DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Un Piano speciale per le calamità prodotte in Emilia Romagna dalla crisi climatica: analisi delle criticità e strategie di intervento

DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Un Piano speciale per le calamità prodotte in Emilia Romagna dalla crisi climatica: analisi delle criticità e strategie di intervento

Dalla necessità di far fronte alle calamità naturali che hanno colpito il territorio dell’Emilia-Romagna duramente colpito da eventi metereologici estremi nel maggio 2023, che si sono poi ripetuti nel settembre e ottobre 2024, è stato emanato un Piano speciale che prevede la messa in atto di interventi per garantire misure efficaci in caso di emergenza idrogeologica. 

Il Piano, molto articolato e documentato, è di grande importanza perché sistematizza tutte le conoscenze scientifiche attualmente disponibili e prevede che le operazioni più urgenti siano programmate dopo aver analizzato le principali criticità, seguendo una fase iniziale descritta nel Piano speciale preliminare.

L’Emilia Romagna come hotspot climatico e il Piano per affrontarlo

Nel corso del mese di maggio 2023 diverse province dell’Emilia-Romagna hanno subito ingenti danni ad abitazioni e aziende private, edifici pubblici, infrastrutture, dovuti a intense precipitazioni che hanno causato esondazioni e frane. Le province più colpite sono state quelle di Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna, Modena, Reggio-Emilia e Rimini.

Ambiti territoriali per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza (©cloud.urbi.it Piano speciale preliminare)

Per far fronte alle criticità emerse a seguito di questa situazione di emergenza, l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, la Regione Emilia-Romagna e la Struttura di supporto al commissario straordinario, hanno redatto un piano speciale di intervento, strutturato in due fasi temporalmente distinte: un piano speciale preceduto da un piano speciale preliminare.

La necessità di un piano di questa natura e portata è stata confermata dal ripetersi di analoghi eventi a poco più di un anno di distanza. La portata degli eventi e la loro frequenza, ben lontana dai pluridecennali tempi di ritorno storici, fanno della Regione un vero e proprio hotspot climatico, che richiede un cambio di strategie di difesa e adattamento. 

Un contributo importante per la stesura del Piano speciale è stato dato dal gruppo di lavoro costituito dal commissario straordinario che ha previsto l’intervento di vari organismi, tra cui i rappresentanti delle autorità idrauliche, università ed enti di protezione e ricerca ambientale. 

La prima fase del piano prevede l’identificazione delle principali problematiche correlate alle caratteristiche dei corsi d’acqua dei territori colpiti da esondazioni e del territorio interessato da eventi franosi. Successivamente a questa analisi viene descritta la programmazione degli interventi più urgenti.

Le problematiche: occupazione degli alvei, reticolo idrografico e infrastrutture inadatti

Le criticità connesse ai corsi d’acqua vengono distinte sulla base del tipo di territorio colpito e della presenza o meno di opere infrastrutturali: i territori di montagna o collinari, i territori di pianura, la presenza di argini, sono elementi che presentano differenti problematiche.

Nei territori di montagna e collinari le interferenze causate dalle attività umane possono condurre alla riduzione dello spazio necessario ai corsi d’acqua, soprattutto in caso di piene; nelle zone di pianura, dove si concentrano i centri abitati, la criticità principale è rappresentata dal rischio di esondazioni nei territori maggiormente popolati.

Dal punto di vista infrastrutturale, vengono segnalati dei problemi alla rete di canali che provvedono allo smaltimento delle piene, considerati in gran parte inadeguati. Gli argini, presenti soprattutto nelle zone di pianura, sono strutture costruite in epoche diverse e con diversi tipi di materiali, che richiederebbero una manutenzione continua che spesso non avviene con adeguata frequenza e provoca punti di rottura e cedimento con la conseguente mancata garanzia di un corretto controllo delle piene.

Entrando nei dettagli, il Piano speciale preliminare riporta una distinzione tra la situazione del reticolo idrografico principale e del reticolo idrografico secondario delle zone di montagna-collina e di pianura.

L’insieme dei corsi d’acqua che costituiscono il reticolo idrografico principale, molti dei quali del territorio romagnolo e affluenti di destra del fiume Reno, presentano argini risalenti alla prima metà del Novecento, con caratteristiche che non permettono un controllo adeguato delle piene, fenomeno aggravato dal fatto che si tratta di un territorio con elevata presenza di zone abitate e infrastrutture.

Nei territori di montagna e collinari, dove si colloca il reticolo idrografico secondario collinare montano, la presenza di torrenti che scorrono a elevata velocità rappresenta un rischio per il possibile trasporto, in situazioni di emergenza, di materiale di varia natura che può essere veicolato anche in zone abitate, che si trovano così a elevato rischio idrogeologico.

Nei territori pianeggianti, come accennato in precedenza, il rischio di esondazioni è accentuato dalla presenza di strutture vetuste, che dovrebbero garantire un deflusso agevole delle piene, ma per questo poco adeguate allo svolgimento del loro lavoro.

Il Piano speciale preliminare analizza anche le criticità correlate agli eventi franosi, che si collocano in un’area estesa del territorio dell’Emilia-Romagna, soprattutto nelle zone a elevato volume di precipitazioni.

Una situazione particolarmente critica è rappresentata dai danni causati dalle frane sulle infrastrutture, tra cui strade e ferrovie.

Numero di intersezioni frane/strade suddiviso per provincia in Emilia Romagna (©cloud.urbi.it Piano speciale preliminare)

Un’altra criticità è rappresentata dal numero di edifici coinvolti nelle frane,

Numero di edifici coinvolti nelle frane, suddiviso per provincia in Emilia Romagna (©cloud.urbi.it Piano speciale preliminare)

 

Le risposte: delocalizzazione, rinaturalizzazione dei fiumi e interventi sulle infrastrutture

Nel Piano speciale preliminare si prevede di intervenire per prevenire emergenze idriche con misure che prendono in considerazione le caratteristiche dei corsi d’acqua, classificandoli in tratti montani e di pianura privi o provvisti di argini continui.

Nelle zone di montagna o collina si vogliono mettere in atto interventi per aumentare la zona di scorrimento fluviale in modo tale da ridurre il rischio di esondazioni nei casi di piena. In caso di presenza, nelle zone destinate al progetto di espansione fluviale, di abitazioni o aziende isolate si punta alla loro delocalizzazione in aree considerate a minor rischio. 

Nei casi in cui la delocalizzazione non fosse praticabile, il piano prevede il rafforzamento di interventi di prevenzione per evitare il coinvolgimento della popolazione in situazioni di pericolo. Interventi volti ad ampliare lo spazio fluviale sono previsti anche nelle zone di pianura provviste di argini continui, misure che si uniscono ad adeguamenti strutturali degli argini e creazione di spazi adeguati per esondazioni controllate.

Le zone pianeggianti non provviste di argini continui, aree site in territori densamente abitati come le città di Cesena, Forlì, Faenza, Imola e alcuni tratti della Via Emilia, devono essere interessate da interventi di rafforzamento degli argini in corrispondenza delle zone popolate per favorire il contenimento delle piene in situazioni di pericolo per gli abitanti.

Tra gli altri provvedimenti previsti per mitigare il rischio idrico spiccano quelli per la gestione della vegetazione presente lungo i corsi d’acqua, chiamata vegetazione ripariale, e degli animali fossori.

La vegetazione ripariale, in condizioni normali, svolge una importante funzione nella riduzione degli inquinanti delle acque, produzione di ossigeno e riduzione di anidride carbonica. Nel corso di un’alluvione da un lato la sua presenza può aiutare nel contenimento del corso d’acqua e a ridurre le esondazioni, ma può rappresentare un potenziale pericolo per la popolazione per la formazione di accumuli di materiale di legno in corrispondenza di ponti.

In questo contesto l’introduzione di interventi di manutenzione straordinaria risulta essenziale, insieme alla gestione della fauna fossoria rappresentata da volpi, nutrie, istrici e tassi. Nelle zone alluvionate e a rischio sono in programma opere di pianificazione urbanistica che comprendono demolizioni, ristrutturazione e manutenzione di edifici per renderli a minor rischio in condizioni climatiche pericolose a patto di non aumentare il rischio di inondazioni e di non rappresentare un ostacolo.

 Sono possibili nuove costruzioni sia di edifici che di infrastrutture in caso di assenza di una località alternativa. I Comuni mettono in atto un piano di valutazione degli edifici a rischio e cercano di favorirne uno spostamento tramite la messa a disposizione di incentivi.

Altri elementi di cui si tiene conto nel Piano speciale preliminare sono rappresentati dalla presenza di ponti per i quali vengono programmate valutazioni di compatibilità idraulica e nei casi in cui ci siano delle criticità vengono predisposti degli interventi strutturali di adeguamento.

Controllo delle frane: valutazione e previsione del rischio ed estensione dei boschi

Il rischio che un territorio sia colpito da frane dipende dalle caratteristiche del territorio stesso, per questo motivo la programmazione degli interventi è prevista a livello locale.

Nel Piano speciale preliminare sono descritte due tipi di misure: non strutturali, che comprendono interventi utili a ridurre il pericolo che la popolazione sia coinvolta nei danni provocati da eventi atmosferici, come attività di previsione di meteo avverso o aumentato rischio di frane, migliore identificazione delle aree ad alto rischio, valutazione del rischio correlato a ponti; e le misure strutturali, che hanno come obiettivo quello di tutelare le caratteristiche dei luoghi maggiormente esposti a frane, includono opere di stabilizzazione del territorio per ridurre fenomeni di erosione.

Un altro aspetto considerato per il controllo delle frane nelle località alluvionate è rappresentato dalla registrazione delle aree in cui sono presenti aree boschive. La presenza di vegetazione rappresenta un elemento importante in ottica di prevenzione delle frane in quanto i suoli dei boschi presentano una elevata permeabilità, dovuta alla loro composizione fatta di sostanze organiche, che riduce la quantità di acqua che può raggiungere un corso d’acqua e provocare piene ed eventi franosi. La presenza delle radici rafforza il ruolo svolto dagli alberi come ostacoli per le frane. Per questi motivi il corretto controllo dei boschi è una misura efficace nella prevenzione delle frane.

Anche nelle zone ad alto rischio di frane la pianificazione urbanistica è importante per consentire opere di messa in sicurezza e manutenzione di edifici a rischio. I Comuni mettono in atto valutazioni sulla presenza di edifici che necessitano di essere spostati al di fuori di zone ad elevata pericolosità idrogeologica.

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