DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Siccità: l’altra faccia delle alluvioni Fiumi sempre più poveri d’acqua. In italia meno neve e uso agricolo

DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Siccità: l’altra faccia delle alluvioni

Fiumi sempre più poveri d’acqua. In italia meno neve e uso agricolo

Fa sempre più caldo. E il presente mantiene questo trend negativo. Dati Copernicus (un complesso programma di osservazione satellitare della Terra della Commissione europea in collaborazione con diverse agenzie spaziali) evidenziano a gennaio 2025 una temperatura media globale di 13,25 °C, 1,75 °C sopra il livello medio delle temperature del periodo preindustriale . 

Si tratta purtroppo di un record su base mensile dopo quello registrato su base annuale del 23/24, e questo dipende dall’aumento delle temperature dei mari che rappresentano più del 70% della superficie del globo; è stato stimato che la velocità di riscaldamento degli strati superficiali degli oceani sta aumentando del 24% rispetto a qualche decennio fa e non migliorerà nel prossimo futuro. 

La situazione dei corsi d’acqua comincia ad essere critica a causa della siccità in Europa centrale (Francia orientale, Germania, regioni sud-orientali del mar Baltico, Alpi occidentali), orientale (soprattutto Polonia) e sud-orientale, nel Mediterraneo orientale e nella Russia occidentale, e localmente in alcune aree della Scandinavia meridionale, Regno Unito e Irlanda ma il quadro generale è in evoluzione. 

Fiumi sempre più poveri d’acqua

Il rapporto pubblicato dal Centro comune di ricerca (Joint Research Centre, JRC) della Commissione europea, prevede per il 2025 che condizioni più secche della media interesseranno anche l’Europa settentrionale e nord occidentale. 

Emblematica la situazione del Regno Unito che si è trovato a dover affrontare il tema della siccità con quindici anni in anticipo rispetto alle previsioni. 

In leggera controtendenza, grazie a un inverno piovoso, sono invece le aree della Francia occidentale e centrale, della penisola iberica, con gran parte del Portogallo e della Spagna e il Nord Italia che ha registrato un inizio di primavera più umido. 
Tutto questo si traduce in un abbassamento del livello di molti corsi d’acqua in Europa; emblematico il caso del Reno la cui navigabilità nel tratto medio del fiume è già stata compromessa dal brusco calo della portata d’acqua. 

Uno studio Eurostat rileva che aumenta in Europa “l’indice di sfruttamento dell’acqua plus” (Wei+, Water exploitation index plus): si tratta di un indice che aiuta a comprendere lo stato di salute delle risorse idriche di un Paese andando a misurare la percentuale totale di sfruttamento dell’acqua rispetto alle risorse di acqua dolce disponibili localmente in quel periodo di tempo. 

L’indice Wei+ cambia localmente e nel tempo, e viene calcolato su base annuale. Il valore soglia che indica uno stato scarsità di risorse idriche è rappresentato da Wei+ pari al 20% mentre già al 40% si parla di scarsità idrica grave. Il trend registrato è nel complesso negativo con un aumento dell’indice Wei+ dell’UE a 0.9 punti percentuali in più rispetto al 2000. 

Indice Wei+ riferito all’anno 2000 (Fonte: ©eurostat)
Indice Wei+ riferito all’anno 2002 (Fonte: ©eurostat)

Intanto il rapporto WMO già due anni fa metteva in evidenza numeri allarmanti: il 2023 è stato il più secco degli ultimi trentatré anni e di questo ha inevitabilmente risentito anche la situazione generale dei corsi d’acqua: dall’America del nord, del sud e centrale, ai bacini del Missisipi e dell’Amazzonia, si registra un record negativo nell’abbassamento del livello dei fiumi. 

Stessa situazione si registra dall’altra parte del globo, in Asia e Oceania dove i grandi bacini dei fiumi Gange, Brahmaputra e Mekong hanno registrato un abbassamento del loro livello rispetto alla norma. 

Nella costa orientale e nord orientale dell’Africa si registrano livelli della portata dei fiumi abbondantemente sotto la media uniti a inondazioni; Islanda del nord, Nuova Zelanda e Filippine mostrano un abbassamento della portata dei corsi d’acqua molto al di sotto della media annuale. 

Nel nord Europa, Regno Unito, Irlanda, il sud della Svezia e la Finlandia registrano un abbassamento della portata media dei fiumi. 

Il rapporto si concentra anche sui ghiacciai evidenziando come abbiano perso inesorabilmente massa negli ultimi cinquanta anni e il 2023 è stato il secondo anno consecutivo in cui tutti i Paesi che hanno nel loro territorio dei ghiacciai, ne hanno registrato una diminuzione in estensione. I cambiamenti climatici sono causa di modificazioni imprevedibili e irregolari del clima, con regioni del pianeta che registrano fasi di siccità o alluvioni, due estremi che rappresentano le due facce della stessa medaglia: l’intrusione antropica negli equilibri degli ecosistemi. 

Dati portata dei fiumi 2023 (©wmo.int)

 Italia: un patrimonio idrologico in inesorabile impoverimento

Qual è la situazione italiana dal punto di vista del rischio idrologico dei corsi d’acqua? Innanzi tutto la crisi di approvvigionamento dei fiumi si misura a monte nei rilievi sempre più poveri di neve. Ma il Paese resta spaccato in due come rivela il rapporto ISPRA) dello scorso anno (molto piovoso) con un nord che si attesta su valori di poco inferiori alla media degli ultimi quindici anni grazie alle precipitazioni di fine stagione e un Sud che invece registra deficit importanti.

L’osservatorio Anbi (l’associazione che riunisce i consorzi di gestione dei bacini idrici nel nostro Paese) del 15 gennaio 2025 fotografa un patrimonio idrologico in stato di inesorabile impoverimento sottolineando l’importanza di avviare un piano invasi per la raccolta delle acque nelle diverse regioni. La situazione riguarda tutto lo stivale: in Campania sono in calo i livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano; nel Lazio si abbassano i flussi idrici dei fiumi Tevere (a Roma) e Fiora (in Tuscia); in Umbria i flussi nei fiumi Paglia e Chiascio si sono ridotti; nelle Marche i corsi d’acqua Esino e Potenza sono ai minimi dallo scorso quinquennio; in Toscana si riducono le portate dei fiumi Sieve, Arno e soprattutto Ombrone (ora al 23% della media) mentre la portata del fiume Serchio, che comunque resta inferiore di circa il 23% alla media storica del recente ventennio, sta crescendo; in Liguria, viene registrata una flessione importante dei livelli dei fiumi Argentina, Magra, Vara e soprattutto Entella. 

I fiumi appenninici dell’Emilia Romagna continuano a presentare un preoccupante andamento torrentizio, con portate sotto la media per i fiumi Santerno, Taro, Trebbia, Nure e Savio, quest’ultimo addirittura al 19% rispetto alla media. 

Anche il fiume Po, che conosce ormai da anni gravi crisi idriche, risulta in calo nei rilievi piemontesi, con livelli tra il 24% ed il 40% circa nelle sezioni torinesi ed alessandrine, con una ripercussione sui tratti lombardo ed emiliano; in Veneto decresce la portata dell’Adige. 

Grave crisi d’acqua continua ad essere registrata in Sicilia e in Sardegna, dovuta allo svuotamento dei bacini idrici a causa di mesi di siccità e caldo anomalo, solo in parte alleviato dalle precipitazioni dell’inverno passato.

Il bilancio idrico dei fiumi è preoccupante. In Italia l’agricoltura è determinate 

Uno studio dell’Università di Utrecht in Olanda ha identificato nell’aprile del 2024 l’esistenza di 21 punti critici (hotspot) di scarsità idrica a livello globale organizzati dai ricercatori in sette cluster in base ai fattori comuni che determinano la scarsità idrica in quelle aree. 

Lo studio evidenzia che il problema nasce principalmente da un gap tra “domanda” di acqua da parte delle popolazioni e l’offerta di acqua rinnovabile disponibile (National Geographic Society’s World Water Map and Freshwater Initiative). 

Myrthe Leijnse et al 2024 Key drivers and pressures of global water scarcity hotspots Environ. Res. Lett. 19 054035 

L’Italia si trova nel cluster più grande, insieme alla pianura della Cina settentrionale, la valle centrale della California, le alte pianure degli USA, il Sudan del Nilo bianco, il delta del Nilo, Grecia e Turchia; questo cluster comprende otto dei 21 punti critici evidenziati dallo studio e il denominatore comune che impatta sulla scarsità di risorse idriche in queste aree è l’uso agricolo dell’acqua.

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