Università di Ferrara e autrice di numerosi articoli in ambito geologico (©️youtube, intervista sul canale“Regione Emilia-Romagna”)

Proprio perché su larga scala si sta facendo fatica ad agire in tal senso, c’è bisogno che siano le università, luoghi per eccellenza dell’innovazione e della ricerca, a dimostrare che è possibile raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. “Il nostro scopo – continua Stefano Caserini – è supportare le università perché diventino un modello per una concreta azione di decarbonizzazione e adattamento al cambiamento climatico. Ad esempio, molti atenei stanno elaborando un inventario delle loro emissioni di gas serra, per cui abbiamo definito delle linee guida comuni per facilitare questo compito e avere così dei risultati confrontabili.”

Anche Carmela Vaccaro, docente dell’Università di Ferrara e referente Rus per l’ateneo, ribadisce l’importanza delle azioni concrete all’interno delle università. “Il lavoro che facciamo come Rete – afferma – è un percorso di partecipazione attiva grazie al quale ognuno di noi, se responsabilizzato, impara comportamenti virtuosi che aiutano a ridurre i consumi e abbattere le emissioni. Come Università di Ferrara, ad esempio, stiamo pensando a progetti per responsabilizzare all’uso sostenibile delle risorse, in particolare dell’acqua.”

L’obiettivo è riuscire a misurare l’impronta idrica di ogni studente durante tutta la sua vita scolastica, per acquisire così maggiore consapevolezza e compiere scelte più responsabili.

“Sono progetti che possono essere portati anche all’esterno, per aiutare a rendere più consapevoli tutti i cittadini – conclude Carmela Vaccaro – ma che valgono ancora di più se fatti nelle scuole perché è qui che ci sono i futuri decisori politici.”

Un energy manager per ogni università

La Rus si conferma quindi in prima linea nel promuovere la cultura della sostenibilità. Oggi di fatto coinvolge oltre il 90% del panorama universitario italiano e si avvale di molte collaborazioni anche a livello internazionale. 

“Il suo processo di espansione – sottolinea Alberto Poggio, professore del Politecnico di Torino e coordinatore del Gruppo di lavoro Energia – è diventato quasi vorticoso, se pensiamo che si tratta di un’iniziativa volontaria. Tutti coloro che partecipano, infatti, lo fanno gratuitamente guidati dall’entusiasmo e dalla voglia di fare.”

Alberto Poggio è energy manager ed esperto di cogenerazione e teleriscaldamento(©️twitter.com)

Molti sono i progetti di cui si occupano i sette Gruppi di lavoro che oggi operano all’interno della Rete. 

“Il loro orizzonte – continua Alberto Poggio – cerca di coprire tutti i temi che hanno a che fare con l’Agenda 2030 dell’ONU, che per noi è il principale riferimento.”

Nel 2019, ad esempio, in occasione dell’evento della Crui “Magnifici incontri”, la Rus ha elaborato un Manifesto con il quale tutti i rettori italiani si sono impegnati a dotare i propri atenei di una struttura specifica dedicata alla sostenibilità e nella quale dovrà operare l’energy manager

Come spiega Alberto Poggio “si tratta di una figura istituita negli anni Novanta, ma che ha sempre avuto un ruolo più formale che sostanziale. Per questo, stiamo elaborando una direttiva che definisca in maniera precisa e uniforme il ruolo dell’energy manager e i criteri per una gestione dell’energia basata sulla riduzione delle emissioni e sull’uso di fonti rinnovabili.”

Credits: Rete Rus; Royal Meteorological Society

(Sandy Fiabane, studentessa del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara)

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