DOSSIER ONU: CLIMA La possibilità di centrare nel 2030 l’Obiettivo dell’Agenda è molto lontana. Ultima chiamata la COP 30 in Brasile Ma i governi sussidiano le fonti fossili (anche in Italia)

DOSSIER ONU: CLIMA La possibilità di centrare nel 2030 l’Obiettivo dell’Agenda è molto lontana. Ultima chiamata la COP 30 in Brasile

Ma i governi sussidiano le fonti fossili (anche in Italia)

Lo status attuale dell’ Obiettivo 13 dell’Agenda Onu “Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico” è critico: gli effetti della crisi climatica sono sotto gli occhi di tutti e le azioni intraprese finora non sono sufficienti per evitare conseguenze catastrofiche.

L’Obiettivo 13 introduce il cambiamento climatico come questione primaria all’interno dell’agenda politica, nelle strategie e nei programmi dei governi nazionali e regionali, delle imprese e della società civile, per migliorare la risposta ai problemi generati, come i disastri naturali, e incentivare l’educazione e la sensibilizzazione di tutta la popolazione.

Il cambiamento climatico è un fenomeno che affligge tutti i Paesi e le persone del Mondo ma i progressi fatti sono ancora molto limitati come riportano gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni unite.

©IPPC 2023

I record climatici negativi rivelano il fallimento globale nel raggiungimento degli obiettivi 

Dall’ultimo rapporto dell’Agenzia Onu per la protezione  ambientale (United Nations Environment Programme – UNEP ) si evince che nel 2023 le emissioni di gas serra globali hanno toccato un nuovo record di 57,1 gigatonnellate di CO₂ equivalente, e il messaggio è inequivocabile: per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C è necessario tagliare le emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019 e del 57% entro il 2035. 

Con le premesse attuali siamo diretti verso un riscaldamento di 2,6 °C entro fine secolo, rendendo inevitabilmente costosi gli interventi di rimozione della CO₂.

Emissions Gap Report 2023: Broken Record – Temperatures hit new highs, yet world fails to cut emissions (again). Nairobi: UNEP. © United Nations Environment Programme (UNEP). 2023.

L’infografica riporta le emissioni nette totali di gas serra antropogenici che includono le emissioni di CO2 da combustibili fossili e industria (CO2 fossile), le emissioni e gli assorbimenti di CO2 da uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura – tutte le attività che consentono di controllare la crescita e qualità delle foreste – (CO2 LULUCF), le emissioni di metano (CH4), le emissioni di protossido di azoto (N2O) e le emissioni di gas fluorurati (F-gas) riportate ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Le conseguenze sul Pianeta sono dirette: il riscaldamento degli oceani,  lo scioglimento dei ghiacciai polari l’aumento del livello del mare, e fenomeni meteorologici estremi, come  inondazioni, siccità, incendi, desertificazione,terremoti,e tsunami. 

(Adattata da Freepik)

Questi fenomeni impattano le popolazioni, distruggendo le coltivazioni, rendendo difficile l’accesso all’acqua, causando malattie e impedendo un reale progresso sociale e economico. 

Le attività umane sono responsabili del riscaldamento climatico

Secondo la relazione di valutazione del 2023 redatta dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) le emissioni di gas serra risultanti dalle attività umane, quali la combustione di carbone, petrolio e gas, la deforestazione e l’allevamento, sono responsabili del riscaldamento di circa 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. 

Emissioni totali di gas serra dei Paesi dell’UE nel 2023 ©Parlamento europeo

In Europa la fornitura di energia ha rappresentato il 27,4% delle emissioni europee di gas effetto serra, mentre i trasporti interni il 23,8%. La restante quota di emissioni proviene per il 20,3% dall’industria, per l’11,9% dalle attività residenziali e commerciali e dall’agricoltura per il 10,1%.

Inoltre, abbiamo assistito a un ritorno dei sussidi ai combustibili fossili che hanno raggiunto livelli record, in netto contrasto con gli obiettivi climatici.

Le emissioni di gas serra dell’UE relative al 2022, suddivise secondo i principali settori. ©Parlamento europeo

 Ritornano i sussidi all’industria del fossile

Poco più di dieci anni fa Naomi Klein pubblicava il saggio “Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile” (This changes everything) che partiva dalla tesi che senza cambiamenti radicali nel modo in cui la popolazione mondiale vive, produce e gestisce le proprie attività economiche, non c’è modo di evitare il peggio per il Pianeta. 

All’epoca sembrava possibile una svolta: mobilitazioni di massa chiedevano di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C, i Governi annunciavano piani per azzerare le emissioni e moltissime aziende dichiaravano ambizioni green. Poi sono arrivate le politiche negazioniste, la deregulation ambientale, la disinformazione online e un ritorno dei sussidi all’industria dei combustibili fossili.

Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ha smantellato oltre 140 norme ambientali, i giganti dei combustibili fossili hanno abbandonato pretese ecologiste e online si diffonde la disinformazione sull’argomento.

Secondo quanto denuncia Legambiente con la XIII edizione del report  “Stop sussidi ambientalmente dannosi” nel 2023 l’Italia ha speso 78,7 miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi (Sad) destinati ad attività, opere e progetti connessi direttamente o indirettamente ai combustibili fossili. Una somma pari al 3,8% del Prodotto interno lordo nazionale e una spesa, negli ultimi 13 anni, costata 383,4 miliardi di euro.

Il prossimo decennio deve essere quello dell’azione collettiva

Tutti i dieci anni più caldi risalgono all’ultimo decennio, e il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media 1,55 °C sopra i livelli preindustriali.

La crisi climatica non è più una previsione per il futuro ma è già qui. Ogni aumento di grado conta e ogni anno di ritardo ci avvicina al punto di non ritorno

La prossima COP 30 in Brasile dal 10 al 21 novembre sarà il banco di prova: i nuovi piani nazionali dovranno essere più ambiziosi che mai.

Secondo l’Onu serviranno 6 mila miliardi di dollari entro il 2030 per rispettare gli impegni climatici globali. Se il decennio scorso è stato quello dei record infranti, questo deve diventare il decennio dell’azione collettiva accelerata.

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