La tutela dell’ambiente può spingersi fino al riconoscimento di diritti a entità naturali? Un fiume e una foresta possono divenire soggetti di diritto? Sono sempre di più gli Stati nel Mondo in cui ciò accade.
Il primo è stato l’Ecuador che nel 2008 ha inserito all’interno della propria Costituzione i Derechos de la naturaleza.
L’art. 71 del dettato costituzionale prevede che «la natura o Pacha Mama, dove si riproduce e si realizza la vita, ha diritto al rispetto integrale della sua esistenza e al mantenimento e alla rigenerazione dei suoi cicli vitali, struttura, funzioni e processi evolutivi».
Due anni dopo la Bolivia, che nella sua Costituzione aveva previsto vari articoli a tutela dell’ambiente, ha approvato la legge n. 71 del 2010 (Ley de derechos de la Madre Tierra) in cui all’art. 5 si prevede che «agli effetti della protezione e della tutela dei suoi diritti, la Madre Terra assume il carattere di soggetto collettivo di interesse pubblico».

In ambito giuridico si parla di “diritti della natura”, nuova frontiera del diritto, con i quali entità naturali vengono riconosciute soggetti di diritto. È soprattutto in culture lontane dalla nostra, dove la dualità uomo-natura tipica della visione antropocentrica occidentale non esiste, che gli ordinamenti giuridici hanno introdotto queste novità. Ne troviamo esempi in Perù, Colombia, Uganda, Polinesia. Secondo un’intervista a Paul Maquet, pubblicata da Asvis, oggi ci sono circa «200 regolamenti o sentenze, in vari Paesi del mondo, che considerano gli ecosistemi come soggetti di diritti».
I diritti dei fiumi
Anche un fiume, o un bacino idrografico, può divenire titolare di diritti. Il primo caso nel mondo riguarda il fiume Whanganui in Nuova Zelanda, riconosciuto nel 2017 entità vivente, con il Whanganui River Claims Settlement. Si tratta di un fiume sacro per la comunità Maori il cui celebre motto “I am the river. The river is me” rivela la totale identificazione della comunità con la stessa entità naturale.
In Colombia la Corte costituzionale ha riconosciuto il fiume Atrato come soggetto di diritto nel 2017 e due anni dopo lo stesso è avvenuto con il Río Cauca da parte del Tribunal Superior de Medellín.
Più recente è il caso del Perù dove nel marzo 2024, grazie a un gruppo di donne del popolo Kukama, unite nella Federación Kukama Huayna Kana Kamatahuara, al fiume Marañón è stato riconosciuto lo status di soggetto giuridico. A deciderlo è stato il tribunale Nauta di Loreto con una sentenza arrivata dopo una lunga protesta contro i danni causati al fiume dagli sversamenti di petrolio di un oleodotto.
L’ordinamento italiano non consente il riconoscimento della soggettività giuridica
Il riconoscimento della soggettività giuridica a entità naturali non sarebbe possibile in un ordinamento come il nostro, secondo Marco Magri, docente di diritto amministrativo e diritto della sicurezza ambientale all’Università di Ferrara.
«La questione – spiega Magri – non riguarda soltanto l’effettiva distanza che esiste fra tradizioni giuridiche profondamente differenti. Se il fine ultimo è quello di tutelare l’ambiente il nostro ordinamento ha previsto altri tipi di meccanismi per giungere allo stesso risultato. Da tempo ormai è stata riconosciuta la legittimazione ad agire a tutela dell’ambiente a quelli che vengono definiti enti esponenziali, associazioni ambientaliste che per il loro radicato impegno nel territorio vengono riconosciute in grado di rappresentare interessi diffusi in materia ambientale».

Anche per quanto riguarda la prevenzione dei danni e dei rischi ambientali legati all’azione dell’uomo esistono dei meccanismi di tutela, sia nell’ordinamento europeo che in quello italiano, che in materia ambientale hanno visto una veloce e significativa evoluzione negli ultimi decenni. «Le associazioni ambientaliste – continua Magri – hanno il potere di agire per una tutela preventiva partecipando ad esempio ai procedimenti amministrativi autorizzativi. Sono varie le norme che favoriscono una maggiore partecipazione e trasparenza nelle fasi preliminari e di approvazione di atti e ciò garantisce un controllo e una maggior tutela».
I fiumi liberi e il primo fiume selvaggio d’Europa
In Europa sono state recentemente approvate delle norme per la tutela degli ecosistemi fluviali che tentano anche di prevenire le conseguenze degli eventi metereologici estremi come le alluvioni.
Va in questa direzione la Nature Restoration Law, il regolamento europeo che prevede di ripristinare almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero entro il 2030.
Fra le forme di tutela dei fiumi e dei bacini idrografici c’è anche la dichiarazione del fiume Vjosa, in Albania, come primo parco nazionale fluviale selvaggio d’Europa, avvenuta il 13 marzo 2023. Questo riconoscimento garantisce al fiume, con i suoi affluenti, di scorrere libero, senza impedimenti e barriere costruite dall’uomo. Una forma di tutela per la conservazione della biodiversità di tutto l’ecosistema fluviale.