Ucraina: la violenza può sfuggire di mano alla politica. E per le armi atomiche sono saltati i colloqui di controllo

Castelli: “la guerra è l’anticamera di Auschwitz, non l'antitesi". Pascolini: "il clima di odio mina strumenti e prassi operative che prima funzionavano." E l'Europa ha interessi diversi dai Paesi anglosassoni

“Tutti i fenomeni di violenza organizzata, in particolare la guerra, si sa quando iniziano ma non dove vanno a finire. L’uso della violenza organizzata su vasta scala e prolungato nel tempo, infatti, mette in moto una serie di variabili politiche, economiche, e a volte perfino culturali, che possono portare a un’escalation della violenza stessa, fino all’uso della bomba atomica. È una specie di eterogenesi dei fini: difficilmente la violenza si lascia imbrigliare a strumento della politica e si arriva a un punto in cui cammina sulle proprie gambe, con il rischio di non riuscire a fermarla.” È quanto dichiara ad Agenda17 Alberto Castelli, docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università dell’Insubria.

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