Fonti fossili e rinnovabili: come impiegarle nella transizione energetica?

Ne discutono online sabato l’economista Roberto Fazioli e l’ingegnere Michele Pinelli di Unife

La transizione alle energie rinnovabili è ineludibile e urgente. Ineludibile perché senza di esse sarà impossibile centrare gli obiettivi ribaditi alla Conferenza sul clima di Glasgow, COP26. Urgente perché, come sta dimostrando la guerra in atto, le istituzioni internazionali sono non solo deboli nel mantenere il bene supremo della pace, ma anche incapaci di governare in sicurezza i mercati delle materie prime fondamentali fra cui il gas naturale.

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Gas e atomo per la transizione energetica?

Ne discutono online sabato Vincenzo Balzani, chimico Unibo, Roberto Fazioli, economista Unife e Pippo Tadolini, medico e ambientalista

Cosa ci sarà nel mix di energie che l’Europa utilizzerà per arrivare all’impatto climatico zero previsto per il 2050 dal Green Deal? Ci sarà anche il gas, come vorrebbero le grandi aziende del settore che insistono sulla necessità di usarlo come “ponte” verso un futuro tutto di rinnovabili e sull’urgenza di sostituirlo al più inquinante carbone? Ci sarà il nucleare, come vogliono fortemente alcuni Stati (con la Francia in testa), ma anche alcuni ricercatori, che sottolineano il vantaggio in termini di costi-benefici delle centrali di ultima generazione?

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DOSSIER Dopo COP26 Finanza, foreste e giustizia climatica: su questo si giocherà il futuro dell’ambiente

Interessi di mercato, complessità scientifica della riforestazione e difficoltà nelle strategie di equità. Poche soluzioni e molti problemi dalla Conferenza delle parti

Si è conclusa la Conferenza delle parti (Conference of Parties, COP26) di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Sei anni dopo gli Accordi di Parigi, quando i Paesi si impegnarono a creare piani nazionali di riduzione delle emissioni per limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5 gradi, le promesse ambientali e l’impegno a finanziare la transizione anche nei Paesi in via di sviluppo appaiono ancora lontani dall’essere mantenuti.

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DOSSIER Dopo COP26 Piantare mille miliardi di alberi e bloccare la deforestazione? Dipende da come

La gestione delle foreste divide esperti e ambientalisti

Nelle scorse settimane, mentre il G20 prometteva di piantare mille miliardi di alberi, alla COP 26 ci si proponeva di fermare la deforestazione entro il 2030. Un obiettivo importante, potenzialmente decisivo per il futuro dell’ambiente e per la mitigazione del cambiamento climatico. Eppure la gestione delle foreste come risposta al riscaldamento globale continua a generare interrogativi per quanto riguarda l’efficacia degli interventi e le ripercussioni sulla salute degli habitat naturali.

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DOSSIER Dopo COP26 Ruolo nuovo e decisivo della finanza

Quella “verde” è un’illusione. Gli investimenti vanno indirizzati con politiche comuni coraggiose, anche se impopolari, secondo l’economista Roberto Fazioli. Fondamentale una tassa sulla CO2

“Non esistono una finanza buona e una finanza cattiva: esiste la finanza che si muove per convenienze relative. Oggi investiamo molto nel green per diversi motivi, ma allo stesso tempo rimane conveniente anche investire nel fossile perché ha un rendimento maggiore a fronte della crescente domanda di energia. In questo scenario, l’unica via praticabile è una tassa globale sulla CO2”. È quanto dichiara ad Agenda17 Roberto Fazioli, docente di Economia dell’energia e dell’ambiente presso l’Università di Ferrara.

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