DOSSIER AGENDA ONU – OBIETTIVO 3 Sanità: il progresso complessivo è a rischio, secondo l’Oms. La svolta negativa con l’epidemia Covid-19, e ora il taglio dei fondi USA Italia vicina al traguardo per le Malattie non trasmissibili e ad altre patologie, ma aumenta il rischio di divari territoriali

DOSSIER AGENDA ONU – OBIETTIVO 3 Sanità: il progresso complessivo è a rischio, secondo l’Oms. La svolta negativa con l’epidemia Covid-19, e ora il taglio dei fondi USA

Italia vicina al traguardo per le Malattie non trasmissibili e ad altre patologie, ma aumenta il rischio di divari territoriali

I progressi in campo sanitario stanno rallentando non solo per gli effetti dello shock pandemico, ma per effetto di un rallentamento dei progressi, iniziato prima della pandemia, seguito da una ripresa più lenta. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avverte che “il progresso complessivo è a rischio e che è necessaria un’azione globale urgente per tornare sulla buona strada”. 

Secondo il rapporto Oms  in soli due anni (tra il 2019 e il 2021) in concomitanza con la pandemia da COVID-19, l’aspettativa di vita globale è diminuita di 1,8 anni – il calo più grande nella storia recente – invertendo un decennio di progressi in termini di salute. 

L’aumento dei livelli di ansia e depressione legati al COVID-19 ha ridotto l’aspettativa di vita in buona salute a livello globale di 6 settimane, vanificando la maggior parte dei progressi ottenuti con la riduzione della mortalità dovuta a Malattie non trasmissibili (Ncd- Non communicable  diseases ) nello stesso periodo.             

Molti Paesi sono, inoltre, in ritardo nell’affrontare i rischi sanitari fondamentali, come la malnutrizione, l’inquinamento atmosferico e le condizioni di vita non sicure.

Rallenta la  copertura universale dei servizi sanitari essenziali e la protezione dalle emergenze

Il rapporto riassume anche i dati globali sui progressi verso l’obiettivo “ triplo miliardo” dell’Oms, che prevedeva che entro il 2024 : 1 miliardo di persone in più dovesse beneficiare della copertura sanitaria universale, 1 miliardo di persone in più fossero meglio protette dalle emergenze sanitarie (ad es. pandemie o altre malattie infettive), 1 miliardo di persone in più  godessero di migliore salute e benessere.      

I progressi verso una maggiore copertura universale dei servizi sanitari essenziali e la protezione dalle emergenze sono rimasti indietro: solo 431 milioni di persone in più hanno avuto accesso ai servizi sanitari essenziali senza difficoltà finanziarie e quasi 637 milioni di persone in più sono state meglio protette dalle emergenze sanitarie.   

Bene il target di più salute e benessere

Si stima, invece, che a fine 2024,  1.4 miliardi di persone in più vivesse in condizioni di salute migliori, superando l’obiettivo di 1 miliardo, in particolare grazie alla riduzione del consumo di tabacco, al miglioramento della qualità dell’aria e un migliore accesso all’acqua, all’igiene e ai servizi igienico-sanitari. 

Mortalità materna e infantile diminuiscono, ma troppo lentamente per carenza di investimenti

Tra il 2000 e il 2023 la mortalità materna (cioè i decessi causati dalle complicanze della gravidanza o del parto) è diminuita di oltre il 40% e la mortalità infantile sotto i 5 anni è più che dimezzata. 

Tuttavia, la carenza di investimenti nell’assistenza sanitaria di base, la mancanza di operatori sanitari qualificati e le lacune in servizi come la vaccinazione e il parto sicuro, stanno ora frenando i Paesi col rischio di una grave regressione, a causa dei tagli senza precedenti agli aiuti che si stanno verificando in tutto il Mondo. “Senza un urgente correzione di rotta – afferma il rapporto – il Mondo rischia di perdere l’opportunità di prevenire ulteriori 700 mila decessi materni e 8 milioni di decessi di bambini sotto i 5 anni tra il 2024 e il 2030.” 

Lo scorso 7 aprile, in occasione della Giornata mondiale della salute, l’Oms ha lanciato la campagna Healthy beginnings, hopeful futures, che per tutto il 2026 porrà attenzione all’importanza della salute di madri e bambini come fulcro di famiglie e comunità sane e sulla costruzione di un futuro di speranza per la collettività.

A rischio la profilassi delle malattie infettive per l’interruzione degli aiuti internazionali 

L’interruzione dei programmi di USAID (United States Agency for International Development), l’organizzazione umanitaria statunitense più grande al Mondo, peserà gravemente sui programmi di profilassi e trattamento delle malattie infettive. 

A rischio l’obiettivo di porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate e combattere epatite, le malattie legate all’uso dell’acqua ed altre malattie trasmissibili entro il 2030. 

Tutto questo mentre i tassi di incidenza di HIV e tubercolosi stavano diminuendo e sempre meno persone necessitano di cure per malattie tropicali neglette, tuttavia,  secondo l’Oms il blocco dei finanziamenti per la tubercolosi metterà a rischio milioni di vite. 

Inoltre la malaria è in ripresa dal 2015 e la resistenza antimicrobica rimane una sfida per la salute pubblica. 

Nel 2023, la copertura vaccinale infantile, inclusa la terza dose del vaccino contro difterite-pertosse-tetano (DTP3), non era tornata ai livelli pre-pandemici. 

Dunque le recenti interruzioni degli aiuti internazionali minacciano ulteriormente di destabilizzare i progressi, in particolare nei Paesi con maggiori esigenze sanitarie. 

Si tratta di un problema che non riguarda solo i Paesi più poveri: microbi, virus e batteri non riconoscono i confini. La globalizzazione di viaggi, mercati, persone comporta anche la globalizzazione dei rischi, compresi quelli infettivi. 

“È urgentemente necessario – sottolinea l’Oms – un finanziamento sostenibile e prevedibile, sia da fonti nazionali che internazionali, per proteggere i risultati ottenuti a fatica e rispondere alle crescenti minacce.”

Lontano l’obiettivo di ridurre di un terzo la mortalità prematura da Malattie non trasmissibili. Bene l’Italia  

Le morti premature dovute a Malattie non trasmissibili (Mnt) – malattie cardiache, ictus, diabete e cancro – sono in aumento, a causa della crescita demografica e dell’invecchiamento, e ora rappresentano la maggior parte dei decessi tra le persone di età inferiore ai settanta anni in tutto il Mondo. 

Il mondo è attualmente lontano dal traguardo di ridurre la mortalità prematura dovuta a Mnt di un terzo entro il 2030. L’Obiettivo intermedio di ridurre entro il 2025 del 25% la probabilità di morire per le malattie non trasmissibili rispetto al 2013 è stato possibili laddove i governi e la società civile si sono impegnati ad agire, dove il consumo di tabacco è in calo e il consumo globale di alcol è sceso da 5,7 a 5,0 litri pro capite tra il 2010 e il 2022.

In Italia, diminuisce la probabilità di morire per Mnt che passa dal 10,2% nel 2010 al’8,4% nel 2021. Questa tendenza permetterebbe di raggiungere l’obiettivo del 7,3% al 2025 ovvero di ridurre del 25% la probabilità di morire per malattie non trasmissibili rispetto al 2013.

Positivo anche il dato sul consumo di alcol che si riduce di 4,7 punti percentuali tra il 2010 e il 2023.

(Fonte: Rapporto ASviS 2024)
(Fonte: Rapporto ASviS 2024)

Migliora complessivamente il trend dell’Italia, ma aumenta il rischio di divari territoriali 

Secondo il più recente rapporto di Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in Italia l’indice composito relativo al Goal 3 – Salute e benessere, tra il 2010 e il 2023 mostra un andamento positivo, con una crescita complessiva di cinque punti. 

Gli indicatori utilizzati mostrano andamenti contrastanti: spingono verso il miglioramento del composito l’aumento del numero di infermieri e ostetrici (+1,5 ogni mille abitanti tra il 2013 e il 2022), la riduzione della quota di popolazione che consuma alcol (-4,7 punti percentuali) e di quella deceduta per malattie non trasmissibili  e la speranza di vita alla nascita che, dopo il calo registrato in occasione della pandemia, torna a salire (83,4 nel 2024 Istat). 

Tale miglioramento è confermato anche dalle stime di Prometeia, che prevedono una speranza di vita al 2030 oltre gli 84 anni. Contribuiscono, invece, in senso negativo l’aumento dell’indice di vecchiaia (il rapporto tra over 65 e under 15 passa, tra il 2010 e il 2023, da 144,4 a 193,1) e la riduzione dei medici di medicina generale (-0,8 punti percentuali). 

Le disuguaglianze tra le regioni sono complessivamente stabili: in particolare, si ha una certa stabilità fino al 2015 e una diminuzione fino al 2018 dovuta al peggioramento delle regioni al di sopra della media italiana e al miglioramento di quelle al di sotto di quest’ultima. Dopo il 2018, però, le disuguaglianze aumentano nuovamente per la presenza di regioni con valori particolarmente più elevati di quelli medi.

Tuttavia il Rapporto ASviS sottolinea “ il rischio concreto di un ampliamento dei divari territoriali in ambito sanitario derivante dall’approvazione della Legge n.86 del 26 giugno 2024 sull’autonomia differenziata. Infatti, le disuguaglianze territoriali nei Livelli essenziali di assistenza e nell’accesso si traducono, in molte regioni del Sud e nelle aree più vulnerabili, in maggiore povertà sanitaria, minore speranza di vita alla nascita, maggiore mortalità. 

Con l’autonomia differenziata le regioni potrebbero richiedere il trasferimento di funzioni in diversi ambiti “non-Livelli essenziali di prestazioni ” (dalla gestione e retribuzione del personale, alle politiche tariffarie, alla gestione di fondi sanitari integrativi) insieme a risorse umane, finanziarie e strumentali, rischiando di aggravare ulteriormente le disuguaglianze territoriali nelle condizioni di accesso al diritto alla salute.”

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